JOE BARONE ERA LA FIORENTINA DI COMMISSO. UN TOTEM CHE CI HA FATTO DISCUTERE MA CHE HA RICOSTRUITO IL CLUB VIOLA. UN'EREDITÀ PESANTE CHE ANDRÀ ONORATA NEL MIGLIORE DEI MODI

20.03.2024 11:32 di  Pietro Lazzerini  Twitter:    vedi letture
JOE BARONE ERA LA FIORENTINA DI COMMISSO. UN TOTEM CHE CI HA FATTO DISCUTERE MA CHE HA RICOSTRUITO IL CLUB VIOLA. UN'EREDITÀ PESANTE CHE ANDRÀ ONORATA NEL MIGLIORE DEI MODI
© foto di pietro.lazzerini

Joe Barone ci ha lasciato ieri. Ci ha lasciato così, all'improvviso, mentre stava lavorando per la Fiorentina, come ha fatto negli ultimi cinque anni. Ha dato tutto, letteralmente, senza risparmiarsi. Questo gli andrà per sempre riconosciuto, lui che nei momenti di gioia e di dolore del club di Commisso, si è comunque sempre messo al centro del villaggio come un totem. Lo ha fatto con modi che hanno spesso diviso, ma sempre portando avanti il suo incarico mettendo davanti a tutti il bene societario. Per questo il presidente lo ha sempre difeso senza vacillare, non ha mai messo in dubbio il suo ruolo. La fiducia era totale, praticamente cieca. 

Oggi sarebbe stato il suo 58esimo compleanno, ieri avrebbe dovuto festeggiare un onomastico che sentiva particolarmente, perché prima di tutto lo legava a doppio filo con le sue origini. Con la terra che ha lasciato a 8 anni e che domani ritroverà per l'ultimo saluto prima di volare un'ultima volta negli Stati Uniti. Il pensiero non può non correre verso la sua numerosa famiglia, che nelle scorse ore, unita, si è stretta intorno al marito, al padre, al nonno, salutandolo in modo struggente. Una fotografia che ha colpito tutti, perché questi sono dolori che prima o poi, tutti devono affrontare. Anche se è giusto sottolineare come, in questo caso, il dolore è arrivato improvvisamente e evidentemente troppo presto. 

Oggi Firenze e tutto il popolo viola abbraccerà Barone nel "suo" Viola Park. Quel centro sportivo che ha costruito pezzo per pezzo, filo d'erba per filo d'erba. Quel popolo diviso dall'operato del direttore generale, che però davanti al dramma, ha scordato ogni frizione mettendo davanti a tutti l'uomo e non il dirigente. Tutti gli hanno riconosciuto la grande abnegazione, l'attaccamento a un ruolo che ha ricoperto in modo totale. Senza compromessi. 

Arriverà anche Rocco Commisso, che ha voluto organizzare il volo nella giornata di lunedì con la speranza di poter arrivare in tempo per stare al fianco del proprio braccio destro. Purtroppo non ha fatto in tempo, ma gli starà accanto negli ultimi viaggi, riconoscendogli il ruolo centrale in tutta la sua esperienza fiorentina ma anche quella precedente nei Cosmos. Un rapporto nato da pochi anni ma che ha portato il figlio Joseph a definire Barone "un secondo padre". Questo per spiegare l'importanza del dirigente non solo nel lavoro ma anche nella vita privata. 

Commisso, diviso tra una forte commozione e il suo ruolo di capo famiglia/presidente, dovrà riordinare le idee della società, dividere gli oneri che ricopriva totalmente lo stesso Barone oltre ad imporsi di trasmettere alla squadra la voglia e la determinazione per portare in fondo una stagione sportiva che ha ancora molto da dare, con una grande motivazione in più per provare ad andare oltre i propri limiti. Inutile adesso, come qualcuno ha già provato a immaginare mettendo tristemente i carri davanti ai buoi, pensare a una cessione societaria perché venuto meno il deus ex machina del club. Adesso c'è solo da lavorare a testa bassa per onorare la memoria di una persona che aveva messo al centro della propria vita gli obiettivi della Fiorentina. 

Joe Barone è stato la Fiorentina negli ultimi 5 anni. Nelle cose fatte bene e quelle venute un po' peggio. È stato un accentratore che lascia un vuoto enorme sancendo col suo addio uno choc storico per la società viola. Come c'è stato un prima e un dopo Astori, adesso non potrà che esserci un prima e un dopo Barone. E per chi verrà, il punto di partenza sarà il lavoro h24 che lo stesso direttore generale nato a Pozzallo e cresciuto a New York aveva messo al centro di tutto. Ovviamente insieme alla sua splendida famiglia, alla quale, in conclusione, non possono che andare tutti i nostri pensieri e il più grande degli abbracci.