DA WEMBLEY A... GROSSETO
Nella data del 27 ottobre c'è tutta la storia della Fiorentina. C'è quel famoso detto "Lacrime e sangue", tirato fuori da Delio Rossi, che trova la sua sublimazione nei tre anni che vanno dal '99 al 2002. Certo solo tre anni, se ci pensate bene un lasso di tempo così ridotto, addirittura ridicolo se consideriamo l'importanza, la diversità degli eventi che vi andiamo a raccontare. Ma è proprio negli opposti che come sempre si attraggono, drammaticamente si confrontano, che possiamo ritrovare la gioia, la sofferenza, l'esaltazione, l'umiliazione, l'orgoglio, la rassegnazione... il destino, per certi verso eroico, di tifare viola. Il 27 ottobre 1999 la Fiorentina di Trapattoni conquista Wembley, batte l'Arsenal per 1-0 e Batistuta diventa definitivamente il Re Leone. Il 27 ottobre 2002 la Florentia Viola (eh già, si chiamava così...) di Vierchowod esce sconfitta dal Carlo Zecchini di Grosseto, perde 2-0 con una doppietta di Chadi (giocatore siriano, sfido chiunque a ricordarselo...) e tocca il punto più basso della gestione Della Valle. Forse il più basso di tutta la storia gigliata, ancor più del 31 luglio 2002 quando l'AC Fiorentina fu dichiarata fallita. Allo stesso tempo la fucilata di Batistuta che trafisse Seaman fu uno dei punti più alti. Lo abbiamo detto, dalla A alla C2, dalle Alpi alle Piramidi, dalle classiche stelle alle stalle, la data del 27 ottobre racchiude gran parte della storia viola. In chiusura un paio di flash dei due momenti storici: l'esultanza di Romano Fogli al fischio finale di Arsenal-Fiorentina: quasi scomposta, insolita per un uomo sempre misurato com'era il vice di Trapattoni. Romano corse in campo ad abbracciare i giocatori ad uno ad uno, conscio di aver scritto la storia insieme a quei ragazzi. Il secondo è l'abbandono dei tifosi viola dallo stadio di Grosseto. Avvenne al 75', subito dopo il raddoppio del Carneade Chadi (guarda caso, Batistuta a Wembley segnò proprio al 75') mentre il pubblico maremmano cantava "salutate la capolista" (il Grosseto in quel momento era primo nel girone A della C2). Andrea della Valle, presente in tribuna al Carlo Zecchini, promise che non sarebbe più successo niente di simile, che un'umiliazione tale non si sarebbe mai più ripetuta. E così fu. Da quel giorno la Florentia viola cambiò rotta, Cavasin prese il posto del "russo", e tutti dovettero inchinarsi allo strapotere di Firenze.
DALLA FLORENTIA ALLA FIORENTINA - Oggi parliamo di Fiorentina, parliamo di Rossi, Gomez, Borja Valero, Pizarro, Cuadrado... sembra passato un secolo. La storia però non si cambia, lo abbiamo detto: lacrime e sangue. Quelle che oggi i ragazzi di Montella dovranno versare al Marcantonio Bentegodi di Verona, una storia gloriosa pronta a scrivere una pagina importante, per certi versi fondamentale. C'è da confermare, ribadire il 4-2 sulla Juventus, in misura minore il 3-0 sul Pandurii. C'è da sfatare il tabù della domenica post-Juventus, del rilassamento post-impresa. E citiamo due risultati su tutti: la sconfitta di Avellino dopo il Fiorentina-Juventus 2-0 del 6 aprile 1986 (Passarella e Berti, il primo anno di Agroppi). La sconfitta di Roma per 4-1 dopo il Fiorentina-Juventus 3-0 del 22 febbraio '98 (Firicano, Oliveira e Robbiati, l'anno di Malesani). Casualità, coincidenze, semplici incidenti di percorso? Può darsi, però (come si suol dire) meglio prevenire che curare. La Fiorentina di Montella è chiamata a dare un segno, un indirizzo deciso e definitivo alla propria stagione. E questo deve passare obbligatoriamente dalla vittoria contro il Chievo.