ANTOGNONI DAY, Cresciuta col mito del "capitano"
Fonte: La signora in viola
"Possiamo ancora innamorarci di un calciatore in modo istintivo e totale?
Non intendo attrazione fisica, quello è troppo facile, ma amore per quello che rappresenta e dà alla tua squadra, alla tua città.
Il mio primo (forse unico?) grande mito calcistico è stato Antonio. Ho cominciato a frequentare lo stadio da piccola e ho vissuto delle gesta di questo giovane, biondo, bel centrocampista. Capii che il calcio e il numero 10 mi erano entrati nel sangue, quando vedevo che le mie coetanee compravano i fotoromanzi ed io Il Brivido e Il Guerin Sportivo dai quali, ritagliavo rigorosamente tutte le foto e gli articoli su Giancarlo (non esisteva Internet sul quale consultare e scaricare immagini quando si vuole!). Con questo materiale avevo tappezzato le ante del mio armadio, rigorosamente attaccate con lo scotch, per la gioia di mia madre!
Avevo anche una agenda dove segnavo i risultati delle partite e i miei commenti (avrei potuto fare la giornalista sportiva!!!) sempre con un occhio di riguardo per il mio eroe. Riguardo poi relativo perché onestamente la sua classe, non aveva rivali sia nella Fiorentina di allora che in molte altre squadre del mondo. I battibecchi con le altre tifoserie sono sempre nati sul suo carattere: non sa parlare, è imbranato! E chi se ne frega, non dovevo mica, purtroppo, farci due chiacchiere, a me interessava che parlasse in campo e quello che diceva lì…incantava!
Ricordo con angoscia lo scontro con Martina: la paura ci attanagliò al punto di ammutolire lo stadio in modo impressionante. Mi rincuorai solo quando lo rividi con un fasciatura tipo turbante bianco, senza la sua chioma da putto, ma sorridente.
E gli appostamenti per vederlo? Ho fatto tante giratine in centro a controllare il suo negozio di sport ma purtroppo senza esito. L’ho beccai però ad una premiazione a Villa Viviani. Io ero ad un matrimonio e quando seppi che sarebbe venuto lì, feci la “piccola vedetta viola” finchè non lo vidi arrivare: una corsa per farmi trovare casualmente sulla sua strada, pur di incontrarlo. Bellissimo!
Era il nostro gioiello da ammirare anche quando giocava in Nazionale, ma la sfortuna lo ha perseguitato pure lì: non è riuscito a giocare la finale dei Mondiali nell’82 e quindi, per me, non li abbiamo vinti!
Inevitabilmente gli anni passano e la carriera di Antonio è finita, ma ricordo ancora la partita disputata per il suo addio al calcio. E’ stata la giusta riconoscenza di tutto il mondo del pallone a questo campione che, non avrà vinto grandi trofei a Firenze, ma è rimasto nella storia della nostra città e nei cuori di tutti noi.
LA SIGNORA IN VIOLA