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IL CORAGGIO DI CAMBIARE

di Tommaso Loreto

Raffaele Palladino ha dovuto attendere sei partite (quattro di campionato e due di Conference League) prima di festeggiare la sua prima vittoria sulla panchina della Fiorentina e anzi di fronte a una Lazio ordinata ha dovuto rincorrere a lungo la miglior disposizione possibile. Il successo dei viola sui biancocelesti è il racconto di un continuo inseguimento, quello del tecnico, capace di cambiar volto tre volte alla sua squadra nell’arco di 90 minuti tutt’altro che noiosi

L’impatto di Gudmundsson - Certo, come spesso capita a decidere la partita sono stati gli episodi e di conseguenza i due tiri dal dischetto di Gudmundsson, ma l’ingresso dell’islandese segna una nuova strada da percorrere, probabilmente più in discesa di quanto non sia stata fino ad ora. Ancora la condizione non lo assiste al meglio, lo si è visto, eppure in termini di personalità Albert ha impiegato pochissimo a diventare centrale nel progetto tecnico, e non solo per la freddezza mostrata dal dischetto.

Palladino e tre moduli in 90 minuti - Il resto l’ha fatto anche il tecnico, che comincia la sfida con la difesa a tre orfana di Pongracic e che corregge il tiro in corsa. Se dopo l’intervallo l’arretramento di Dodò e Gosens riporta a 4 la linea davanti a De Gea (di nuovo tra i migliori) l’ingresso di Kouamè riporta l’assetto sul 4-2-3-1 di “italiana memoria” e il lieto fine rappresentato dai primi tre punti stagionali sembra la risposta migliore in ottica futura. Perché di questa vittoria avevano bisogno tutti, dai calciatori all’allenatore che dopo aver trovato il coraggio di cambiare sembra aver imboccato una strada diversa, certamente migliore.