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PALLADINO, ORA SERVE UN'ALTRA SVOLTA. MA MAI COME OGGI IL MERCATO SARÀ DECISIVO

di Andrea Giannattasio

Se c’è una cosa che fino ad oggi proprio non si può rimproverare a Raffaele Palladino è il fatto di essere un integralista. O un tecnico poco umile e refrattario alle novità. Perché se la sua Fiorentina, almeno fino a inizio dicembre, ha volato e ha stabilito un record che non veniva centrato da sessant’anni (qualcuno se lo è già dimenticato?) - ovvero quello di otto vittorie di fila - lo si deve essenzialmente alla strambata tattica messa in atto nel corso dell’intervallo della sfida con la Lazio. Una svolta che ha di fatto cancellato in un attimo due mesi di lavoro (quelli estivi) e ha garantito ai viola dieci risultati utili di fila, una posizione di prestigio in zona Europa e gli ottavi di Conference in relativa scioltezza.

Una scossa tattica
Ecco, è proprio da questa sua indole al confronto e alla sperimentazione che oggi forse conviene ripartire non solo in vista delle due supersfide con Juve e Napoli che chiuderanno il girone d’andata ma anche in avvicinamento a una seconda parte di stagione in cui la Fiorentina vuole essere ancora protagonista. Certo però, esattamente come avvenuto a settembre, qualcosa dovrà cambiare. E la sensazione è che il tecnico ci stia provando con tutto se stesso già adesso, quando per esempio ha sfruttato tutto il mese di dicembre nel tentativo di sostituire Bove prima con Beltran poi con Gudmundsson e ieri, contro l’Udinese, in alcuni frangenti addirittura con Mandragora. Tutto questo però non sembra bastare ed è per questo che Palladino, dopo il passo indietro di inizio campionato, sarà chiamato adesso a garantire un’altra svolta identitaria alla sua squadra.

Un sacrificio del presidente
Il materiale tecnico a disposizione non lo sta certo aiutando
(ad oggi verrebbe quasi da dire che il piatto della bilancia dei nuovi arrivati stia piangendo, rispetto all’altro con i nomi di quanti son partiti: Milenkovic, Gonzalez e Bonaventura - solo per citare tre illustri ex - garantivano qualcosa in più di Pongracic, Gudmundsson e Colpani) ma se non altro il mercato di gennaio è alle porte. E stavolta, rispetto a finestre invernali del recente passato dove la Fiorentina è spesso riuscita non solo a non migliorarsi ma in alcuni casi perfino a indebolirsi, la sensazione è che ai piani alti del club ci sia tutta la volontà di fare un sacrificio. Lo ha detto mesi fa Rocco Commisso, lo ha fatto intendere bene l’allenatore e, soprattutto, lo richiede disperatamente la classifica, che a 180’ (più il recupero con l’Inter) dal giro di boa resta entusiasmante

La barra dritta
Alzi la mano chi, sotto l’ombrellone ad agosto, avrebbe pronosticato una Viola quinta in classifica a Natale, a pari punti con la Juventus (che peraltro ha una gara in più), a -3 dalla zona Champions e con la seconda miglior difesa del campionato. Pochi, forse nessuno. Ecco perché mai come stavolta sarà necessario tenere la barra ben dritta e non cedere a facili istinti masochisti. Nella speranza che chi di dovere ottemperi ai suoi rispettivi compiti.


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