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COPACABANA, Via il calcio dalle spiagge

di Redazione FV
Fonte: repubblica.it

E' li che diventavi grande. Con una rovesciata sulla sabbia raddrizzavi il destino. E' lì che ti smarcavi dal passato e facevi un tunnel al futuro. Sulla spiaggia, davanti all'Oceano. A Copacabana, a Ipanema. E' lì che andavano tutti quelli che cercavano un posto in alto e una promozione dal basso. Bruno Conti, già campione del mondo, in vacanza a Rio, venne scartato, gli dissero che la sua fantasia lì non bastava per entrare in squadra. Quella spiaggia non era posto per prendere il sole, ma scuola per i poveri. Cultura a chilometro zero. Bastava andare al mare, palleggiare, non far mai cadere il pallone sulla sabbia, tutto di prima, per divertirsi, sentirsi Pelé e laurearsi: os reis do futebol. Tutti re, e i somari in porta. Non è un caso che Nilton Santos, due volte campione del mondo, soprannominato "A Enciclopedia", perché sapeva fare tutto, difendere e attaccare, la sua arte l'abbia imparata proprio lì.  In Europa ci sono le scuole di calcio, a Rio come asilo c'è la spiaggia, che serve pure come casa di riposo e centro culturale. Un gol e la vita va a posto. Ma dal primo dicembre tutto finisce. Basta, futebol libero e selvaggio. Troppa anarchia non è moderna. Divieto assoluto di giocare dalle 8 alle 5 del pomeriggio. Niente più divertimento gratis, è troppo cheap. Il Brasile si adegua, niente più pallone. Rio diventa una spiaggia proibita, tutto cambia, anche i sogni che non rimbalzano. Lo ha deciso il sindaco Eduardo Paes, eletto a gennaio, per dare una nuova imagine alla città che ospiterà i mondiali di calcio 2014 e i Giochi Olimpici del 2016. E già, perché erano le pallonate in riva all'Atlantico che deturpavano la città. Così 396 agenti vigileranno: non sulla criminalità, non sul traffico dei narcos, che un mese fa hanno anche abbattuto un elicottero della polizia, ma sui quei criminali che giocano a pallone sulla spiaggia. Vietato anche il frescoball, il gioco dei racchettoni. "La palla di gomma è dura e fa male".
Fa male anche cancellare una tradizione che ti ha dato una storia nel mondo. Claudio Ibrahim Vaz Leal meglio noto come Branco, difensore e campione del mondo nel '94, è passato per l'università del pallone di Rio. Spiaggia e compito: come tirare le punizioni. Branco calciava con la tecnica che prevede di colpire il pallone con le tre dita esterna del piede, in modo da imprimere al pallone delle traiettorie improvvise, e teneva basso il baricentro. Così il tiro viaggiava rasoterra o a mezz'aria. Risultato micidiale, tanto che nel '90 mandò all'ospedale per trauma cranico MacLeod, giocatore della Scozia, che in barriera aveva tentato di colpire il pallone di testa. L'attaccante Edmundo soprannominato "O' Animal", per via del suo carattere e di quello che gli usciva quando era storto, mise la spiaggia di Rio nel contratto che lo legava alla Fiorentina, per poter volare quando voleva nel suo carnevale sul mare e divertirsi come pareva a lui. Edinho che ha giocato anche nell'Udinese, difensore brasiliano, eccellente rigorista, è un altro prodotto della spiaggia di Rio. Romario, detto Baixinho (Bassino) per via della sua statura ridotta, campione del mondo nel '94, più di mille gol in carriera, ha imparato i dribbling stretti sulla sabbia e ha pure continuato con il beach-soccer. Così con un colpo di spugna se ne vanno tanti colpi di tacco.