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DDV, Riapriamo solo in sicurezza. Aiuti alle imprese ok

di Redazione FV

Diego Della Valle, ex proprietario della Fiorentina, ha così parlato in collegamento con Piazzapulita su La7: "Adesso all'Italia serve mettere in sicurezza le persone e i posti di lavoro, ed è quello che stanno facendo gli imprenditori, con uno sforzo immane. Ora serve una soluzione nell'immediato, poi nel tempo, senza farne passare troppo, bisognerà vedere come organizzare il nuovo futuro economico di questo paese. Credo che si potrà arrivarci solo se tutte le piccole realtà, che oggi sono divise e litigano sui vari punti, si mettono d'accordo. Conta l'atteggiamento, le imprese hanno un compito di primissimo livello".

C'è il rischio di ripartire troppo in fretta?
"Secondo me molte imprese sono in sicurezza, e da tanto tempo. Altre no, e dovranno farlo. Oggi c'è la consapevolezza che nessuno deve rischiare la vita, io ne ho e credo che grossa parte delle imprese l'abbiano. Abbiamo migliaia di persone che aspettano di ricominciare, le aziende che si sono preparate per le normative sulla sicurezza... Se chiede a me, io non mi sento di aprire l'azienda se qualche dipendente corre dei rischi. Ora ci sono persone qualificate cui è stato dato incarico di trovare soluzioni: sentiamo cosa ci dicono, e lo faremo. Non dividiamo però il mondo tra i buoni che stanno chiusi e i cattivi che vogliono riaprire".

Come valuta gli aiuti alle imprese?
"Secondo me non sono male. Saranno sicuramente migliorabili, ma nell'immediato sono risolutivi o comunque d'aiuto. L'utilizzo e la velocità sono forse anche più determinanti della quantità: date subito questo denaro, soprattutto a chi deve mangiare".

Chi è l'interlocutore più credibile tra le varie istituzioni? C'è una catena di comando vera?
"Andrebbe chiesto ai politici. Noi ora controlliamo il perimetro delle nostre aziende e fare in modo che le cose lì dentro ci facciano meno male possibile. La situazione non ci può far pensare positivamente nel breve, ma c'è una nota positiva: respiro ancor più un'aria di grande voglia di fare, sia per la nostra azienda che per il bene del paese, e questo è argomento determinante per il futuro. I vari minuetti politici non sto neanche a guardarli. Inviterei a far lavorare chi sta facendo bene, per avere un futuro meno turbolento".

Secondo lei l'Europa si sta comportando bene verso l'Italia?
"Ora l'Italia va vista per un paese che in casa ha una catastrofe immane, che ha reagito, qualcuno dice lentamente ma le cose si stanno facendo, per non farsi trovare più impreparati. L'Italia di ora merita un segno positivo abbondante, quella degli ultimi 30-40 anni, vabbè, stendiamo un velo pietoso. Dobbiamo però farci rispettare per quello che siamo, pur nelle nostre debolezze. Abbiamo un debito importante verso l'Europa, ma le questioni vanno divise tra il ieri e l'oggi. Farci dare lezioni dal governo olandese mi pare troppo, onestamente parlando. Per tanti motivi: soprattutto serve il rispetto verso un paese che ha la storia che ha l'Italia, ora va ricordato. Non bisogna criminalizzare l'Italia".

Ripartire ma per vendere a chi?
"Questa è una delle cose da considerare. Produrre sì, ma per qualcuno che vuole comprare. Alcuni settori non hanno questi problemi, noi invece abbiamo l'80% dei negozi chiuse per disposizioni governative. Il rischio ce lo assumiamo noi, idem la responsabilità, ma chi dovrà decidere come e quando riaprire, lo faccia in massima sicurezza e prima possibile".

Dove pensa sarà l'Italia tra 12 mesi?
"Posso ipotizzare i prossimi due mesi. Chi parla di un anno o non sa di cosa parla o è un inguaribile fattucchiere. Dobbiamo guardare al medio periodo, immaginare cosa accadrà da qui a giugno. Dovremo giocare prevalentemente in difesa, sperando che gli ultimi mesi dell'anno ci permettano di rientrare a regime. Questo è quello che pensiamo ora, e il poco ottimismo conviene in questo momento così delicato. Non possono mancare delle mascherine in un periodo del genere".

Lei sarebbe disposto a convertire la produzione per le mascherine?
"Io le faccio fare a chi sa, così non si corrono rischi. Preferirei così... Si parla molto di MES e non MES, pensiamo prima alla sanità. Se non ci sono condizioni su nulla, domattina sono da prendere quei soldi. Ma se ci si facessero finanziare dei grandi progetti, quei soldi li troveremo in casa nostra".