.

PAZZINI, Prosegue la "favola del Pazzo"

di Redazione FV
Fonte: Il Messaggero

«La rete al Montenegro vale più delle tre segnate a Wembley con l’Under: quella era un’amichevole, questa una gara che ci può portare al mondiale». Non si sa ancora se farà parte dell’avventura in Sudafrica nel 2010, ma quasi sicuramente ci sarà a Bari, mercoledì sera, contro l’Irlanda di Trapattoni per il primo match ball dell’Italia di Lippi. Giampaolo Pazzini sa che cosa ha davanti. La porta spalancata. Che gli fa venire l’acquolina in bocca.
«Sì, è la mia rete più importante». Anche con questa frase, conferma di guardare oltre. Tenendosi stretto il presente che è tutto un gol, mirando, lui cecchino infallibile, al futuro, e soprattutto cancellando il passato. Che non è solo l’Under, ma la Fiorentina, lasciata a gennaio per risorgere a Genova con la Sampdoria. La collana di perle, 12 reti, in questo inizio 2009 (13 gare). Il posto da titolare, prima degli assist di Cassano, a determinare la svolta di questo toscano di Monsummano Terme che non è riuscito a essere profeta in patria, ma oggi può esserlo per la patria che ha Toni e Gilardino, eroi del mondiale, infortunati e quindi assenti in queste gare di qualficazioni, da Podgorica a Bari, ripassando per Firenze, la vecchia casa del Pazzo.
«Il merito di tanti gol è di Cassano, tanti però li ho fatti da solo, senza aver bisogno dei suoi assist» avverte Giampaolo. Con il barese il feeling comunque funziona. La telefonata prima della partita «per chiedermi se stavo bene». Il cellulare pieno di messaggi subito dopo la rete a Poleksic per far arrendere il Montenegro. «Di sicuro c’è anche quello di Antonio». E invece non c’era. «Mi ha chiamato poi la notte, quando sono rientrato in albergo». E lì ha festeggiato con i suoi amici di questo gruppo, i più giovani. Pepe, Gamberini e ovviamente Montolivo con il quale, prima di ritrovarlo alla Fiorentina, ha condiviso l’esperienza fondamentale all’Atalanta.
«Vai e segna: sono le parole che ricordo bene di Lippi, quando mi ha detto di andare a prendere il posto di Iaquinta, da centravanti». Pazzini racconta quei secondi. Troppo facile per il cittì, quando l’interlocutore è uno come Giampaolo. Il gol in testa e con la testa. L’occasione sprecata su lancio di De Rossi, calciando sul portiere in uscita, e l’altra indirizzata come sa fare solo il Pazzo. La girata che non dà scampo. Di testa, naturalmente. «E pensare che mi ero fermato. Avevo visto il lancio di Pirlo e credevo che Pepe non ci arrivasse. Invece l’ha presa e allora sono scattato come un razzo. Perché so come sa mettere la palla in mezzo Simone. Gol che dedico a chi mi è stato vicino e solo a chi ha creduto in me».
La «gioia più grande» dice e c’è da credergli. Ma il destino è quello. La prima rete, a Lecce, al debutto in A con l’Atalanta. Il tris «indimenticabile» a Londra, con l’Under 21, nella prima del nuovo Wembley. E ora questa rete all’esordio con l’Italia campione del mondo. L’ultimo azzurro a riuscirci, l’8 giugno 2005 a Toronto, Cristiano Lucarelli. Un altro toscano, ancora con Lippi e contro la ex nazionale Serbia-Montenegro. In amichevole, però.
«Il passato è passato In due mesi mi è cambiata la vita e non mi voglio fermare. Non penso se qui arriverà Amauri, ma a restare io in questo gruppo di compagni mervagliosi che non mi hanno fatto emozionare. Per Bari sono pronto, ma decide Lippi». Il Pazzo segna ancora. Ieri nel tardo pomeriggio, appena messo piede a Coverciano. Ai primavera della Fiorentina. Pensate un po’. Lui che ai Della Valle ha chiesto di essere ceduto e a titolo definitivo. Anche la Roma s’interessò, per un prestito. La Sampdoria, invece, ha pagato subito 9 milioni. Se lo terrà stretto. Andranno via Cassano, Palombo e Mazzarri. Non lui. Cercato da Spalletti, va finire che lo potrebbe allenare Delio Rossi. Chissà.