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PRANDELLI, Che rabbia Mutu. Ma non tradiva mai

di Redazione FV
Fonte: Radio Toscana

Cesare Prandelli, ex tecnico della Fiorentina, ha commentato così il momento che si sta vivendo nel club gigliato: "Ai miei tempi c'era una simbiosi unica tra la squadra e la città. I fiorentini all'apparenza sembrano scontrosi, ma sono persone generose. È una città che non ha niente da invidiare a nessuno. Sei stimolato 24 ore su 24. Di squadre ce ne sono tante, e quasi tutte hanno bisogno di un allenatore, ma vorrei una società che abbia il coraggio di dire cosa voglia fare, e trovare un progetto tecnico da condividere. Viola con il 4-3-3? Il calcio è sempre in evoluzione. Ogni due-tre-quattro mesi devi cambiare, o modificare il sistema, perché ci sono le contromosse e le pressioni. L'importante per la Fiorentina è trovare un equilibrio. Nello scorso girone d'andata dimostrarono coraggio, ma gli mancavano le riserve: avevano solo gli undici titolari. Da quel momento la squadra ha perso sicurezza. L'ambiente, non solo la squadra, è fragile. Significa che non c'è un'idea precisa in prospettiva, e tutti cominciano a preoccuparsi. Sta alla società con forza e determinazione passare i messaggi positivi. La semifinale coi Rangers? Perdemmo ai rigori, con Vieri e Liverani che si fecero anche male. Perplessità mie sullo stadio? Arrivavano solo dal fatto che i viola hanno, ed avevano, già un centro sportivo ampiamente all'altezza. Chiaro che lo stadio porterebbe qualcosa in più. Chi mi faceva più arrabbiare? Mutu. Ma lui in campo non ha mai tradito la squadra. Le strutture sono importanti, ma lo sono altrettanto gli allenatori: la volontà di un settore giovanile è far crescere i ragazzi, non te stesso. Maggio e Balzaretti sotto gli standard alla Fiorentina? Maggio quando arrivai aveva un problema, e non riuscì a ritagliarsi lo spazio. Il rapporto con lui però è stato chiaro e onesto. Anche con Balzaretti fui trasparente: avevamo Pasqual, e chiunque dei due avessi tenuto fuori sarebbe rimasto scontento. Heysel? Ne abbiamo sempre preso le distanze. Ci hanno obbligati ad uscire e prendere la coppa, perché c'era il rischio di caccia all'inglese. Ma chiunque, anche il presidente Boniperti, ha rifiutato qualsiasi onoreficenza o premio. Ma così è il calcio: per esempio io a cena con Bettega non ci sono mai andato! Ma a distanza di anni ancora mi viene rinfacciato. Il sogno da allenatore è trovare qualcuno che mi faccia fare il mio lavoro. E basta".