Intervista rilasciata ai microfoni di Toscana TV da Cesare Prandelli, allenatore che ha ripercorso nel dettaglio la sua avventura alla Fiorentina: "Raggiungere i quarti di finale di Champions League sarebbe stato un traguardo storico - ha detto l'ex ct riferendosi alla stagione 2009/10 -. Per cinque anni siamo riusciti a proporre un calcio propositivo e da vertice, poi alcuni problemi ci sono stati ma a livello umano ho avuto a disposizione grandi giocatori. Faccio due nomi: Jorgensen quando arrivai era fischiato, ma si rivelò un capitano aggiunto. Poi Mutu, con me in campo non ha mai tradito. I problemi fuori dal campo erano affari suoi. Il gruppo capiva che le mie scelte non erano esclusivamente tecniche, ma premiavo anche giocatori che in settimana si erano distinti".
Dalla Fiorentina alla Nazionale, Prandelli svela i retroscena del suo sbarco a Coverciano: "Abete mi contattò dicendomi che aveva già parlato con la Fiorentina. Alla guida dell'Italia lavori in maniera diversa, in una situazione che non è la tua perché un allenatore lavora sul campo. Invece in Nazionale devi provare a dare ai giocatori una struttura e una personalità. In quattro anni penso di aver fatto delle buone cose, poi il Mondiale andò male a causa di dettagli come la sfida con la Costa Rica. Alla fine decisi comunque di assumermi le mie responsabilità. In Nazionale se perdi una gara non torni subito al lavoro e devi gestire una pressione alta. Da noi ci sono tanti stranieri e pochi giocatori buoni per la Nazionale, con l'Italia tutti si sentono in dovere di sparare a zero. Non c'è la volontà da parte dei nostri dirigenti di puntare sui giocatori italiani".