A FIRENZE IL CALCIO PIANGE E LA CREDIBILITÀ SE NE VA. UNA TELEVENDITA HA PORTATO VLAHOVIC ALLA JUVE. LA PARTITA DOPPIA PIÙ IMPORTANTE DELLA PARTITA
A Firenze i bambini piangono disperati. Piangono perché Firenze, calcisticamente, non è una città per giovani. Un altro loro idolo se n'è andato alla Juventus, come al solito. E ai bambini non glielo spieghi facilmente, perché i bambini amano il calcio di chi sa giocare a calcio ed hanno quella genuinità semplice di chi ha come unico obiettivo giocare per vincere.
A Firenze questa genuinità la perderanno presto e quel che è peggio, rispetto a chi, come me, qualche ricordo ce l'ha, potranno trasmettere ai loro figli solo epopee di plusvalenze e narrazioni di indici di liquidità mirabolanti; di centri sportivi sempre verdi e, si spera, di stadi ristrutturati a regola d'arte.
Calcisticamente per Firenze è il momento del grande disincanto, è il giorno in cui questa società ha gettato alle ortiche la propria credibilità, il business prima del calcio, ok, il bilancio prima della classifica, ok.
Cedere Vlahovic alla Juventus a metà stagione è alto tradimento. E lo è ancora di più dopo quello che Commisso ha sempre detto sulla Juventus, sugli Agnelli, sul calcio italiano. Facile, caro Presidente, dire di voler cambiare il calcio e poi riempire le casse alle prima occasione. Facile, caro Presidente, parlare di principi e quegli stessi principi tradirli alla prima occasione. Le battaglie non si combattono a pancia sempre piena, per farle, a volte, occorre rinunciare a qualcosa. Non ricordo nella storia del calcio italiano un club in corsa per l'Europa cedere il proprio migliore giocatore, capocannoniere della serie A, alla rivale storica, e quest'anno anche rivale diretta. Solo Preziosi con Piatek ebbe questo coraggio. Ecco oggi lei è diventato il nuovo Preziosi, altro che Agnelli, Suning, Friedkin, De Laurentiis o Percassi. Ma ha fatto di più, ha mandato un suo dirigente in TV a pregare la Juventus di comprare Vlahovic. Una televendita, una scena imbarazzante. Arriverà Cabral? Buon giocatore ma in questo momento poco importa. E sa perché? Perché ci ha indotto a credere che se questo brasiliano diventerà forte lei si prodigherà a venderlo, probabilmente alla Juventus, di cui in effetti ci aveva detto di essere tifoso.
Non è vero signor Presidente che non poteva fare altro. Poteva dotarsi di dirigenti migliori che avrebbero gestito meglio la trattativa, poteva cederlo la scorsa estate e sostituirlo degnamente, poteva attendere la prossima estate facendo affidamento sull'Europa, poteva portarlo a scadenza al giugno 2023 allestendo in questo anno e mezzo una squadra da Champions che l'avrebbe ripagata del sacrificio. Poteva scommettere su di sé e sul progetto sportivo, ma ha scelto di vincere facile, pensando solo a monetizzare. Poteva prendere esempio da quei Presidenti che lei vitupera ma che hanno avuto la forza e il coraggio di anteporre il calcio al portafoglio. Lo ha fatto il Milan con Donnarumma e Kessie, il Napoli con Insigne, il Torino con Belotti. Non fallirà nessuno e tre su quattro andranno probabilmente in Champions.
Ha scelto di fare peggio di quanto fecero i Pontello con Baggio. Almeno loro sfiorarono lo scudetto prima e se ne andarono un attimo dopo lo scempio. Diego Della Valle, che ho talmente criticato da considerare il suo arrivo come il giorno della liberazione, nell'estate del 2006 andò personalmente a San Piero a Sieve per trattenere Toni promesso all'Inter e lo cedette l'anno successivo al Bayern perdendoci soldi. Anni dopo, col preliminare di Champions alle porte e la cessione di Mutu alla Roma apparecchiata Della Valle si fece convincere da Prandelli a tenere il romeno e la Fiorentina grazie a lui andò in Champions. Vittorio Cecchi Gori, prima di distruggere la Fiorentina e autodistruggersi, a gennaio portava Kanchelskis e Edmundo. Oggi, caro Presidente, per la sua credibilità è una catastrofe.
Ma a pensarci bene le linee guida ce le aveva già chiarite, come quando precisò che l'acquisto di Gonzalez era dovuto alla possibilità di fare più facilmente plusvalenza rispetto a Sergio Oliveira. O come quando il suo dirigente Burdisso non perse tempo a sottolineare come la Fiorentina difficilmente potrebbe trattenere lo stesso Gonzalez e Quarta, qualora diventassero forti. Chissà che acquolina in bocca per Ikonè che è costato relativamente poco e potrà essere ceduto a cifre importanti.
Naturalmente in tutto questo c'è Firenze. Anzi Firenze è parte preponderante del problema. Per una parte di questa città da tempo prona al Presidente di turno e a qualche dirigente del momento la colpa è solo del mercenario balcanico. Certo, come no e chissà perché. E allora preparatevi ad insultare il prossimo che non crederà in questo modo di fare calcio, Vincenzo Italiano. Ma di questo avremo modo di riparlarne a primavera.