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A ISTANBUL INCEROTTATI MA PER VINCERE SECONDO IL CREDO DI ITALIANO E PER RIMEDIARE I FISCHI, MA DAVVERO SI CREDE CHE A UOMINI ORGOGLIOSI E DI SPORT FACCIAN MALE DUE FISCHI?

di Stefano Prizio

La Fiorentina è a Istanbul per la seconda gara del girone di Conference League, i viola vanno in Turchia tra infortuni conclamati e piuttosto lunghi, cerotti e cerottini.

Per Italiano è quindi ancora una volta emergenza formazione, nonostante il mercato sia finito da neppure quindici giorni, è evidente che le scelte nell’allestire la rosa non siano state particolarmente prudenziali, anche perché è ormai lampante che le preparazioni fisiche estive tarate sull’inedita stagione in corso stanno avendo un effetto sovraccarico sui fisici dei calciatori che si guastano in serie.

Tuttavia l’allenatore viola metterà in campo un undici per vincere contro i turchi che rimangono una squadra inferiore sulla carta, anche se proprio i turchi, vincendo nettamente con gli scozzesi dell’Hearts alla prima gara giocata, si sono candidati per soffiare alla Fiorentina il ruolo di favorita del girone e il loro tecnico Emre non si è nascosto ammettendo di ‘ puntare a vincere il girone’.

Comunque per Italiano i tre punti sono necessari per rimediare la brutta figura col Riga al Franchi, seguita, non fosse bastato, dalla sconfitta a Bologna in campionato, senza contare che il credo di giocare per vincere è una trave portante del pensiero calcistico del mister viola, fin dalla tesi con cui si laureò a Coverciano allenatore di prima, difficile sia giunto oggi in terra levantina per infine auto sconfessarsi.

Coi lettoni e i felsinei, sono piovuti sui capi chini dei calciatori gigliati i primi fischi della gestione Italiano, e proprio di quei fischi ( e dei fischietti che non fischiano come quello di Orsato e degli arbitri al Var che ignorano il fallo su Quarta in occasione del raddoppio del Bologna), su quei fischi insomma s’è parlato, discusso e litigato, quasi fossero atti di lesa maestà, arrivando proprio dopo che Commisso aveva redarguito tutto l’ambiente viola, giornalisti e tifosi, per una certa facilità di critica verso la società e i giocatori.

Eppure, il fischio attiene allo sport come allo spettacolo in genere: lo spettatore va a vedere lo spettacolo, partita di calcio, concerto o rappresentazione filmica e teatrale, per farlo paga e quindi o applaude, se gradisce, o rumoreggia e fischia se non rimane contento.

Tutto normale, civile.

Quel che il presidente viola Commisso trova inaccettabili sono le centinaia, migliaia di espressioni meschine quando non apertamente offensive di cui i cosiddetti haters, odiatori, neologismo raggelante, riempiono specialmente i social network, del resto anche Umberto Eco disse come internet avesse dato diritto di parola agli imbecilli.

A Commisso e ai calciatori, viola e non, si potrebbe suggerire semplicemente di ignorare tutto quel ciarpame e semmai di perseguire legalmente coloro che passano il segno.

Ma il fischio allo stadio è civile, sta nel gioco, e anzi partendo dal presupposto che i calciatori, i loro dirigenti e persino il loro presidente siano uomini col sangue che gli scorre generoso nelle vene, orgogliosi e fieri del loro lavoro, credete voi davvero che qualche fischio meritato dopo una cattiva prestazione possa far loro danno?

O non pensate invece che gli giovi?

Spronandoli a far meglio?

L’augurio è che da stasera la Fiorentina e il suo allenatore si pongano nella condizione di non più meritarne, anche perché il successo nel girone europeo bisogna iniziare a costruirlo, dopo la prima in casa andata quasi a vuoto.

E comunque tornando ai fischi, dopo averne incassati meritatamente in due occasioni, vedremo che effetto gli avranno fatto, se mortificante o rinvigorente.