ADV, IL COMPLEANNO, IL ROSPO E IL PRINCIPE
Andrea Della Valle è contento, festeggia i suoi 47 anni, gongolante. “E’ la mia migliore Fiorentina” esclama, mentre le sue “guardie svizzere” annuiscono deferenti: perché guastare il compleanno del Padrone? In fondo, poi, lui tutti i torti non ce l’ha. Finalmente dispone di una squadra che sa stare in campo, che sa mantenere il possesso palla, che sa anche difendersi. E con la Juventus, alla fine della partita, ci si è addirittura meravigliati contando le occasioni da rete: 5 o 6 per la Fiorentina, mentre per i bianconeri nulla o quasi. Roba da non credere. Il valore di una squadra si raffigura nell’immagine riflessa dell’avversario. Nel caso in questione pareva quasi che la Juventus fosse quella in maglia viola, tanto che non pochi tifosi juventini alla fine hanno dovuto, pur a collo torto, ammettere la superiorità della Fiorentina.
Quando io però mi sono alzato, a fine partita, mi sono sentito scontento. Certo ero fiero di una squadra che ha saputo tenere il campo, di una formazione che ha durato due tempi, di una difesa composta da giocatori che una volta si sarebbero definiti “coriacei” e che nel Palio di Siena avrebbero addosso il nomignolo di “assassini” come si fa con i fantini di Piazza. Eppure non mi riusciva di far svanire un certo senso di delusione per aver pregustato un successo che era là, appena due passi sotto uno sbotto d’euforia e là era rimasto. Eppure, direte, la Fiorentina ha giocato come meglio non avrebbe potuto. Vero. Solo che lo zero a zero finale appare come un rospo che non è riuscito a diventare principe, nonostante i baci, le carezze e tutto l’amore che la tifoseria aveva profuso senza risparmio. Ed è un risultato più amaro che dolce.
Ecco, allora, qualche riflessione che, di certo, avrà fatto anche Andrea Della Valle, il giorno dopo il taglio della torta. Innanzi tutto perché si è arrivati ad un passo dal compimento dell’opera mancando dell’ultimo pezzo: l’attaccante? Pradè aveva concluso per Berbatov ma dopo la fuga di Monaco perché non buttarsi su un’alternativa che ci doveva essere per forza? Luca Toni è arrivato per un capriccio di Andrea Della Valle e come capita in queste situazioni, l’allenatore (e neanche Montella è esente) piuttosto che accontentare il presidente aspetta i minuti di recupero. Senza un attaccante di ruolo è fin troppo facile per gli avversari della Fiorentina ingabbiare Jovetic. Molta tattica e qualche colpo sotto la cintola e il montenegrino finisce per innervosirsi. Né Llaijc serve a fare la differenza. Il saldo della campagna acquisti presenta un attivo di quasi trenta milioni di euro. Lo spazio per un altro investimento c’era. E perfino le “guardie svizzere” di Andrea Della Valle (pur non avendo grande familiarità con il calcio) sanno la differenza tra spesa e investimento. Con un attaccante in più questa squadra rischia di mettere nei guai qualunque tra le avversarie italiane, Napoli, compreso, ne sono convinto. Rischia di guadagnarsi una classifica che potrebbe far lievitare gli introiti.
Così com’è ora rischia di rimanere invece una splendida incompiuta per la quale tutti si sperticheranno di elogi, assegnandole magari anche il premio simpatia ma in una classifica ai confini con la sufficienza. Auguri, presidente, seppure in ritardo, ma non si faccia distrarre. Anzi sia lei a far da “duce” in questa impresa, stimolando Pradè e Montella (a cui martedì ci pare sia venuto il braccino del tennista). Potrebbe essere un anno giusto. Perché perdere l’occasione ?