AGGRAPPATI A UNO SCIOGLILINGUA
Cognigni, Mencucci, Guerini, Teotino; Teotino, Guerini, Mencucci, Cognigni, comunque li rigiri questi sono gli uomini che dal lunedì al venerdì, giorno della visita del presidente onorario (ma questa settimana è apparso in Versilia addirittura giovedì) dovranno occuparsi della Fiorentina. Alzi la mano chi si sente tranquillo, con una squadra che ha dimostrato di essere impermeabile ad ogni sollecitazione. Nei prossimi due mesi, quelli decisivi, dovrebbero essere questi signori a gestire le situazioni, parlare con la squadra, proteggere Rossi, farsi tutelare e pretendere rispetto nelle sedi istituzionali adesso che i punti diventano di platino, gestire quelle situazioni che, a fine campionato, per chi deve lottare in fondo alla classifica diventano particolarmente delicate. Mario Cognigni, presidente per volere di altri, compirà 54 anni ad agosto e la prima gara di calcio, per intero, l'ha probabilmente vista a 44, quando i Della Valle, per i quali fa i conti dall'85, rilevarono la Fiorentina dal fallimento. Sandro Mencucci, l'a.d., di calcio pare invece essere appassionato ma vi è entrato dieci anni fa, quando si presentò o fu presentato ai Della Valle che a Firenze cercavano un commercialista di fiducia. Vincenzo Guerini sarebbe un uomo di calcio ma oggettivamente il ruolo che gli hanno (si è?) ritagliato in società gli ha tolto buona parte della sua autorevolezza. Un anno di interviste-comunicati emessi attraverso il sito ufficiale in cui tutto andava bene e tutti erano bravi. In più a complicargli la vita ci si è messo il dottor Teotino, responsabile della comunicazione che non ha trovato di meglio, alla prima uscita, di attaccare Antognoni, generando un confronto, fra Antonio e Guerini impossibile da sostenere per quest'ultimo. Insomma, la speranza di non dover realmente pensare alla B, è che la squadra capisca che la retrocessione è un danno reale per tutti, anche per i giocatori e che Delio Rossi riesca a trovare il bandolo di una matassa ormai sfilacciata, tenuto anche conto che il calendario non sembra il massimo della vita. Chi si aspettava un colpo di reni dei Della Valle deve continuare a sperare. Andrea è apparso nella notte della disfatta, intorno alle una, per chiedere scusa e dire che bisogna stare uniti. Infatti il giorno dopo ha cacciato Corvino con una scelta di tempo almeno discutibile. Si è poi intravisto giovedì pomeriggio, a Viareggio, per sottolineare che non aveva niente da dire. Ovviamente le scuse di sabato, al momento, non possono essere accettate e riguardo alla loquacità ha ragione chi sostiene che alla fine parlano i fatti e i fatti, purtroppo parlano fin troppo chiaramente a sfavore di una gestione colma di errori e, da due anni a questa parte, molto parca di risultati. Per quanto riguarda Diego la sua assenza ormai non fa notizia. Fa notizia invece la tesi dei fedelissimi del capo che continuano a ribadire che Diego c'è, un po' come quando, negli anni Novanta si leggeva sui cavalcavia delle autostrade Dio c'è: il fatto che firmi l'assegno per ripianare il bilancio lo testimonia. Una tesi bizzarra visto che alternative alla ricapitalizzazione di una società in perdita non ce ne sono molte e che il debito lo hanno generato uomini scelti dalla proprietà e in Fiorentina da una vita. I più realisti sostengono che adesso conta solo restare in A. D'accordo ma come? Continuando ad avallare acriticamente scelte che si sono rivelate sbagliate o cercando di far ragionare, proponendo alternative e soluzioni, cioè svolgendo un normale ruolo di critica costruttiva? In attesa di vedere come andrà a finire, la squadra domenica ha il Genoa, con Gila, Frey e magari Marco Rossi che faranno il possibile per metterla in difficoltà. Fa parte del gioco e, tutto sommato, in questo momento, è la cosa che mi preoccupa meno. Un po' meno tranquillo sono, invece, pensando a Cognigni, Mencucci, Guerini, Teotino.
Leonardo Petri
giornalista di Canale10