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ALLENAMENTI DAL 18 MAGGIO, CAMPIONATO IL 14 GIUGNO? DURA. PUR DI FINIRE, FORMULE LIGHT. NESSUN VETO DI ROCCO SU CHIESA: PUO’ ANDARE ANCHE ALLA JUVE

di Mario Tenerani

Cominciamo dai complimenti robusti per la grandissima redazione di Firenzeviola.it perché l’idea della maratona-Instagram per sostenere ‘Osma onlus” è stata bella nella sua generosità e interessante dal punto di vista giornalistico. Vedere alternarsi in video social personaggi del calcio e dello spettacolo è stato splendido. Applausi sinceri.

Le parole del premier Conte non hanno sollevato il calcio italiano, quantomeno quella parte che desiderava tornare subito a sudare: gli sport di squadra ricominceranno ad allenarsi il 18 maggio. Considerando che tecnici, preparatori e medici vanno ripetendo da tempo che serviranno almeno 3-4 settimane di preparazione per rimettere in moto fisici ormai provati dalla forzata reclusione in casa, pensare alla data del 10/14 giugno come ipotizzava ieri sera la Lega, diventa difficile. Non impossibile, ma dura. Senza dimenticare tutte le altre criticità legate all’attuazione di un protocollo sanitario, giustamente rigido, ma pieno di ostacoli per chi dovrà applicarlo. L’Europa, che fino a poco fa aveva dato input precisi per terminare la stagione ad ogni costo, adesso ha introdotto lo scenario B: ipotesi da configurarsi nella possibilità che uno o più tornei non riescano a concludersi causa Coronavirus. Olanda, Belgio e Scozia hanno già chiuso i giochi, mentre Italia, Spagna e Francia che vorrebbero completare l’annata hanno problematiche complesse da superare. La Uefa vorrebbe comunque una classifica da redigere per stabilire quali club affiliare alle competizioni continentali. Con quale criterio? Quello del merito sportivo: tradotto in pratica, graduatoria aggiornata all’ultima partita della Serie A. Con 12 turni alla fine, cioè un terzo di stagione, pensiamo che se fosse adottata questa soluzione fioccherebbero i ricorsi. La Figc immagina anche una formula ‘light’: cioè play off e out pur di far prima. 

La discussione da oggi sarà bollente e attenzione alle sorprese: nessun sbalordimento se la Lega alzasse bandiera bianca e ordinasse il rompete le righe.

Adesso parliamo di mercato e dintorni. E’ un modo anche per aiutare, e aiutarci, sul fronte psicologico. Ci stimola a pensare che tra poco rivedremo la luce. Magari siamo in fondo al tunnel, quantomeno lasciatelo immaginare. 

Ieri la Gazzetta dello Sport ha pubblicato - a firma di Luca Calamai - un’intervista interessante a Rocco Commisso

Il presidente negli ultimi giorni aveva parlato spesso, ma in questa occasione è stato ancora più diretto ed esaustivo nelle spiegazioni. Non si è sottratto - è un suo pregio - alle domande anche più scomode legate al mercato e alla questione Chiesa. Diamo questa definizione perché di caso non si tratta. Nella speranza che non lo diventi perché la scorsa estate è stata purtroppo turbolenta. Il presidente rispondendo alla madre delle domande ha spiegato che non sa se sarà lui a parlare con Chiesa oppure Joe Barone e Pradè, visto che è negli Stati Uniti e se rientrasse dovrebbe sottoporsi, come da legge, alla quarantena. Poi ha precisato una cosa che farà molto piacere ai tifosi viola: desidera che la Fiorentina rappresenti un punto di arrivo e non di partenza. E il discorso vale per tutti, non solo per Chiesa. Commisso ha opportunamente precisato che molti giovani hanno già sposato il programma della Fiorentina (Milenkovic, Vlahovic, Dragowski, Sottil, Castrovilli, tanto per restare ai più noti). Il patron italo-americano ha ripetuto ancora che a decidere dovrà essere Chiesa e Federico sarà accontentato, se vorrà andarsene, a patto che il suo addio sia adeguatamente valorizzato dalla cifra del cartellino. Quindi ha scherzato sulla clausola: “Lautaro vale 111 milioni? Beh per Chiesa potrei togliere un milione”. Un battuta, come detto, ma che spiega come la Fiorentina non sarebbe disposta a far sconti a chiunque si presentasse a Firenze per acquistare il talento viola. Rocco, proseguendo nella sua disamina, ha lanciato un bengala per illuminare il percorso del giocatore o se preferite un monito per farlo riflettere sulla decisione finale: “Chiesa sa cosa è la Fiorentina, chi è Rocco e cosa troverà in futuro qui a Firenze. Se va altrove non lo so…”. La metafora della vecchia strada per la nuova. E se fosse la Juventus a fare l’offerta giusta? Commisso è stato ancora più trasparente: “Se Chiesa vorrà andarsene la nostra priorità sarà quella di avere la giusta contropartita economica. Non ci sono veti per alcune società. Però in questo momento ho uno splendido rapporto con Federico e suo padre. C’è un clima positivo e non va alterato”. 

Il rapporto tra Rocco Commisso e la Juventus era diventato burrascoso dopo la sfida di Torino del gennaio scorso. Il rigore dato alla Juventus, nonostante il richiamo al Var, aveva fatto esplodere il presidente viola. Dichiarazioni dure che avevano trovate stizzite reazioni della Juventus anche nei giorni seguenti, a partire dal presidente Agnelli. La società viola era arrabbiata e ferita per il trattamento subìto anche per altri episodi poco simpatici avvenuti nella sfida di andata al Franchi. In particolare un incontro ravvicinato tra il direttore Paratici e Joe Barone. La rabbia alla fine di gennaio era salita oltre il livello di guardia, tanto che i dirigenti viola fuori da taccuini e microfoni avevano sibilato: alla Juve non andrà Chiesa, né nessun altro calciatore della Fiorentina. Il pallone, però, è anche il terreno dei grandi conflitti prima e delle riappacificazioni dopo, magari sotto veste di tregua armata. Soprattutto quando può scattare una grande operazione di mercato. Dunque, il veto sulla Juve non c’è più. Ne prendiamo atto. 

Ecco i fatti. In epoca di Covid-19 è impossibile chiudere trattative. Quando si parla di 100 milioni e oltre, tra cartellino e ingaggio, non si può portare a compimento un affare per telefono. Non risultano contatti tra il giocatore e Torino, tra l’altro essendo sotto contratto senza mandato della società, sarebbe oggetto di pesanti sanzioni. Risulta, invece, come confermato da Rocco Commisso, un’ottima interlocuzione tra la società viola ed Enrico Chiesa. E’ Joe Barone, direttore generale, a parlare spessissimo con Federico e anche col padre. Sempre via telefono. Vale lo stesso ragionamento fatto prima: fino a quando il virus non consentirà di tornare ad una vita normale, anche nella liturgia del lavoro, Enrico Chiesa e la Fiorentina non potranno mettersi a sedere per discutere il rinnovo o eventualmente una cessione. Il dato positivo è che ora c’è un rapporto fertile tra le parti cosa che invece non esisteva 10 mesi fa. 

Conclusioni: l’idea di Commisso è quella di fare una Fiorentina competitiva per tornare in Europa, una frontiera imprescindibile per la crescita della società e Chiesa è il calciatore più rappresentativo di questo gruppo di giovani talenti. Ma le opportunità di mercato possono anche regalare nuovi scenari, le cessioni fanno parte del gioco. L’importante, però, è che vengano gestite nel migliore dei modi, con la collaborazione degli attori protagonisti. Dicendo ognuno la verità e caricandosi le proprie responsabilità. Senza colpevoli, ma soltanto vincitori seguendo le legittime aspettative. La Fiorentina di Rocco Commisso rappresenta una bella novità nel nostro pallone. Un presidente che garantisce in prima persona. Lo scaricabarile del passato non dovrà più tornare. Erano i tempi delle frasi da sagra paesana: “Se un giocatore vuole andarsene deve andare al Piazzale Michelangelo a dirlo alla città…”. Trapassato remoto, appunto.