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ALTRO CHE VIRUS, QUESTA È UNA FARSA DA REPUBBLICA DELLE BANANE. LA LEGA CALCIO SCAVALCATA DAGLI INTERESSI DEI CLUB: IL RETROSCENA DI MERCOLEDÌ E LA BEFFA SUBITA DAI VIOLA

di Leonardo Bardazzi

Altro che coronavirus. A bloccare la serie A sono stati gli interessi privati, la logica dell’incasso, i poteri forti dei club che non più tardi di qualche giorno fa avevano chiesto al governo di giocare a ogni costo. E così ancora una volta il calcio italiano si è trasformato nella Repubblica delle banane, incapace di imporre una scelta già fatta da giorni, ma semmai assolutamente ubbidiente a chi, come la Juve, pretendeva che fossero prioritarie le logiche da botteghino.

E’ stata una farsa, e non perché sono saltate altre partite. In tempi di emergenza infatti, una cosa futile come questa, non può che essere l’ultimo dei problemi. Ma arrivare a cancellare cinque partite dopo una settimana di riunioni, attese e comunicati, è una scelta che racconta che il mondo del pallone non ha dirigenti all’altezza, che non può essere credibile agli occhi dei tifosi. A Udine, come a Torino, Milano, Parma e Reggio Emilia, si doveva giocare a porte chiuse, l’aveva chiesto il governo e confermato la Lega. C’era da fare i conti col male minore, come giovedì in Europa League. L’alternativa - lo avevano detto gli stessi dirigenti - era mandare i calendari nel caos, mettere a rischio lo stesso campionato.

Il dietrofront invece è arrivato a mezzogiorno di oggi, a sei ore dal fischio d’inizio della partita della Fiorentina, in una città, Udine, che conta (fortunatamente) zero contagi sul più chiacchierato virus degli ultimi anni. In questa scelta non c’è rispetto né per i viola, né per i tifosi, non c’è logica alcuna, se non, appunto, quella dei soldi. Leggo che il rinvio delle partite è stato fatto per “tutelare il prodotto”, per non dare agli altri l’immagine di un’Italia schiava del contagio: perché, cancellare le partite da un momento all’altro, cos’è, uno spot promozionale? Se non piacevano le porte chiuse, bastava rimandare la giornata di campionato subito, senza stare ad ascoltare le opinioni di chi lavora solo per fare il proprio interesse.

E invece si è permesso ai club di scavalcare tutti - governo compreso - nel nome di un’emergenza che c’è solo quando fa comodo. Come spiegare altrimenti che in B si è giocato regolarmente, che a Roma, con i casi di coronavirus appena spuntati nella capitale, c’è l’Olimpico pieno e che, addirittura, lo Stadium riaprirà in settimana per la coppa Italia. Il calendario intanto è realmente diventato un caos, l’Inter oggi come oggi non sa neppure quando potrà recuperare con la Samp, mentre la Fiorentina se n’è tornata a casa dopo che la Lega stessa (non più tardi di mercoledì sera) aveva rassicurato la dirigenza viola che sì, a Udine si sarebbe giocato, e che pazienza se il governatore del Friuli si sarebbe arrabbiato. Si fa organizzare la trasferta alla Fiorentina, mentre ci si fa tirare la giacchetta dalla Juve: è la Repubblica delle banane, bellezza. Dove il grottesco diventa consuetudine e dove difendere il proprio orticello conta di più di ogni altra cosa. Appuntamento alla prossima puntata, comunque. Fiorentina-Brescia dovrebbe essere la partita dell’ora di pranzo, ma si giocherà davvero? Chi lo sa, forse domenica a mezzogiorno qualcuno ce lo farà sapere.