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AMAREGGIATI CON FIEREZZA, MA FIRENZE FA COMUNQUE UN FIGURONE. NON È TEMPO PER GIUDIZI FINALI

di Stefano Prizio

Sembrava proprio fosse giunto il momento buono perché la Fiorentina tornasse ad alzare un trofeo. Invece bisognerà ancora attendere. Attendere, che è già di per sé un’occupazione, è non aspettare niente che è terribile, come diceva Cesare Pavese. E via via aspettando è d’uopo intanto lasciar mitigare l’amarezza per la sconfitta in finale con l’Inter, una sconfitta, diciamolo subito, immeritata e a testa altissima. Anzi, di più, non è spropositato affermare infatti che all’Olimpico di Roma la Firenze calcistica ha fatto un figurone, a partire dalla tifoseria, proseguendo con la squadra.

La tifoseria, si diceva: c’è chi una decina d’anni fa in una finale di Coppa Italia mostrò al paese l’immagine di quel fine intellettuale di Genny ‘a carogna, al secolo Gennaro De Tommaso, i fiorentini invece, in migliaia  sugli spalti dell’Olimpico, rappresentano la Loggia dei Lanzi con il Perseo che regge la testa di Medusa capolavoro di Benvenuto Cellini, la differenza è notevole e si lascia apprezzare. La squadra viola dalla sua, per non essere da meno, parte bene e trova un illusorio vantaggio, poi ricade nei suoi limiti cronici, ma nel secondo tempo mette sotto la sua Medusa, sebbene non riesca a mozzarle la testa, a causa della solita difficoltà a trasformare in reti le occasioni da gol.

Tuttavia la compagine di Italiano può recriminare anche contro la cattiva sorte, specie sui miracoli del portiere nerazzurro Handanovic e i soliti gol divorati da Jovic ( autore comunque di una bella prestazione e probabilmente meritevole di partire titolare). Per tutto ciò, sebbene sia comprensibile il sentimento di delusione che grava come piombo sull’ambiente viola, logica vuole che assieme al gusto amaro prevalga la fierezza per ciò che è la Fiorentina, sarebbe quasi da creare alla bisogna un neologismo come ‘fieramareggiati’ per significare lo scoramento intrepido, l’amarezza orgogliosa che è giusto provare dopo la perduta coppa. 

Taluni, specie sui social, dicono che nel calcio ci sono le categorie e questa differenza di calibro s’è vista nella finale tra Inter e Fiorentina, forse è vero, tuttavia dette categorie non si sono viste per larghi tratti del secondo tempo, quando i viola se avessero segnato due gol, nulla avrebbero rubato, e con due gol in più la Fiorentina… tralasciamo… La coppa perduta è una tappa di crescita per il gruppo viola, il suo tecnico e la società.

La Fiorentina avrà modo di mettere a frutto l’esperienza fin da subito nella finale di Conference a Praga contro il West Ham, e ancora a gennaio prossimo nella final four che assegnerà la Supercoppa italiana, eccoli i prossimi due prestigiosi trofei che il club viola ha la possibilità di vincere. Ma attenzione, perché la tentazione a cui molti non resistono in questi momenti a ridosso della delusione è affrettare le analisi più tranchant, più critiche e pessimiste,  i giudizi definitivi e inappellabili. In molti già discettano sul futuro, su come rifare la squadra, giocando con le figurine e soprattutto coi soldi altrui.

Certo, possono essere tutte analisi vere o almeno verosimili, ma c’è chi ama gettarsi a bomba sul nichilismo più vieto, quando ragione imporrebbe che ogni analisi definitiva venisse intrapresa a stagione davvero conclusa, quindi almeno dopo il 7 giugno, quando avremo veduto infine  cosa la Fiorentina stringerà nelle pugna, poi lietamente parleremo della prossima stagione.

Lasciateci infine una chiosa che sappiamo corre il rischio d’apparire la solita storiella della volpe e l’uva, ma far cronaca c’impone completezza: nella finale tra Inter e Fiorentina è andata in scena una sfida iniqua, squilibrata, quasi tossica, nel senso che si sono messe a petto una squadra sana e monda da debiti, un club che rispetta le regole economiche persino all’eccesso, insomma un club virtuoso che viene da un ventennio complesso, nel quale ha conosciuto l’onta del fallimento, la retrocessione in C2 e poi con l’impegno di una città e i soldi prima della famiglia Della Valle, poi di Commisso, si è risanato ed è tornato ai luoghi importanti del calcio italiano, parliamo ovviamente della Fiorentina.

Contro un avversario, l’Inter, dalla storia gloriosa e blasonata, ma che ha 880 milioni di euro di debiti ed è con quei denari di rosso che ha costruito e mantiene la squadra che ha un tasso tecnico tanto maggiore rispetto alla Fiorentina. Il grande giornalista fiorentino Tiziano Terzani diceva, educhiamo i nostri figli ad essere onesti non furbi. Il giorno che dovesse divenire questa la morale del sistema calcio italiano, anche certi soprusi finiranno e prevarranno i valori dello sport e le partite, finali comprese inizieranno sul serio da 0-0.