.

ASPETTANDO QUEL CHE SERVE... LETTERA APERTA A VINCENZO MONTELLA

di Stefano Prizio

Caro Vincenzo occhio… perché a Firenze, e forse ovunque nel Paese che somiglia così tanto a Moggi e a Fabrizio Corona, la sincerità non paga. Anzi, è un rischio, come un 17 e cavalli alla roulette di Montecarlo o un derivato di Mps. Occhio Vincenzo perché i suoi meriti evidenti: l'aver dato gioco e personalità ad un gruppo eterogeneo di nuovi arrivati (una ventina provenienti da ogni parte del globo terracqueo calcistico), l'aver proiettato la squadra nelle vette sognanti della classifica, non basteranno a difenderla se dovesse iniziare a soffiare il vento della Purga.

Il vento del nord, impietoso, sovrano, ineludibile. Occhio Vincenzo perché inizieranno a chiederle "di più", a trovarle i difetti (e ne ha come tutti), a pretendere "i risultati" nonostante le lacune di un programma ben costruito e ambizioso come è indiscutibilmente quello legato al grande rilancio della Fiorentina. Caro Vincenzo, inutile ricordarlo ad un uomo di calcio intelligente come lei, l'anello debole in questi casi è l'allenatore. Lo è per i tifosi, legati indissolubilmente all'umore dei risultati, lo è per la stampa, serva in un Paese di servi. Lo è per la società che deve statuariamente pensare al "bene superiore", all'interesse aziendale che talvolta prescinde dai meriti e dai demeriti dei dipendenti.

Caro Vincenzo, lei è un dipendente, abile, preparato, forse persino geniale. Ma essendo un dipendente autonomo, orgoglioso e - così ci pare - con pochi peli sulla lingua quando debba chiedere adeguamenti tecnici alla sua società, è a rischio. Lo annusiamo nell'aria, lo leggiamo facendo l'esegesi di ciò che si scrive e dice nelle "aree grigie" della critica locale. Ci pare di leggervi quanto poco siano piaciute certe sue parole chiare, certe sue richieste cristalline (sacrosante e condivisibili, ma giudicate troppo dirette) rispetto al possibile potenziamento di una squadra che se vuole avere ambizioni importanti in questo campionato deve darsi più gambe. Deve darsi una mano col mercato. Deve prendere calciatori pronti subito per aiutare la squadra da lei allenata a fare la volata finale che può ancora essere quella per un posto in Champions League. Cosa serve? Facile. Una punta pronta. Forse un portiere, anche se nella gestione della porta, glielo diciamo sicuramente caro Vincenzo, ha gestito male lei. Magari qualcos'altro a centrocampo, ma ci basterebbe fosse risolto il problema attaccante che la Fiorentina sa di avere fin dalla scorsa estate.

Ma occhio caro Vincenzo, i potenti si misurano dai loro servitori diceva Indro Montanelli, e noi - nè potenti nè servitori - confessiamo un timore, palesiamo una paura, di vedere riscritta la vecchia storia di Prandelli, un allenatore diverso da lei per molti versi, ma ugualmente autonomo, orgoglioso e senza peli sulla lingua quando si trattava di difendere il proprio lavoro e in generale la dignità e l verità dei fatti. Verso Prandelli vedemmo prima guatare i cànidi, a catena, sbavanti, a comando, poi andò tutto come andò. Certo, caro Vincenzo, siamo lontani da quei tristi momenti. I tempi attuali sono verdi,  allegri - nonostante i risultati non premino -  il clima ancora è buono. Ma se si fida di chi ha già visto, di chi è già passato da momenti diversi da questo. Se si fida ascolti il consiglio: parli con più prudenza.

Stefano Prizio