ASPETTIAMO DELL'ALTRO...
Vedrete che qualcuno ci spiegherà che dopotutto Juventus e Fiorentina hanno giocato un tempo per parte. Chiunque lo dica ignoratelo, c'è il rischio che per un motivo o per l'altro, non sia in buonafede. Fortunatamente invece le gare in trasferta non esistono per il patron Andrea, altrimenti sarebbe stato di nuovo costretto a farfugliare, in risposta a qualsiasi domanda, che Mihajlovic non è in discussione e che è meglio vincere che giocare bene. Una posizione, quella della società, da Andrea a Pantaleo, passando per il presidente e l'uomo dei conti, che assomiglia molto all'atteggiamento di quei giapponesi che, sperduti fra le isole del pacifico, non si erano accorti che la guerra era finita e pensavano di dover continuare a combattere fino a pochi decenni fa. Difendere Mihajlovic in questo momento significa non tutelare un progetto tecnico a cui la Fiorentina ci aveva detto di credere. Mihajlovic si è presentato a Torino con Jo-Jo centravanti, l'impresentabile Kharja a uomo su Pirlo, De Silvestri ancora titolare. E' partito col 4-3-3, è passato al 4-4-1-1, ha finito con un caos totale. Una squadra molle, inguardabile, un primo tempo che è andato al di là di ogni peggior previsione, anche di chi pensa che questa squadra, con questo manico, non è da prime sei posizioni, quindi da Europa. Poi ci sarebbero alcune domande legate alle tante chiacchiere sparse dai tanti, forse troppi, dirigenti viola. A chi mi parla di identità, di valore della maglia chiedo cosa rappresentino, in questo senso, l'arrivo di un marocchino trentenne che ha giocato ovunque e di un carro armato uruguayano trentunenne e cosa possono portare più di Babacar, Salifu, Romizi, Camporese (ma forse sta diventando più importante vincere lo scudetto primavera che portare ragazzi in prima squadra). Chiedo poi a chi continua a difendere e a voler dar tempo a Mihajlovic semplicemente perché. Dopo un anno e mezzo questa squadra non ha un'identita, ha poche idee, si affida sempre e solo ai suoi non molti talenti e, per rispondere ad Andrea Della Valle, oltre a giocare male vince pochissimo (due volte su otto quest'anno). Stavolta, dopo la gara, ho rinunciato ad ascoltare le palle dei protagonisti e i distinguo di chi difenderà Mihajlovic a prescindere fino ad un minuto dopo l'eventuale esonero (poi improvvisamente diventerà un somaro). Il solito teatrino che di qui a domenica ci vorrà far credere che questa squadra avrebbe potuto essere molto più in alto in classifica. Come no, chiacchiere che magari faranno felici quei tifosi che negli ultimi mesi si sono distinti per aver contestato Cerci prima di entrare in campo, fischiato Montolivo mentre giocava con la maglia viola, dato del pezzo di m. ai Della Valle e dello zingaro a Mihajlovic. E se semplicemente, tutto sommato, alla fine ci meritassimo Mihajlovic?
Leonardo Petri