BADELJ DA LIBRO CUORE, È L’USATO SICURO PER TAMPONARE L’EMERGENZA. LA FIORENTINA È UN CANTIERE APERTO, LIVORNO NE È STATA LA DIMOSTRAZIONE. BOA IN RITARDO, CHIESA C’È. MA ORA SERVONO COLPI A EFFETTO
A volte ritornano. E alla Fiorentina succede spesso. Dopo Toni e Gila, Montella e Pradè, riecco Milan Badelj, il capitano del dopo Astori, l’uomo che fece piangere una piazza intera leggendo quella lettera dedicata all’amico Davide, ma anche il punto di riferimento in mezzo al campo che Montella aveva chiesto fin dal primo giorno di mercato. Milan è un giocatore dal sicuro affidamento, conosce la Fiorentina e si sente legato a Firenze: fu lui a scrivere (insieme a Saponara, Sportiello e qualche altro) la dedica ad Astori, a lasciargli la rosa sotto la maglia numero 13 in mezzo al muro di sciarpe creato al Franchi e fu sempre lui a scegliere la foto del capitano da stampare sulle maglie celebrative (la prima delle quali fu mostrata da Vitor Hugo, dopo il gol al Benevento) e a regalare una delle fasce da capitano con scritto DA13, alla famiglia Astori. Divenne il faro di Pioli, la guida di una squadra poi capace di reagire come meglio non avrebbe potuto.
Non è difficile insomma capire il perché della sua scelta di tornare. Se ne andò con la voglia di provare altre sfide, col dubbio che la Fiorentina non avesse più le stesse ambizioni di quando arrivò, nel 2014, portato da Macia. Alla Lazio però non è andata come avrebbe voluto, Lucas Pezzini per Inzaghi è un intoccabile e a Milan non è rimasto che fare la riserva. Troppo poco per uno che resta nel giro di una delle Nazionali più forti d’Europa, per un regista dai piedi di velluto, magari un po’ compassato, ma talmente intelligente da saper sempre cosa fare. L’operazione però, ammettiamolo chiaramente, da un punto di vista aziendale non è il massimo: dopo averlo perso a zero, la Fiorentina è pronta a riprenderselo con ingaggio più che raddoppiato (guadagnerà due milioni) e con un diritto di riscatto fissato oltre i sei milioni. Se il riscatto sarà davvero pagato lo sapremo tra un anno (personalmente ne dubito), intanto però Montella - sempre che non ci siano intoppi dell'ultim'ora - avrà il suo condottiero, la sua garanzia davanti alla difesa. Non è poco, soprattutto se si guarda a quello che è oggi la sua squadra: un cantiere aperto.
A Livorno è stata una sgambata, Sottil ha fatto un bel gol, ma il centrocampo è terra di nessuno. E al fischio d’inizio del campionato, ormai, mancano meno di tre settimane. C’era bisogno di qualcuno pronto subito e Badelj, in questo senso, è l’acquisto migliore possibile. Affiancargli Naingollan sarebbe stato il top, ma ormai il Ninja è andato e Pradè dovrà inventarsi qualcos’altro. Lirola per il momento resta l’unico acquisto oneroso, la Fiorentina così ha ancora la possibilità di spendere qualche decina di milioni, per una mezzala (Demme?), ma anche per un attaccante in più, che formi il tridente con Boateng e Chiesa. Su Fede a proposito, arrivano buone sensazioni: il morale non è dei migliori, ma il piede è sempre quello. E quando arriverà anche la condizione migliore, Chiesino sarà ancora l’uomo in grado di fare la differenza. Per Boateng invece servirà pazienza. L’intesa con Fede c’è, ma Boa ha il freno a mano tirato e difficilmente entrerà in condizione prima di un mese. La Fiorentina insomma è in ritardo, ma in fondo si sapeva. L’asso nella manica resta sempre lo straordinario entusiasmo della gente, delle migliaia di tifosi visti a Montecatini, dei cori della curva a Livorno, delle file al botteghino per abbonarsi. Firenze e la Fiorentina sono tornate a essere una cosa sola, se n’è accorto anche l’amico Badelj. Che non a caso è pronto a tornare, anche a costo di ridursi lo stipendio. Ora mancano i colpi a effetto e magari un centravanti che garantisca gol. C’è ancora un mese per riuscirci, attendiamo fiduciosi.