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CHIESA E BERNARDESCHI: L'EREDITÀ DI UN 2016 PARADOSSALE

di Tommaso Loreto

Auguri a tutti, affinchè oggi tutte le amarezze restino da parte. Poco, pochissimo altro da aggiungere in tempi in cui sorridere è sempre più difficile. Anche perchè dove un tempo si poteva riversare semplicemente passione e identità, oggi si vive con la calcolatrice in mano. In attesa che i conti tornino, o che gli iter burocratici facciano il loro percorso affinchè il futuro possa essere un filo più entusiasmante (leggere alla voce "stadio nuovo"). 

A rivederlo, il 2016 che la Fiorentina archivia è fatto di paradossi, di opposti come i momenti che squadra e il tecnico hanno vissuto. Inutile riepilogarli, ognuno li ricorda vividamente e con la stessa sofferenza patita giovedì sera in pieno recupero. La gara con il Napoli, tuttavia, oltre alle solite mancanze difensive lascia in dote due motivi in più per augurarsi un 2017 diverso. 

Bernardeschi e Chiesa sono stati già ampiamente celebrati, ma adesso devono essere messi nelle condizioni di illuminare il percorso della Fiorentina dei prossimi anni. Il fatto che in tanti già si domandino entro quanto saranno ceduti, sotto questo profilo, dovrebbe far pensare la società a quanto emozionalmente è stato seminato negli ultimi anni. E, attenzione, qui non si tratta di pretendere investimenti che, di nuovo, nel mercato di gennaio potrebbero essere limitati

Si tratta invece di coltivare quel bene prezioso che è la comune identità di una piazza sportiva, la sua passione condivisa, la fede indiscussa nei propri colori. Bernardeschi e Chiesa sono già la Fiorentina, sono cresciuti con la maglia viola, prima che la realtà spazi via sogni e ambizioni che nel calcio moderno non esistono più (e su questo Sousa ha le sue ragioni) sarebbe bello poter sognare di ripartire, e correre, con due bandiere simbolo della Firenze del calcio. 

Tommaso Loreto - Direttore www.firenzeviola.it