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CHIESA, LA STRATEGIA DELLA FIORENTINA NON CAMBIA. VUOLE FARNE UNA BANDIERA. DE ROSSI NON SERVE PIÙ, NO A IBRA. A GENNAIO IL CENTROCAMPISTA. PEDRO, PRIMA CONVOCAZIONE. STADIO, ORA NARDELLA NON PUÒ TRADIRE ROCCO

di Enzo Bucchioni

Ogni tanto rimbalzano a destra e a sinistra presunte notizie su Chiesa, del tipo s’ode a destra uno squillo di tromba, a sinistra risponde uno squillo….(Il poeta mi perdonerà) e allora cerchiamo di capire qualcosa. Anche se capire, almeno per me, è notoriamente roba grossa…

La notizia sarebbe che non c’è notizia, ma non è proprio così.

La situazione per la Fiorentina è molto chiara, non è cambiata rispetto all’estate scorsa e non cambierà. Commisso vuole fare di Chiesa la bandiera della sua Fiorentina, l’idea è sempre la stessa e almeno fino all’estate del 2022, cioè per questo e per altri due campionati, l’attaccante resterà in viola. Lo zio d’America non vuole sentire ragioni, non vuole vendere i campioni, casomai li vuole comprare. E non batte ciglio neppure di fronte a chi gli fa notare che in caso di mancato rinnovo sarebbe meglio vendere subito per evitare il rischio di perdere Chiesa a parametro zero nel 2022. La sua replica è sempre la stessa: Siamo una società forte, non abbiamo bisogno di soldi, le strategie le facciamo noi e non ci può spaventare neppure perdere un giocatore a parametro zero, è successo anche ad altre società importanti e sono rimaste quelle di prima.

Rocco tira dritto non vuole farsi condizionare da niente e da nessuno. Traducendo, il tema Chiesa non è (per ora) nell’agenda delle urgenze.

Nel frattempo i rapporti con il ragazzo da tesi che erano durante l’estate sono diventati buoni, dopo la burrasca americana e l’incontro fra Enrico Chiesa e Joe Barone non propriamente felice, lo stesso dirigente sta facendo di tutto per mettere il ragazzo sempre più al centro del progetto. Come ha detto lui stesso, Joe gli parla costantemente (meglio se in inglese) per fargli capire l’importanza dei piani di Commisso e del suo possibile ruolo di primo piano in questa crescita della Fiorentina, le grandi idee in cantiere, la caccia alla Champions e i piani di sviluppo con possibili soddisfazioni e (magari) anche vittorie. Le cose per Chiesa vanno molto meglio anche in campo, è tornata la forma fisica, il ragazzo fa la differenza, la vicinanza di Ribery aiuterà la sua crescita e questo è quello che interessa la Fiorentina.

E’ chiaro però che prima o poi arriverà anche il momento dell’incontro con Enrico Chiesa per valutare la possibilità di rinnovo del contratto. Oggi come oggi si pensa al periodo pre-natalizio come una data possibile, di sicuro non prima di dicembre.

La Fiorentina sarà molto chiara, chiederà al babbo-manager di prolungare il contratto fino alla stagione 2023-2024 (1+4) come ha fatto con Castrovilli e sta facendo con tutti gli altri giovani.

La cifra messa sul piatto per Chiesa sarà uguale a quella di Ribery, quattro milioni netti a stagione, il massimo. Stipendio da campione. Saranno anche spiegati, ovvio, gli obiettivi ambiziosi a cominciare dal prossimo mercato di giugno quando Commisso proverà a investire pesantemente opponendo al fair play finanziario il valore del Centro Sportivo di Bagno a Ripoli, il piano-Stadio, la sponsorizzazione Mediacom a diversi zeri e altre idee in ballo e in testa.

Non sappiamo cosa risponderà Chiesa. La sensazione percepita qualche tempo fa portava a una voglia matta di non prolungare per lasciare Firenze verso una grande. E’ cambiato qualcosa?

Non è dato sapere. Da mesi Chiesa ha scelto la strada del silenzio e le sue intenzioni le conosceremo soltanto dopo questo incontro con la società.

Ma Barone e Pradè sono pronti a tutte le soluzioni. Saranno felicissimi (ovvio, come tutti) se riusciranno a portare a casa il rinnovo fino al 2023-24 e ci proveranno fino in fondo, ma diranno decisamente no a una eventuale richiesta di cessione nel prossimo mercato di giugno.

In sostanza, molto presto Chiesa si troverà davanti a un bivio, accettare il rinnovo e l’aumento o rimanere altri due anni e mezzo così, per poi andar via a parametro quando avrà 25 anni. Oggi mi sento di escludere che, volendo, possa convincere Rocco a cederlo. E nelle orecchie mi tornano in mente quelle parole pronunciate nel primo giorno fiorentino: Chiesa non sarà il mio Baggio.

Continuo, nel frattempo, a sentire anche altri squilli di tromba a destra e sinistra del tipo a gennaio arrivano De Rossi e Ibra. Che faccio?

Non posso neppure strapparmi i capelli. E allora non mi resta che provare a ragionare, per quel poco…

Comincio da De Rossi. E’ vero, al Boca è già finito l’innamoramento. Ed è altrettanto vero che l’estate scorsa Pradè lo aveva cercato. Appunto, l’estate scorsa. Nel frattempo Pradè, ricevuto il no di De Rossi, ha preso Pulgar e Badelj, due che giocano proprio nel ruolo di De Rossi. Che facciamo la collezione? Quindi, se riesco a ragionare, a occhio mi sembra una cag…pazzesca, più o meno come il commento di Fantozzi sulla Corazzata Potemkin visto al cineforum. E Ibra? Anche l’estate scorsa si fece questo nome, ma oggi con Ribery un altro Grande Vecchio sarebbe di troppo. Perché? La Fiorentina non ha obiettivi immediati in questa stagione, non ha la forza per puntare subito alla Champions e invece un giocatore di 38 anni lo prendi quando hai obiettivi da centrare. Passo, per altri versi, a Tonali. Pradè c’ha provato con tutte le forze l’estate scorsa. Avrebbe speso anche 40 milioni (e avrebbe fatto bene), ma Cellino non ha mollato. Oggi, purtroppo, è tardi. Avvisate i soliti noti. Ora Tonali lo vogliono le grandi d’Europa, la Juve, l’Inter che lo segue da anni, secondo voi la Fiorentina ha chances, siamo seri…

Passo a tutti i nomi che spuntano come funghi attorno alla Fiorentina da mezzo mondo. Perché? Semplice. Pradè lavora a 360 gradi, fa seguire prospetti interessanti ovunque e basta qualche intermediario di mercato a vedere una partita o chiedere notizie di un giocatore, che spunta il nome della Fiorentina. Meglio così, ma oggi certezze non ce ne sono. Tante idee, lavori avviati, ma gennaio è lontano. Pradè, lo ripeto, cerca un centrocampista fisico, di gamba, e un centrale di difesa dai piedi buoni per far partire l’azione dal basso. Quest’ultimo però più probabile per giugno.

Chiudo con la vicenda Mercafir. Il sindaco ieri ha fatto vedere al mondo che la task force per lo stadio è al lavoro. Mi chiedo come mai si stia lavorando sodo solo ora e penso al tempo perso negli ultimi anni, ma la risposta è facile: hanno capito che Rocco non scherza. Mamma sto perdendo lo stadio, gridava l’altro giorno Nardella. Ha cercato di rimediare in fretta, sulla carta ha fatto un ottimo piano e adesso sta cercando di trasformare le promesse in certezze. Auguri, naturalmente. Commisso ha accolto con entusiasmo il programma di lavoro in 48 mesi del sindaco ed io non ho ragioni tecniche per dubitare delle parole di Nardella. Se lo dice lui che è il sindaco, se lo dicono i suoi tecnici, evidentemente hanno studiato a fondo. E se si fa lo stadio in 48 mesi, champagne per tutti.

Mi tengo alcuni dubbi da cittadino e da italiano. Quando Nardella parla di “tempi europei” per fare e disfare, mi vengono le bolle. Poi penso: faranno lavorare ditte straniere…Mah.

Poi mi vengono in mente tutti quelli che hanno il Tar facile. Vuoi vedere che domattina s’alza uno e ti fa un ricorso? Siamo in Italia…Saremmo fregati. Insomma, spero che Nardella abbia fatto bene i suoi conti perché a naso se Rocco scopre che il fast fast fast nardelliano è una mossa per stoppare l’ipotesi Campi, il colpo di scena potrebbe essere dietro l’angolo. Lavorate gente, lavorate. Ma anche a Natale, a Capodanno, per Ferragosto. Quarantotto mesi sono quarantotto mesi qui come a New York, non è come la storia del fuso orario…