.

CI SONO PARTITE CHE VANNO OLTRE IL RISULTATO, QUESTA FIORENTINA RENDE ORGOGLIOSI. MONUMENTALE LAFONT, PEZZELLA COME ASTORI: DA QUI SI PUO’ COSTRUIRE IL FUTURO

di Leonardo Bardazzi

Onorare la maglia, mettercela tutta, sempre, anche quando le energie non ci sono più, anche quando le gambe ti fanno così male che avresti solo voglia di andarti a fare una doccia. E leccarti le ferite. 

Ci sono partite che vanno oltre il semplice risultato, quella di ieri è una di queste. Perché se c’è una cosa che ogni tifoso chiede alla propria squadra è proprio questa: lottare su ogni pallone, essere intrepidi, come i classici undici leoni che chiedono le curve. I viola sono andati addirittura oltre, giocando 90 minuti di sacrificio e abnegazione, contro una grande del campionato che non vedeva l’ora di riscattare l’onta dello scorso anno (Il Napoli perse lo scudetto proprio al Franchi). La Fiorentina ieri ha sofferto e sbandato, ha corso e pressato con coraggio, fino alla stoica resistenza finale, con il capitano zoppo e improbabile attaccante stile anni ’60 e con mezza squadra (Ceccherini, Dabo, Veretout, Muriel, la lista è lunga) in preda ai crampi. 

Anche per questo è stata una partita d’altri tempi, giocata con animo nobile e dove il cuore ha contato più di tutto. Onore dunque a questa Fiorentina valorosa, al suo allenatore bravo nell’inventarsi un nuovo sistema di gioco (5-3-2, con Dabo terzino e il duo Ceccherini-Hancko spalle di Pezzella) e nell’infondere questo spirito indomito, che vale molto più del semplice punto in classifica e che può essere il valore più importante col quale costruire il futuro. Lafont è stato monumentale, ma tutti, nessuno escluso, meritano applausi a scena aperta. Dabo si è sacrificato sulla fascia, Veretout è stato un portento, Hugo è entrato senza essersi allenato per una settimana, Gerson ha preso più volte la squadra per mano e anche Chiesa ce l’ha messa tutta per trascinare la sua Fiorentina all’impresa. Bravi, bravi davvero. E pazienza se la difesa, come prevedibile, ha sbandato un po’. Il Napoli ha un attacco atomico ed era impensabile non concedergli nulla, specie con una linea difensiva mai vista finora. La mani di Lafont come detto hanno fatto il resto: il ragazzino le ha prese tutte, prima su Mertens, poi su Zielinski e Milik. E’ stata di gran lunga la sua miglior prestazione in viola: in porta sta crescendo un numero uno per davvero.

Dopo Udine poi, ai viola avevamo chiesto più coraggio, più voglia di aggredire la partita fin da subito. E il pressing della prima ora, almeno finché hanno retto le gambe, ha messo in crisi i palleggiatori del Napoli e costretto gli azzurri a giocare con lanci lunghi: una cosa quasi mai vista nella nostra serie A, un torneo in cui la squadra di Ancelotti domina praticamente su tutti i campi. Quanto varrà realmente questo pareggio lo sapremo dopo i risultati di oggi, ma poco importa: questo è un punto d’oro. Conquistato con i denti e con un cuore gigantesco. Se l’Europa non dovesse arrivare insomma, non sarà certo colpa del carattere. Vedere Pezzella correre a zoppino pur di non uscire è stato emozionante: ha ragione Pioli, German è il nuovo Astori. E’ lui il simbolo di questa Fiorentina mai doma e determinata, oggi più che mai, a inseguire i suoi sogni.

L’attacco si è visto poco, Muriel ha giocato un paio di palloni di classe e sprecato un ghiotto contropiede, Chiesa è stato il solito moto perpetuo, ma non ha trovato la rasoiata giusta. I gol comunque torneranno presto, perché quei due hanno talento da vendere e si trovano a meraviglia. Preoccupano semmai gli infortuni: fosse una distorsione al ginocchio, Pezzella ne avrebbe per un po’. E anche il guaio al polpaccio di Mirallas potrebbe essere un discreto handicap. Domenica comunque rientrerà Milenkovic e anche Hugo sarà ristabilito, mentre in attacco il Cholito potrebbe avere la chances a fianco dei due gioielli di Pioli: coraggio Fiorentina. La battaglia non è ancora finita.