CI STIAMO DIMENTICANDO COME SI FA A VINCERE: CESARE E UNA TUTA DA OPERAIO CHE NON GLI SI ADDICE. DISASTRO FOURNEAU, MA LA VIOLA È UN’AUTO A TRE CILINDRI. A TORINO SERVE UN MIRACOLO. MERCATO, CACCIA A CAICEDO. PERCHÉ NON PROVARCI CON EL SHAARAWY?
Il regalo per i tifosi non è arrivato neppure stavolta. Il digiuno, di gioco e di vittorie, anzi, continua inesorabile. La Fiorentina ci ha messo il cuore, come chiedeva Commisso e come chiedeva la curva, ma la foga da sola non può bastare per uscire dalla crisi. E così la striscia senza i tre punti si allunga a 8 partite, mentre il doppio impegno interno nel giro di pochi giorni ha portato in dote appena due striminziti punticini, che non tolgono i viola dalla zona bassa, ma semmai aumentano l’incertezza su quello che sarà il futuro.
La partita è stata una somma di stenti, tanti calci e poco calcio potremmo dire, con zero emozioni e appena un paio di azioni da gol. Poco, troppo poco rispetto a quello che era lecito attendersi, soprattutto dopo il buon secondo tempo giocato col Sassuolo. Juric l’ha messa sulla lotta, il suo Verona d’altra parte si conosce, tanto più che a Firenze è arrivato praticamente senza attaccanti. Prandelli non ne ha approfittato e ha scelto si affrontarlo con le stesse armi. Ma la tuta da operaio, a Cesare, non si addice granché. Vista ieri infatti, questa è ancora una squadra iachiniana, schierata a cinque dietro e molto poco incisiva in attacco e in mezzo, dove Castrovilli sembra perso nella generale confusione e dove neppure Bonaventura riesce ad alzare il tasso tecnico della squadra. Continuo a pensare che Prandelli può essere un valore aggiunto solo insegnando calcio, solo creando un’identità che questa squadra non ha mai avuto. Per il momento invece si viaggia al buio, col coltello tra i denti, ma senza avere armi per far male agli avversari e soprattutto senza vedere la luce in fondo al tunnel.
Nel pessimo spettacolo generale, il peggiore in campo comunque è stato l’arbitro Fourneau, capace di confermare un rigore inesistente per il Verona anche dopo aver visto le immagini della caduta di Salcedo e nonostante le incertezze del Var, che non a caso lo aveva richiamato al monitor. Il rigorino concesso a Vlahovic, almeno sotto il profilo del risultato, ha di fatto rimesso le cose a posto, ma i disastri restano. Nel calcio della moviola e delle telecamere ovunque, non si può accettare una conduzione di gara del genere.
Nel finale Prandelli ha provato a vincerla, ma quello strano 5-2-3 è sembrato più un tentativo del momento che una reale soluzione per guadagnarsi la prima vittoria di questo nuovo, complicatissimo e per ora magrissimo (3 punti in 6 partite), ciclo viola. Anche col tridente infatti, di occasioni da gol non ne è arrivata neppure una. Il Verona anzi, si è chiuso con facilità e per poco (ottimo Drago su Lazovic) non ha trovato la via della vittoria.
Sconfitte fuori, pareggi in casa. La Fiorentina va così, impacciata e incerta come una macchina a tre cilindri. Come sempre poi, quando non gira Franck, la luce si spegne. La marcatura asfissiante di Dawidowicz, stile Gentile su Maradona al Mundial ’82, ha certamente influito, ma a 37 anni e con una condizione ancora precaria, il sospetto è che sia stata soprattutto la stanchezza ad annebbiare le idee alla stella viola. Benino Vlahovic, che se non altro segna dal dischetto e lotta come un leone, in crescita Amrabat, che nella battaglia sa esaltare i suoi muscoli, in compenso abbiamo ancora visto la controfigura triste di Callejon e una serie infinita di lanci lunghi, che descrivono meglio di qualunque altra cosa la pochezza attuale. Il mercato, questo è ovvio, dovrà dare una mano decisa a questa Fiorentina in affanno. Servono gol e certezze. Pradè giura che Piatek non è nei pensieri (Milik è sicuramente irraggiungibile), Caicedo invece sarebbe un’ottima soluzione, a patto che Inzaghi si decida a lasciarlo andare. In vendita ci sarebbe pure El Shaarawy, che centravanti non è, ma che desidera lasciare la Cina e certamente ha il talento per alzare il livello della Fiorentina. Un tentativo insomma andrebbe fatto, perché tempo da perdere non ce n’è molto. Partita dopo partita, ci stiamo dimenticando come si fa a vincere. Per passare un Natale meno amaro allora, servirebbe un miracolo a Torino. Anche se credere nei prodigi di questa Fiorentina, è più un atto di fede viola che una reale convinzione che Davide possa realmente sconfiggere Golia.