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CONFERME UCRAINE: SERVE UN PORTIERE, NETO NON È DA FIORENTINA. AMBROSINI E L'ESPERIENZA: LA RICETTA PER ARRIVARE IN ALTO

di Marco Conterio

L'apertura con una breve, brevissima parentesi. La Fiorentina è stata l'unica italiana a vincere nella tre giorni europea. Non la Juventus con il Galatasaray, non il Milan con l'Ajax, non il Napoli con l'Arsenal, non la Lazio con il Trabzonspor. La Fiorentina con il Dnipro, nel pallanuotistico stadio ucraino, un misto tra neve, fango e tanta voglia di un grande prato verde. Perché le speranze nascono da sole, magari pure il sogno di arrivare in fondo a questa Europa. Il girone non è impossibile, ma quella di ieri era la trasferta più dura: senza mezza squadra, nel gelido freddo di Dnipropetrovsk, con tanti acciaccati. Brava Fiorentina, bravo Montella, anche coi cambi in corsa.

Poi il caso, quello scottante. Due indizi fanno una prova, figuriamoci una stagione di errori. L'augurio e l'auspicio sono quelli di essere smentito, un bel guantone in faccia alle idee e alle opinioni. Che per ora restano salde: Neto non è un portiere da Fiorentina. Inter, Parma, ieri quasi il vantaggio regalato al Dnipro. Il sostengo a tutti i costi sull'altare del libro cuore e dell'appoggio incondizionato non è roba da questo mestiere. Seppur errando per alcuni, azzeccando l'idea per altri, il pensiero non cambia. Neto non dà sicurezza al reparto, sbaglia palloni facili, comanda poco la difesa e l'idea di "avere undici giocatori di cui un portiere piuttosto che dieci più un portiere" della Fiorentina è alquanto opinabile. Le squadre di Vincenzo Montella subiscono, storicamente, almeno un gol a partita. A Firenze almeno due segnati a gara, è vero, ma è impensabile di poterli sempre fare e sapere che la squadra ne subirà sempre almeno uno è tutt'altro che confortante. Di questi, questa stagione, molti sono responsabilità di Neto. Sì, a Dnipro poi ha fatto qualche salvataggio discreto, ma Firenze può ringraziare Rodriguez per quella scivolata benedetta, altro che le parate successive. Postilla: evidentemente, la fiducia in Munua non è troppa, se Neto è il portiere titolare. A prescindere dagli errori. Montella, Pradè e Macia, evidentemente, hanno sbagliato le loro valutazioni estive a riguardo.

Può starci. In fondo, tra le più azzeccate, ce n'è una inattesa. Massimo Ambrosini, arrivato con qualche mugugno fiorentino, con gli echi dei rigori per il Milan, accolto comunque come nuovo viola ed ora celebrato come gladiatore della mediana. Ha quell'esperienza che in rosa nessuno ha, il gol di ieri non è meritato. E' meritatissimo. Perché il numero 21 mette cuore, anima, polmoni e carattere sul terreno di gioco, ad ogni piè sospinto. Ribadisco e sottolineo: di Vecino, Bakic, Matos, Wolski, Rebic, già ce ne sono in rosa. Non ne servono altri, per l'immediato la Fiorentina dovrebbe cambiare rotta. E puntare sugli Ambrosini perché, in fondo, è con questi che si vince. La storia del calcio insegna, d'altra parte. Si vince con voglia, freschezza, ma anche e soprattutto col pelo sul petto e con l'esperienza che non si acquisisce in pochi passi d'Italia. E con un portiere, chiaro. Ma questo è tutto un altro discorso...

Di Marco Conterio
Responsabile di redazione, Tuttomercatoweb.com