CORVINO COME MARIO MONTI. MA LA FASE DUE?
Dalle Marche (come dalla Merkel) si è levato ormai da tempo un grido perentorio e disperato, che suona come un ordine, a cui Pantaleo Corvino (come Mario Monti) non può che ubbidire: “Troppi sperperi nel passato: tagliare, tagliare, tagliare”. Purtroppo i tagli hanno riguardato più il monte ingaggi che i giocatori scarsi. E così in sei mesi, costi quel che costi, la Fiorentina si è ripulita degli stipendi più pesanti, quelli di Mutu, Frey e Gilardino ed adesso presenta una perfetta silhouette per chi ne fosse interessato all’acquisto. Piano, però, non corriamo troppo. E teniamo fede alle parole: finché c’è patto, c’è speranza.
La Fiorentina in caduta libera, un mercato in stallo e il progetto del nuovo stadio ancora allo stato embrionale, se non addirittura in fase di concepimento. Passano quindi i mesi e gli anni, ma l’ambizioso progetto viola - dopo una fase di immenso splendore – avanza adesso senza troppe certezze, nonostante l'ottimismo mostrato a più riprese dal presidente Cognigni. Di riflesso sul fronte sportivo le difficoltà aumentano esponenzialmente con il passare del tempo e lo spettro della retrocessione appare sempre più vivido e concreto. Ma come detto la concezione del 'tempo', se accostato alla Viola, resta del tutto singolare.
D'altra parte che la situazione non fosse delle migliori ce ne eravamo già accorti con discreto anticipo. Ma che la cosa potesse prendere così repentinamente le sembianze del dramma è stato a dir poco sorprendente. Lunedì in conferenza stampa è arrivato ben chiaro a tutti il segnale di 'allarme Rossi'. Perso Gilardino, in cerca di nuovi stimoli lontano da Firenze, la società è infatti sembrata ancora più confusa e in balia degli eventi. Colta in contropiede di fronte ad una serie di problemi e sfortunati eventi divenuti col tempo più complessi e difficili da risolvere.
Un domino di disgrazie – cominciato due anni addietro - apparentemente impossibile da arrestare, anche in virtù una struttura portante pericolosamente instabile. In primo piano la proprietà. Lontana parente di quella entusiasta e interessata di qualche anno addietro, e ormai confinata in qualche sporadica apparizione televisiva nel weekend. Poi la posizione titubante del direttore sportivo Corvino. Chiamato al duro lavoro di mercante sebbene privo di certezze contrattuali e lasciato incautamente alla mercé dei cecchini mediatici. Infine la squadra e Rossi. Con un amalgama ancora da trovare e una rosa indebolita dalle partenze illustri e da un vertiginoso calo di entusiasmo protrattosi negli anni. Di fatto un quadro tutt'altro che idilliaco che vede la Fiorentina sprofondata nelle zone meno nobili della classifica e intenta a ripartire in questa seconda metà di stagione, se possibile, ancor più incerta e fragile. Un mix di cause e concause che inevitabilmente non portano miglioramenti al rapporto, già delicato, tra tifosi e società, e che rischia seriamente di minare un progetto dal futuro, almeno a parole, nuovamente ambizioso. Costruire dunque le basi per la Fiorentina di domani partendo dall'oggi. Ecco l'unica ricetta accettabile. Per farlo però servirà il contributo di tutti, nessuno escluso. Impegno e lavoro sul campo, la pazienza della piazza e ovviamente un necessario sforzo economico da parte della società per garantire a Rossi una rosa competitiva. In buona sostanza un attaccante in grado di sostituire Gila e lo stanco Tanque e un centrocampista titolare per ovviare alla pochezza dei vari Munari, Kharja e Lazzari. Due o tre innesti mirati per consentire al tecnico di trovare la quadratura del cerchio e porre le basi per le prossime stagioni. Ovvero ciò che sarebbe dovuto accadere in estate, ma che per molti motivi non è riuscito nel migliore dei modi.
Una volta sistemato il problema tecnico – in tempi brevi, s'intende – sarà il caso di dedicarsi all'altra questione di primaria importanza. Il nuovo stadio, cioè l'oggetto non identificato che aleggia su Firenze ormai da anni, senza però riuscire a trovare modo di palesarsi in forma tangibile. Al di là delle tante parole spese a riguardo negli anni sarebbe infatti edificante per Firenze e per la sopravvivenza stessa della Fiorentina “dellavalliana” che finalmente, e anche in questo caso in tempi celeri, seguissero i fatti. Uno sforzo congiunto da parte dell'attuale amministrazione e della Fiorentina al fine di realizzare, carte alla mano, quel progetto vitale - come ribadito a più riprese dai fratelli Della Valle - divenuto col passare del tempo una sorta di leggenda metropolitana alla quale in pochi credono ancora. E dunque: anno nuovo, stadio nuovo. Altrimenti al prossimo giro di boa il rischio sarà quello di ritrovarsi con una Viola sfiorita e da ricostruire dalle fondamenta come accaduto ciclicamente, guardandosi alle spalle, sulle sponde dell'Arno. Tutto questo assomiglia molto alla fine di un’era, speriamo che il nostro sia solo un grande abbaglio.
Cristiano Puccetti
direttore sport Lady Radio e Quotidiano viola