CORVINO: "È LA MIA RIVINCITA. VOGLIO REGALARE UN TROFEO A FIRENZE". ENTRO DOMENICA L’ANNUNCIO. TUTTI I RETROSCENA SUL RITORNO DEL CORVO E L’ADDIO A PRADÈ. LE SFURIATE DI DIEGO E ANDREA. LE RAGIONI DI SOUSA
"E’ la mia grande rivincita, torno a Firenze non per i soldi, il potere o l’ambizione personale, ma soltanto con l’obiettivo di regalare un trofeo a una tifoseria e a una città straordinaria. Non ci sono riuscito nella precedente esperienza, voglio farcela ora!" Sono queste le parole regalate a un amico fiorentino da Pantaleo Corvino subito dopo aver ricevuto la telefonata esplorativa del presidente Mario Cognigni nel pomeriggio di martedì scorso.
Parole importanti, sicuramente impegnative. Ma da queste parole è facile capire con quale carica e con quale entusiasmo Pantaleo Corvino si prepari a tornare nella stanza dei bottoni della Fiorentina, quella stanza che è stata sua per quasi sette anni e aveva dovuto abbandonare nel 2012 dopo alcune incomprensioni, un periodo difficile coinciso con la morte della mamma e una sconfitta per cinque a zero con la Juve che ha fatto da detonatore a una situazione già esplosiva.
Mancano gli accordi scritti, non c’è niente di ufficiale, ma il dopo Pradè alla Fiorentina è già cominciato. Dagli uffici di viale Manfredo Fanti fanno sapere che i Della Valle stanno valutando la situazione, sono almeno quattro i direttori sportivi in corsa per succedere a Pradè, non è detto che sarà Corvino a riprendere la direzione tecnica, ma in realtà il futuro della Viola è già ampiamente tracciato.
C’era bisogno di una scossa. Serviva una svolta, soprattutto era necessario un uomo di grande personalità e di provata esperienza calcistica per gestire i rapporti con l’allenatore, con la città e rilanciare un buon piano di lavoro che ha dato tanto, ma vuole diventare ancora più importante.
E’ questa l’idea di fondo che ha portato al cambiamento. La decisione finale è stata presa lunedì scorso, quando i fratelli Della Valle sono tornati dalla Cina. Fino ad allora si sono combattute le due anime, c’era chi sottolineava tutto quello che di buono era stato fatto e chi pretendeva di più, voleva il cambiamento. L’analisi è stata profonda.
Pradè, fuori di dubbio, ha fatto bene, sarà difficile uguagliare i suoi quattro anni europei, ma la sensazione che per fare meglio servissero altre persone è apparsa netta fin dall’inizio della discussione a Casette d’Ete. Ci sono dei cicli che finiscono e questo ciclo era finito.
Era finita anche l’esperienza di una gestione in pool, si sono visti i limiti di troppe teste e della mancanza di decisionismo alla guida della Fiorentina. Si è capito che in fondo Sousa aveva ragione nel lamentarsi. Ha sbagliato a farlo pubblicamente e a criticare la società, ma sulla necessità di avere vicino un uomo di calcio, un punto di riferimento costante, non si poteva non dargli ragione.
Tutti questi motivi e molti errori fatti durante l’ultimo anno, hanno convinto i Della Valle che fosse il momento di cambiare per rilanciare verso nuove sfide. L’analisi che è stata fatta da Cognigni con i fratelli Della Valle è stata perfino impietosa sugli errori della stagione.
E’ vero che gli obiettivi sono stati centrati, che l’Europa comunque è arrivata, ma la sensazione che sia stata buttata via una grande occasione per raggiungere la Champions, non è solo la nostra o della tifoseria. Anche i proprietari hanno convenuto che si poteva e si doveva fare di più.
La sensazione più fastidiosa che ha preso Andrea, ma anche Diego di rimbalzo, è quella di percepire ancora una volta scetticismo della tifoseria verso la proprietà quando invece c’era la volontà di spendere e di provare a scalare posizioni in classifica. Prendersi colpe senza avere colpa, ha infastidito non poco soprattutto Diego, è da qui che è nata l’idea del ribaltone. Per capire e spiegare meglio gli ultimi tormentati mesi della Fiorentina è necessario fare qualche sforzo di memoria.
Ricordate l’intervista rilasciata da Cognigni a inizio gennaio al Corriere Fiorentino? In quell’occasione il sempre cauto ed equilibrato presidente Viola, si lasciò andare ad un annuncio: compreremo tre giocatori importanti. E’ quello, in sostanza, che sapevo anch’io e che avevo scritto più volte su Firenzeviola. I Della Valle avevano capito che c’era la possibilità di cullare un sogno, di restare in alto e di provare a conquistare traguardi ambiziosi. Diego e Andrea avevano dato il via libera a spese extra budget convinti che i soldi sarebbero rientrati in virtù del piazzamento Champions o di altri traguardi. In sostanza un investimento. A fine mercato, invece, sono arrivati cinque giocatori che definire ripiego forse è troppo gentile.
Cosa è successo? Chi ha sbagliato? Qualcuno di sicuro. E qui arriviamo a sabato sei febbraio quando la Fiorentina gioca a Bologna. Nel pieno delle polemiche per un mercato fallimentare e un Benalouane preso rotto e senza visite mediche dopo i casi Salah, Milinkovic Savic e Mammana, con Paulo Sousa feroce contro la società nelle interviste pre-gara, proprio quel sabato la Gazzetta dello Sport esce con un articolo molto duro sull’arrabbiatura della famiglia Della Valle pronta a fare piazza pulita. E’ il segnale.
Fra tutti è Diego il più indispettito. Non tollera che oltre a spendere e a programmare, ci siano ironie e invettive sulla società viola. Ma, si racconta, che anche il mite Andrea si sia lasciato andare a una sfuriata contro il settore tecnico incapace di centrare gli obiettivi prefissi, di spendere i soldi messi a disposizione, di non dare il difensore richiesto a Sousa. Pur riconoscendo che l’allenatore aveva ragione a lamentarsi, anche lui è finito nel mirino per le dichiarazioni pubbliche contro la società-
In quei giorni è passato il messaggio , ispirato soprattutto da Diego. E’ proprio quel giorno, a Bologna, Cognigni ha cominciato a pensare e a lavorare per un futuro diverso. Guarda caso, nell’intervallo della partita Cognigni e Corvino sono rimasti a cordiale colloquio per una quindicina di minuti. Forse l’idea del ritorno al Corvo è nata proprio quel giorno. Fatto sta che le critiche sempre più feroci e le contestazioni dei tifosi per i tre mesi orrendi nel girone di ritorno, hanno irrobustito l’idea che il ciclo di Pradè fosse finito, che, soprattutto, ci fosse bisogno di una scossa.
La conquista dell’Europa League sembrava aver rafforzato la posizione di questo management, ma alla fine si è deciso per il cambiamento. E’ accaduto lunedì scorso (come vi abbiamo anticipato) quando i fratelli Della Valle sono tornati dalla Cina. Cognigni ha illustrato tutto quello che di buono era stato fatto, la gestione è apparsa comunque positiva nei numeri e negli obiettivi. Si poteva anche riconfermare tutto e tutti. Invece, alla fine, è prevalsa l’idea che questa dirigenza pur avendo fatto bene per quattro anni, avesse dato il massimo, non potesse andare oltre. Il ciclo, in sostanza, è apparso esaurito.
La necessità di una spinta nuova, di una gestione diversa dell’allenatore e delle cose di campo è apparsa non più rinviabile. Così lunedì sera Cognigni ha avuto mandato di cambiare il management quasi al completo. Paga non solo Pradè, non sarà rinnovato dopo appena un anno neppure il direttore tecnico Angeloni (non è piaciuto l’affare Konè) come vi avevamo anticipato un mese fa, ma anche per il direttore generale Rogg (anche qui l’abbiamo scritto in anteprima) si è esaurita l’esperienza tecnica, dovrà occuparsi della supervisione e della gestione, marketing compreso al posto di Baiesi, e non più del mercato e della squadra.
In sostanza è fallito il progetto di affidare a un pool il lavoro tecnico. Su quattro elementi ne saranno cambiati di sicuro tre, ma anche Pereira (scouting internazionale) rischia. Si torna all’uomo solo al comando, a una gestione sportiva più snella fatta dalla proprietà (Cognigni), il direttore sportivo (Corvino) e l’allenatore. Come fanno tutti e come voleva Sousa che più volte ha richiesto un punto di riferimento in società. Non sarà Cognigni (come dice Sousa) che rappresenta la proprietà e deve dare la linea, ma Corvino il suo riferimento che diventerà l’uomo operativo 24 ore su 24.
Ufficialmente la Fiorentina smentisce. Si parla di una rosa di 3-4 nomi di direttori sportivi ancora al vaglio di Cognigni e della proprietà, ma in realtà il prescelto è Pantaleo Corvino. Cognigni e Corvino hanno avuto una lunga telefonata martedi’ scorso. Ora dovranno incontrarsi per mettere nero su bianco e nel calcio fino a quando non ci sono le firme serve prudenza.
Corvino, comunque, sembra disposto a firmare quasi in bianco tanto è alta la sua carica, l’ambizione e le motivazioni del ritorno a Firenze. Nei sette anni precedenti ha fatto benissimo (quattro volte in Champions, calciopoli a parte) ma ha la sensazione che per le squadre costruite e per il lavoro fatto si potesse fare ancora meglio se Prandelli non si fosse messo di traverso con la sua ambizione (Juventus) e la sfrenata ruffianeria con la tifoseria, andando in rotta di collisione proprio con il direttore tecnico e Ddv.
Ora è un’altra storia. Sousa stima Corvino e Corvino stima Sousa. Si parte per una nuova avventura. L’idea è quella di chiudere il contratto prima di domenica e di annunciare il Corvino-Bis entro la fine di maggio. Poi via libera al mercato, Corvino ha nel cassetto un piano già pronto per fare godere Firenze e la proprietà che l’ha riportato a casa è pronta a investire per una Fiorentina più forte. Aspettiamo fiduciosi…