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CORVINO, PIU' CAMPIONI CHE BIDONI

di Cristiano Puccetti

Soprattutto nel calcio è divertentissimo scagliarsi contro i potenti e schierarsi al fianco dei deboli. Può capitare che i deboli di oggi siano proprio i potenti di ieri. E’ il caso di Pantaleo Corvino. Di lui parleremo in questo spazio che gentilmente Firenze Viola ci concede. Parleremo dunque di un direttore sportivo messo all’angolo dalla critica e silenzioso da qualche settimana (per volontà sua?). Con l'arrivo di Delio Rossi a Firenze sembra finalmente essersi risolto l'annoso problema dell'allenatore. Quello, per intendersi, che si era aperto con l'addio di Prandelli nell'estate 2010. Un vuoto di circa diciotto mesi a cura e gestione del buon Mihajlovic. Fallimentare dagli albori - non soltanto per colpe direttamente attribuibili all'ex tecnico viola - e risoltosi con il più scontato degli epiloghi.
   Un problema in meno, come detto, che di fatto ha però messo a nudo altre questioni scottanti. E in tal senso, ogni riferimento al futuro del progetto viola e all'attuale direttore sportivo Pantaleo Corvino è tutt'altro che casuale. Con il 2012 alle porte e il mercato di riparazione già in costruzione, in casa gigliata sembrano ormai maturi i tempi della grande scelta. Prolungare il contratto a Corvino o interrompere il rapporto? Questo è ad oggi il quesito più in voga per le strade della Firenze calcistica. Così come sui quotidiani. Un dilemma di vecchia data e dai contorni incerti, tra titubanze societarie – vere o presunte – voci di corridoio su probabili sostituti o possibili soluzioni alternative allo stesso ds.
Un bombardamento mediatico portato avanti quotidianamente da quasi tutti gli organi d'informazione sportiva locale: “Corvino se ne andrà”, “il rinnovo di Corvino è una pura formalità” e ancora “Corvino nel mirino dell'Inter o del Napoli”. Tanto per fare una panoramica delle indiscrezioni circolate nell'ultimo periodo. Una vasta gamma di versioni variegate, spesso contrastanti e talvolta create ad arte nel tentativo di indebolire o screditare la figura del direttore sportivo viola agli occhi del pubblico. Cosciente di questo e alla luce del caos venutosi a creare attorno al personaggio Corvino mi sono così ripromesso di provare a mettere ordine e spezzare una lancia in suo favore.
Per farla breve – e rispondere alla critica - basterebbe citare tre creature partorite dalla fantasia e l'astuzia del direttore di Vernole: Jovetic, Behrami e Nastasic. In estrema sintesi, il presente e il futuro della Fiorentina. Tre colpi di mercato messi a segno da Corvino in tempi diversi con una disponibilità economica differente, ma comunque limitata rispetto ai grandi colossi del mercato europeo. Tre investimenti oculati che ad oggi rappresentano la colonna portante della squadra gigliata – Nastasic lo sarà ben presto - e nondimeno il vanto della società gigliata a livello europeo. Un tesoretto di talento che la Fiorentina ha accumulato nel corso delle ultime stagioni grazie al tanto denigrato Corvino. Dimostratosi ancora una volta un vero e proprio maestro nel settore, a fronte della crisi economica attraversata dal calcio nostrano e la mancanza di idee mostrata dalla maggior parte dei club italiani in sede di mercato.
Un bottino da non sottovalutare, specie quando puntare il dito sembra diventata una moda e scaricare le colpe un passatempo quotidiano. Gli errori di Corvino, impossibile nasconderlo, sono stati molti e tra i vari si è soliti ricordare i Vanden Borre, Lupoli (preso a parametro zero), Castillo, Keirrison (in prestito), Felipe (un salasso), D'Agostino e i Silva di turno. Un lista lunga – come del restato capita a chi di mestiere tratta il talento - ma comunque ben poca cosa rispetto a quanto fatto di buono per la maglia viola. Anche in virtù dei tanti colpi di mercato rivelatisi azzeccati, sebbene una volta partiti da Firenze o semplicemente con qualche anno di ritardo. Ecco allora che ai così detti 'bidoni' andrebbero aggiunti anche quei giocatori bruciati dall'impazienza della piazza o dall'impellenza di monetizzare, come ad esempio Maggio, Balzaretti, Osvaldo e Pazzini.
Un saldo, a conti fatti, ampiamente positivo che dovrebbe far riflettere il coro degli anti corviniani più incalliti. Anche se per questo potrebbero e dovrebbero bastare i risultati di una gestione scrupolosa– lunga sette stagioni – che ha visto la Fiorentina riemergere dalla sabbie mobili di Calciopoli fino a toccare il cielo stellato della Champions. Un periodo, evidentemente, troppo lontano nella memoria per essere ricordare, così come quello del Corvino adulato e portato in trionfo da una città intera. Ma anche questo è calcio e sorprendersi sarebbe inutile. In fondo è risaputo: la riconoscenza in questo mondo è da sempre merce rara.

Cristiano Puccetti

direttore sport Lady Radio e Quotidiano viola