DA NAPOLI GRANDI RISPOSTE, UNA VALOROSA FIORENTINA PROSEGUE IL CAMMINO IN COPPA ITALIA. CONTINUA IL BRACCIO DI FERRO CON VLAHOVIC MENTRE COMMISSO TORNA A TUONARE, QUANTA ELETTRICITÀ IN CASA VIOLA
Non ci s’annoia in casa viola, nemmeno nelle prime settimane del nuovo anno ricche di contenuti e sorprese positive come le risposte arrivate dal mercato. Nel giorno in cui le ultime parole di Rocco Commisso sull’universo viola fanno parecchio rumore, per più di un motivo, la squadra di Italiano si ritrova in quel di Napoli, in una serata di coppa Italia dal chiaro sapore d’impresa. Davanti a una formazione sì decimata dalle assenze, ma comunque attrezzata come testimonia la classifica, i viola non si fanno prendere dal panico nonostante gli errori di Dragowski (urge una riflessione sul portiere titolare e sul suo impiego nel gioco palla a terra) e portano a casa una qualificazione di grande valore.
Perché se il cammino in coppa resta impervio, e già il quarto di finale di Bergamo contro l’Atalanta rappresenta un ostacolo notevole, questa Fiorentina, la squadra ritrovata a Napoli dopo il passo falso di Torino, può giocarsela praticamente con tutti in gara secca, anche quando le cose si mettono male perché l’arbitraggio è tutt’altro che favorevole. Inevitabile restare spiazzati sullo stop imposto a Ikone lanciato a rete prima che Petagna firmasse la momentanea beffa, o per l’atterramento di Bonaventura nei supplementari, altrettanto però notare la spinta mentale che ha consentito alla Fiorentina di riprendersi la vittoria nell’extra-time. Con la reazione chiamata da Venuti in una mezz’ora finale in cui anche i nuovi acquisti incidono con il primo gol e il primo assist di Piatek e Ikoné.
Segnali positivi in una serata in cui il braccio di ferro tra club e Vlahovic si fa sempre più evidente, almeno a giudicare dalla distanza nelle risposte alle tv tra il dg Barone e il serbo spedito ai microfoni (per la prima volta in stagione) poco prima del fischio d’inizio. Prima ancora d’interrogarsi sul finale di una storia ormai aperta a qualsiasi scenario, tanto più nel mercato invernale e con le pretendenti alla finestra a cominciare dall’Arsenal, andrà ricordato il valore dell’attaccante in questione, che pur avendo trovato un’alternativa importante nel pistolero polacco ex Genoa e Milan resta vero bomber d’area di rigore come il gol dell’uno a zero (su bell’assist di Saponara) conferma.
Insomma la sensazione è che l’elettricità che raramente manca intorno alla Fiorentina possa sì tener viva la squadra nell’ottica di una corsa senza respiro, ma anche rendere il momento meno gestibile di quanto già non sia. Perché l’eventuale partenza di Vlahovic a gennaio può comunque cambiare molti equilibri, e perché il ritorno di Commisso a determinati toni (anche sul fronte stadio) rischia di rendere la dialettica quotidiana uno scontro senza sbocchi. Tutti oggi conoscono limiti e pecche dello stadio Franchi, e moltissimi sottoscriverebbero i progetti di Commisso se avessero ricevuto carta bianca (al Campo di Marte o anche a Campi dove molte idee sono rimaste semplicemente sospese) ma probabilmente nessuno discuterebbe storia e affetto che quell’impianto rappresenta per chi ha a cuore le vicende viola.
Pur nella comprensione dell’amarezza di un investitore ancora oggi rallentato dai paletti della burocrazia, o persino messo all’angelo da un sistema di procuratori che la fa da padrone, l’attacco a testa bassa a tutto e tutti rischia l’effetto boomerang. Ciò che ancora oggi il Franchi rappresenta, nel bene e nel male, e ciò che potrà rappresentare nei prossimi anni accende nuove polemiche, senza contare che il riferimento a un’opinione pubblica troppo critica è semplicemente lo specchio di un mondo del calcio dove da sempre (anche per i presidenti vecchio stampo arrivati tra gli applausi e ripartiti tra i fischi) sono i risultati a far la differenza.
Forse una comunicazione più morbida, un po’ su tutti gli argomenti, servirebbe semplicemente a lavorare con maggiore serenità, senza contare che è su questioni come i paradossi del calcio italiano (anche nei bilanci) che il proprietario viola ha ragione ad alzare la voce. In fondo se è vero che Commisso oggi come oggi rappresenta quanto di più vicino esiste alla figura del presidente di club di un tempo, lontana da fondi e figure estere sempre più frequenti, è pur sempre vero che praticamente tutti, lungo il loro cammino nel calcio italiano, hanno dovuto superare parecchi ostacoli o scetticismi nonostante investimenti e successi che la Fiorentina (purtroppo) insegue vanamente da quasi vent’anni.