.

DA PIOLI AGLI ERRORI SUL MERCATO: PROGRAMMI FUTURI A FORTE RISCHIO SFIDUCIA

di Tommaso Loreto

E' già primavera, e tra nemmeno troppo tempo finirà anche questo campionato. L'aria che si respira intorno alla Fiorentina ha già – purtroppo – un retrogusto malinconico, un po' come quando si approssima la fine di un percorso. Si tratta di capire, semmai, che cosa possa aver lasciato l'esperienza in questione e cosa ancora possa aggiungere a questo finale di stagione. Inevitabile riferirsi a quelli che sembrano tanto gli sgoccioli della storia tra Stefano Pioli e la Fiorentina, con una coda di botta e risposta difficilmente prevedibile soltanto qualche settimana fa. Quando la squadra sembrava arrivare con ben altro slancio a una serie ravvicinata di sfide importanti e quando la società mostrava moderato ottimismo e voglia di andare avanti senza scossoni.

Poi sono arrivati i passi falsi con Lazio e Cagliari, le parole del tecnico con replica del presidente annessa (non una novità a esser sinceri) infine la preoccupazione per un inizio di pubalgia che riguarda Chiesa, il giocatore più ricercato sul mercato dalle big d'Italia. La Fiorentina giura che Federico abbia soltanto un risentimento, di certo c'è che forzare dopo aver lasciato il ritiro di Coverciano non sarebbe una buona idea. Un vero e proprio diluvio di brutti auspici, soprattutto per una tifoseria che ormai da tempo sembra aver perso voglia di sperare e sognare.

D'altronde se l'asticella delle ambizioni è stata sacrificata sull'altare del bilancio (occhio all'ultimo buco da meno 20 milioni che potrebbe incidere sul prossimo mercato) quella della fiducia oggi come oggi rasenta il suolo, con picchi di contestazione all'orizzonte se l'annata dovesse naufragare anche sul fronte della Coppa Italia. Colpa di una guida tecnica che non è riuscita ad andare troppo oltre il valore tecnico della rosa, come più o meno la società velatamente rinfaccia, ma non solo. Sotto questo profilo la replica di Cognigni a Pioli rischia di tralasciare tutto l'ambito delle scelte di mercato che hanno poi dato vita alla squadra di oggi.

Tra le varie responsabilità, sulle quali riflettere, andranno perciò considerate anche quelle di chi opera sul mercato, con un campagna di rafforzamento - la terza del “Corvino bis”, la scorsa estate - ancora una volta troppo simile a una coperta corta. Problemi che si sono riproposti a scadenze regolari, senza che arrivassero soluzioni ad hoc. Lacune antiche, più o meno in ogni reparto, con i conseguenti adattamenti in più ruoli. Senza contare i giovani non valorizzati (o ancor peggio esplosi altrove in modo doloroso) i prestiti inefficaci (Gerson e Pjaca s'inseriscono nella tradizione dei Toledo, dei Tello, dei Gil Dias) e i soldi incassati dalle tante cessioni reinvestiti in modo discutibile. Tutti fattori che allontanano sempre più la Fiorentina dalla zona Uefa e che non possono che scoraggiare. Anche e soprattutto dinanzi a un'estate che prelude partenze pesanti con il punto interrogativo Chiesa che precede quelli dei vari Veretout, Milenkovic, Biraghi.

Stando così le cose, e in attesa di capire se a maggio arriverà almeno il progetto definitivo dello stadio (tutto tace invece sul fronte centro sportivo giovanile) anche il più ottimista dei tifosi s'interroga sul futuro con una certa inquietudine. Perché può anche non essere una tragedia la partenza dei big (ma un Chiesa alla Juventus rappresenterebbe il secondo prodotto del vivaio rapidamente girato ai campioni d'Italia in meno di un biennio) ma serve individuare i giusti sostituti al di là degli innesti Traorè, Rasmussen e Zurkowski da prendere con il beneficio del dubbio. Peraltro farebbe parecchio comodo anche adeguarsi sotto il profilo degli ingaggi, magari per portare a casa elementi di immediato spessore. Quello che, in pratica, è venuto meno negli ultimi anni e che lo stesso Corvino aveva ventilato ormai oltre un anno e mezzo fa.

Anche per quel mancato innalzamento del tetto stipendi oggi la Fiorentina naviga nelle nebbie dell'anonimato sperando di potersi aggrappare alla Coppa Italia, e anche per il mancato mantenimento di quelle promesse di crescita (almeno sino ad oggi) è maledettamente difficile ipotizzare quella che potrà essere la Fiorentina del domani. Con o senza Pioli o il gettonatissimo Di Francesco, per molti considerato l'obiettivo numero uno per la panchina della prossima stagione.

Tommaso Loreto - Direttore www.firenzeviola.it