DAI 40MILA DEL 2004 AL "FRANCHI" INGLESE PRIMA DI TUTTO SERVONO I TIFOSI
Otto anni volano. Sono tanti, ma anche pochi. Bastano eccome per cambiare vita, scenari e prospettive, eppure se li misuri ripassandoli alla lente d'ingrandimento ti accorgi che sono passati in un batter d'occhio. Otto anni fa, appunto, il "Franchi" ribolliva. Il venti giugno del 2004 la Fiorentina di Mondonico sconfiggeva il Perugia e ritrovava la massima serie dopo l'inferno della C2 e il purgatorio della Serie B. Oltre 40.000 i tifosi accorsi per sostenere Fantini, Ariatti, Cejas e compagni. Una formazione che, a ripensarla oggi, fa di certo impressione. Eppure, con tutte le dovute proporzioni, se la squadra che sconfisse il Perugia era lontana anni luce dal gruppo di campioni salutato alle 3:00 di notte in un “Franchi” in festa per la Coppa Italia di Ranieri, Batistuta e Rui Costa, il pubblico, di fatto, era esattamente lo stesso.
Otto anni più tardi, al di là di qualsiasi valutazione tecnica necessariamente da rimandare alla fine del mercato, fa un certo effetto pensare al processo di desertificazione che ha colpito lo stadio fiorentino. E, anzi, forse fa persino paura domandarsi, oggi come oggi, quali potranno essere le cifre della prossima campagna abbonamenti. Il riferimento temporale, certamente, è adesso centrale. Perchè al di là di mille parole, saranno poi i movimenti sul mercato a sciogliere le riserve dei più. Ma di fatto il problema di uno stadio sempre più vuoto, per la squadra ma anche per la società, persiste.
Proprio su queste pagine, due giorni fa, Enzo Bucchioni ha anticipato la lodevole iniziativa del club viola di abbattere le barriere sul campo sia in tribuna che in maratona, trasformando il “Franchi” in un vero e proprio stadio all'inglese. Una decisione assolutamente inedita nel panorama italiano, e per questo meritevole di sostegno e apprezzamenti verso la società viola. Ma più di tutto, e per l'ennesima volta, il principale augurio che facciamo all'appena neonata Fiorentina di Montella, Pradè e Macia è quello di ritrovare in primis il feeling con la propria gente. Provando a ritrovare quell'indentità perduta con una squadra sempre più lontana dalla sua gente, e con un rapporto tra il club e i suoi tifosi completamente da ricostruire. Immaginare uno stadio senza barriere fa venire i brividi, certo, ma se allo stadio gli spettatori fossero ancora meno del picco negativo dello scorso anno, l'idea viola rischierebbe di cadere nel vuoto.
Tommaso Loreto - Direttore www.firenzeviola.it