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DAI SOGNI ESTIVI ALL’INCUBO B: LA FRAGILE FIORENTINA È SENZA CAPO NÉ CODA. L’ADDIO DI MONTELLA DECISO DA ROCCO, IACHINI È IN POLE MA I VIOLA ADESSO SONO INCARTATI. E ORA ANCHE PRADÈ E I GIOCATORI HANNO LE SPALLE AL MURO

di Leonardo Bardazzi

Che tristezza. In estate sognavamo Ibra, Mandzukic, Tonali, De Paul. Ora invece siamo a sperare che ci salvi Iachini, che questo dannato 2019 non ci faccia sprofondare nell’incubo. La Fiorentina è a pezzi, è una squadra moscia senza capo né coda, fragile nell’animo e con l’unico fuoriclasse costretto a guardarsi le partite con il gambone immobilizzato per chissà quanto tempo. Personalmente sono dispiaciuto, perché il primo Montella mi aveva entusiasmato e ancora oggi fatico a trovare una spiegazione logica di questa clamorosa involuzione di un allenatore che (con merito) si era guadagnato la stima di mezza Europa. L’esonero però era inevitabile, anzi addirittura tardivo, perché la Fiorentina, pur con tutti i suoi limiti, non può essere quindicesima in classifica, stare sotto a Verona, Lecce, Sassuolo, Udinese e giocare peggio di quasi tutte le squadre appena citate. Montella se ne va con un curriculum horror: da quando è tornato ha vinto 4 partite su 24 e nell’ultimo mese e mezzo ha strappato appena un punto in sei giornate. Nessun allenatore, almeno in Italia, può salvarsi dopo un fallimento del genere.

È stato Commisso, naturalmente, a decidere l’addio. La scelta era già chiara ieri, dopo la passeggiata della Roma al Franchi, ma è stata sancita stamani, quando a New York erano appena le 5 del mattino: neppure dormirci sopra, evidentemente, ha fatto cambiare idea al presidente. 

Eppure la società le ha provate tutte per rimandare la scelta dell’allenatore a giugno, prova ne sia l’assoluta incertezza di queste ore. Adesso infatti è incartata, tra la paura di essere risucchiata nella lotta per non retrocedere (ha vinto pure la SPAL…) e l’obbligo di prendere un grande allenatore l’estate prossima per iniziare (finalmente) a costruire una Fiorentina degna del suo passato. Spalletti, Iachini, Di Biagio, forse anche Prandelli. I nomi sul tavolo viola sono tanti, ma il primo non vuol mollare il ricco contratto con l’Inter e gli altri, per motivi diversi, non convincono. Il favorito comunque resta Iachini, che non avrà lo charme di Guardiola, ma se non altro ha grinta e cuore, ama Firenze e sarebbe accolto con grande affetto per quello che ha fatto quando in campo copriva le spalle a Roby Baggio. Quello viola però è un casting senza troppa convinzione, quasi obbligato dagli eventi e per questo improvvisato: il timore infatti è che il famoso traghettatore, chiunque sarà, possa far fatica e rialzare un gruppo spaventato e con evidenti lacune tecniche. 

A meno che non si tiri fuori un coniglio dal cilindro, un’idea a sorpresa che sparigli le carte, molto si giocherà sul mercato. E qui entra in gioco Pradè, un altro che dopo Montella rischia seriamente il posto. Rocco gli ha messo in mano il budget da quest’estate e ora sta a lui trovare soluzioni per rinforzare la squadra e portare quei giocatori di talento e personalità che Montella chiedeva da quest’estate. Chi pensa che ds e allenatore vivessero in simbiosi si sbaglia: anche oggi l’Aeroplanino ha mandato frecciate al fiele (“Avrei voluto una squadra di calciatori fatti, perché a prescindere da me il problema c’era e probabilmente c’è”) e lo stesso Pradè, già prima di iniziare il campionato, aveva detto chiaro e tondo che “Vincenzo si gioca tutto”, come a dire che i fallimenti del tecnico a Milano, Genova e Siviglia, avevano deluso anche lui. Servono acquisti di livello in tutto i reparti. La Fiorentina non segna e concede troppo, ha centrocampisti usurati e troppo simili tra di loro e una pletora di giovani che fanno la muffa in panchina e stanno perdendo tempo aspettando una maturazione che chissà quando arriverà. Vlahovic è una splendida eccezione ma da solo non basta, soprattutto se accanto non ha il miglior Chiesa. Proprio Fede è un altro dei misteri, neppure troppo buffi, della Fiorentina. È quasi sempre acciaccato e anche quando gioca, non lascia tracce di sé. Montella ha già pagato, Pradè non può più sbagliare. Ma anche i giocatori, da ora in poi, sono con le spalle al muro.