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DEBACLE DI BELGRADO: KEEP CALM, È CALCIO DI LUGLIO. MA LA SOCIETÀ SA CHE DEVE INVESTIRE. IL PUNTO SU SUTALO E BELTRAN. OGGI (FORSE) LA SENTENZA SULLA JUVE: È TROPPO CHIEDERE UNA SANZIONE ESEMPLARE? IL CASO FRANCHI E IL TERTIUM NON DATUR

di Andrea Giannattasio

Il rischio concreto è che qualcuno possa prendere la sfida di mercoledì sera a Belgrado troppo sul serio e inizi a dipingere scenari più foschi del dovuto, eccedendo in sfrenato tafazzismo. Sport molto comune a Firenze, a tutti i livelli (la stampa non ne è certo esente). Ok, prendere cinque sberle fa sempre male. E per di più è stato doloroso contando che quello che la Fiorentina ha giocato al Marakana era il primo incrocio internazionale disputato a un mese e mezzo di distanza dalla sconfitta in finale di Conference League a Praga. Se si pensa, poi, che la debacle si è consumata a 48 ore dalla (probabile) sentenza Uefa sul conto della Juventus, l’amaro in bocca si fa ancora più pesante. Per carità, non è certo dalla “manita” incassata in Serbia che dipenderà il futuro europeo dei viola (e ci mancherebbe altro) però ecco, come dire, come biglietto da visita in vista di un possibile ripescaggio nel terzo torneo internazionale non c’è male. Però adesso ci vuole molta calma: il calcio di luglio è ben più fasullo di quello di agosto, che già fornisce spesso risposte mendaci.

Cosa portarsi dietro, dunque, della figuraccia di Belgrado? Al di là dell’onta di aver perso contro una squadra che, in condizioni normali, è probabilmente più debole della Fiorentina (anche se parteciperà alla fase a gironi della prossima Champions), da salvare probabilmente c’è soltanto la consapevolezza (maturata nelle ultime ore nella mente dei dirigenti) che in attesa che migliori la condizione fisica della squadra l’area tecnica sarà chiamata a investire quanto prima buona parte del denaro che fino ad oggi è stato accumulato dalle cessioni portate a termine. Ovvero - includendo la sempre più probabile partenza di Amrabat - circa 60 milioni, a cui vanno tolti i 10 più bonus già spesi per Parisi. Una somma altissima il cui incasso, è vero, potrà essere pure dilazionato nel tempo ma che di fatto verrà subito messa a bilancio, trasformandosi così in denaro subito spendibile. 

E le risorse stavolta non dovranno essere più impiegate su scommesse dall’esito incerto (un esempio su tutti è Arthur, reduce da un anno di inattività pressoché totale a causa di una serie di problematiche fisiche) bensì su elementi di sicura affidabilità che possano pronti-via dare il proprio contributo alla causa viola. E dagli identikit che nelle ultime ore stanno circolando attorno all’orbita Fiorentina la sensazione è che la società stia davvero lavorando su questo indirizzo. Josip Sutalo e Lucas Beltran - gli ultimi nomi in ordine di tempo più caldi sul fronte del mercato in entrata - sono in effetti profili di assoluto livello (nonché molto cari) su cui la società sta lavorando con grande attenzione ma la strada sul conto del centrale e della punta non si annuncia in discesa: per il talento della Dinamo c’è stato un rilancio nelle ultime ore pari a 15 milioni più bonus (i croati continuano a chiederne almeno 20) mentre per il centravanti i Millonarios non faranno sconti. O verrà pagata la clausola da 25 milioni di dollari (che peraltro dal 7 agosto salirà a 30) oppure “el vikingo” non si muoverà da Buenos Aires.

Come detto, nel frattempo, oggi è atteso - stando a quello che riportava Italiano la settimana scorsa alla Rai - il verdetto della Uefa sul conto della Juventus. Vogliamo per una volta esporci in modo chiaro e mostrare un po’ più ottimismo del dovuto: è impensabile che quanto collezionato dai bianconeri nel corso degli ultimi anni (a livello di falso in bilancio e di violazioni del concordato settlement agreement) nelle segrete stanze di Nyon possa andare in cavalleria oppure venga derubricato a una mera multa da pagare. Per quanto in Spagna la riammissione in Conference dell’Osasuna non sia propriamente un segnale incoraggiante (ma lì le irregolarità contestate erano di altra natura), la speranza non solo di Firenze ma del calcio italiano è che almeno sul fronte della Vecchia Signora si decida dopo tempo di varare una punizione esemplare. Un gesto simbolico che, da un lato, punisca chi ha inanellato in sequenza malefatte e, dall’altro, premi (indirettamente) una società come la Fiorentina che ha invece fatto dei conti in ordine, della trasparenza e delle regole uguali per tutti un suo cavallo di battaglia. È chiedere troppo?

Chiusura sul tema stadio, sul quale - al pari dei ritardi legati al Viola Park - si è scatenato l’ennesimo polverone di cui francamente non si sentiva il bisogno. La posizione del Comune di Firenze circa la possibilità (concordata mesi fa con la Fiorentina, prima che tramontasse sommersa dalle polemiche) di traslocare altrove - e in quel caso fuori da Firenze - nelle stagioni 2024-25 e 2025-26 è ben chiara e il club viola stesso anche in queste ore non ha mai negato di aver affrontato con Palazzo Vecchio questa possibilità. Le domande che tuttavia sorgono spontanee a distanza di mesi (le prime parole di Nardella che parlavano di “trasloco viola” sono del 21 marzo scorso) sono due: c’è mai stata una terza ipotesi per la Fiorentina da prendere in considerazione (ovvero, ai viola è mai stato proposto di rimanere a giocare allo stadio Franchi con i cantieri aperti, rispetto alla soluzione o di stare altrove per tre anni oppure un anno con la Ferrovia chiusa e poi due anni fuori?). E subito dopo: perché se prima il Comune - come pare - aveva prospettato alla società di Commisso solo l’opportunità di emigrare da Firenze, poi di punto in bianco è stata individuata la soluzione-tampone relativa al restyling dello stadio Padovani? La speranza è che, non appena il patron tornerà dall’America, ci possa essere un incontro chiarificatore tra il sindaco e il presidente, in modo tale da individuare una strategia comunicativa comune