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DELIO, PRETENDIAMO DI PIU'

di Cristiano Puccetti

Se è vero che al peggio non c'è mai fine l'augurio è che almeno per 'questa Fiorentina' una fine ci sia e che arrivi il prima possibile. Una speranza figlia dell'ennesima stagione senza obiettivi, salvezza esclusa, avara di soddisfazioni e mai così fallimentare, sia dal punto di vista sportivo che progettuale.
A testimonianza di quanto detto basterebbe infatti citare i cinque schiaffi rimediati in successione tra Napoli e Bologna nelle ultime due giornate di campionato. Due sconfitte pesanti arrivate paradossalmente nel momento migliore della Fiorentina, reduce da due vittorie in casa con Siena e Udinese, che di fatto hanno azzerato le ultime chance di tornare a guardare la classifica con ottimismo. Dopo la caduta del Dall'Ara si torna dunque con i piedi ben piantati a terra e un occhio alle spalle, in attesa di raggiungere quota quaranta e tornare a brindare ad un'altra memorabile salvezza. Un'esperienza già vissuta esattamente un anno addietro con il tanto criticato Mihajlovic in panchina e che anche per questa stagione, con Delio Rossi alla guida, siamo ormai rassegnati a rivivere. Una situazione, numeri e classifica alla mano, apparentemente incontrovertibile che si ripresenta nonostante un drastico smantellamento della vecchia rosa di 'fede prandelliana' e un cambio alla guida tecnica, fino ad oggi poco produttivo.
Le responsabilità infatti, oltre a quelle evidenti e a lungo dibattute di società e squadra, non possono che ricadere inevitabilmente anche sulle spalle dell'allenatore. Ovvero su quelle del buon Delio Rossi, risucchiato nel gorgo viola appena quattro mesi dopo il suo arrivo trionfale a Firenze.
E dunque prima di esprimere un giudizio sull'operato del tecnico viola si è giustamente scelto di attendere un primo periodo di assestamento. Un lasso di tempo necessario per valutare appieno i pro e i contro di un lavoro, o per meglio dire un'impresa, sulla carta difficile e rivelatosi poi ancor più ostico anche per un tecnico esperto come Rossi. Quattro mesi nei quali la Fiorentina, nonostante la 'cura Rossi', non ha mutato le abitudini extracalcistiche e ha invece mantenuto lo stesso andamento claudicante in campionato. Tanto che adesso, dopo il primo periodo di rodaggio, è arrivato il momento di fare il punto anche sulla gestione Rossi.
Entrando nel merito della questione e analizzando il cammino della Fiorentina di Delio Rossi si evince infatti che dall'esordio al Franchi contro il Milan il tecnico romagnolo ha collezionato infatti solamente quindici punti in dodici gare di campionato, ovvero una media punti-partita di poco superiore a quella del suo predecessore. Mettendo in fila ben cinque sconfitte (una soltanto in trasferta), quattro vittorie e tre pareggi. Senza contare il ruolino in Coppa Italia, cominciato con la vittoria sull'Empoli e terminato al turno successivo con la bruciante eliminazione ad opera della Roma. In totale quattordici incontri e la miseria di cinque vittorie che hanno di fatto mantenuto la Fiorentina fuori dalla lotta europea e condannato il pubblico viola ad un'altra stagione senza trofei  e coppe. Una tradizione pesante passata per osmosi da Mihajlovic a Rossi e che quest'ultimo ha mantenuto intatta, nonostante le premesse fossero di ben altro calibro. Delusione per delusione, oltre all'andamento della Fiorentina, non appare immune da critiche nemmeno la gestione della res viola, sia dal punto di vista tattico che da quello squisitamente psicologico-gestionale. La Fiorentina targata Rossi infatti, dopo una lunga trafila di esperimenti e cambi di modulo, appare ancora oggi incerta e alla ricerca sia di un amalgama di squadra e che del bel gioco. A tratti qualche miglioramento si è visto, ma stando alle ultime uscite - con Napoli e Bologna - non si spiega come mai la difesa, fiore all'occhiello della Viola negli anni, sia piombata nuovamente nel buio più profondo (otto gol subiti negli ultimi quattro incontri) e che, allo stesso tempo, il gioco offensivo sia rimasto a tutti gli effetti un miraggio, con buona pace di uno Jovetic immenso e sempre incline agli straordinari.
Infine, da un punto di vista gestionale, rimane da capire la natura di determinate scelte sia in ambito di rotazioni che sul fronte mercato. Esempio ne sono l'esclusione e poi il recupero in extremis di giocatori a lungo lasciati ai margini della squadra come Marchionni e Felipe, con il conseguente declassamento al rango di desaparecidos di altri, quali Romulo, Cerci, De Silvestri e Ljajic. L'insoddisfazione manifestata per una sessione di mercato piuttosto povera, con l'arrivo dei soli Amauri e Olivera a fronte di altre richieste rimaste inascoltate. E dulcis in fundo, le difficoltà nella comprensione di un problema, la Fiorentina, che neanche lo stesso professor Rossi immaginava essere così difficile da interpretare e risolvere. A maggior ragione a quattro mesi di distanza dal primo giorno di scuola e una situazione di classifica fin troppo simile a quella trovata al suo arrivo.
Una responsabilità, quest'ultima, che peserà sulle spalle di Rossi e che sarà inevitabilmente oggetto di critica, come lo fu per Sinisa, qualora le cose non dovessero prendere un piega diversa in tempi brevi. Soprattutto adesso, che la sabbia nella clessidra è finita e la pazienza anche. 

Cristiano Puccetti

direttore sport Lady Radio e Quotidiano Viola