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DELLA VALLE, CONTARSI NON SERVE. IL DISAMORE È AL CENTO PER CENTO. NESSUNA SFIDA, MA RICOMPATTARE TRATTANDO LA FIORENTINA CON PASSIONE. CAMBIARE IDEE, MANAGER E GIOCATORI SI PUÒ. PIOLI ASPETTA L’INTER. BERNA, C'È PESSIMISMO

di Enzo Bucchioni

Diego Della Valle sta con Andrea, almeno così par di capire. Non leggiamo nessuna idea di vendere o di lasciare Firenze nelle parole del patron rilasciate ieri al Corriere della Sera. Semplicemente la contestazione dei tifosi viola non è gradita (comprensibilissimo) e ha fatto scattare l’orgoglio dell’imprenditore in una sorta di "o con noi o contro di noi". Contiamoci, dice Diego. Buoni e cattivi. Pensando che i contestatori siano una minoranza. Sinceramente non mi sembra la strada giusta. Il muro contro muro non paga mai e la mia sensazione è sempre più netta: a Diego Della Valle non raccontano le cose come realmente stanno in Fiorentina e a Firenze. I tifosi non si contano, vanno soltanto capiti a fondo. Se poi davvero serve un dato numerico, è vero, quelli delle curve sono una minoranza, lo sappiamo tutti, ma non è questo il problema. Il discorso è un altro, più difficile, più sottile, più complicato. A Firenze è scattato il disamore vero, non è più una storia di rosiconi o di rompicog…., e i suoi manager più illuminati lo hanno capito benissimo. Adv se lo faccia spiegare.

Nessuno chiede di spendere (nessuno chiede la luna) o di vincere (di solito ci riesce uno solo), si tratta di ridare un senso a una società che da un anno e mezzo le ha sbagliate tutte. E dico tutte. Il calcio è strano. Ti si fa male Gomez, gli arbitri non ti vogliono bene, perdi anche quando meriti, fai tutto per il meglio delle tue possibilità e a volte non  basta. Succede. E’ così. Ma questo i tifosi lo sanno. Capiscono. Comprendono. Fa parte del gioco. Il problema vero dell’ultimo anno e mezzo non sono gli imprevisti, le stranezze del calcio, ma una serie di errori a ripetizione, ingiustificabili e per certi versi incredibili.

I manager hanno sbagliato tutto quello che si poteva sbagliare, buttando via tante opportunità (e c’erano), dando la sensazione di uno scollamento decisionale importante o del disinteresse più totale. Le scelte più elementari, le decisioni più facili, le cose ovvie. Niente di niente è stato fatto in modo calcisticamente corretto. L’ho scritto mille volte. Lei Diego sa, ad esempio, perché i suoi dirigenti hanno tenuto Sousa a tutti i costi facendosi prendere in giro e mandando una stagione al macero? Io no. Suppongo per non pagargli lo stipendio, ma si può pensare a due milioni quando ce ne sono in gioco 140 del tuto fatturato da salvaguardare?

Non vado avanti nell’elenco degli errori e copro pietosamente il mercato, qualche settimana fa ho elencato i dieci errori fatali per il fallimento di una stagione. Sarebbero ben altre le cose da fare, contarsi non serve. Nelle pagine del Corriere, nella sua intervista, Diego parlava soprattutto delle sue aziende. Giustamente. C’è crisi, ha detto, ma non si è messo a contare quante scarpe vendeva prima e quante ne vende oggi. Probabilmente basterebbero comunque a farla guadagnare bene e a resistere. Ma ha deciso di fare altro, di andare oltre, ha annunciato idee nuove, ristrutturazioni, cambi di strategie, di stilisti e di manager, tutto per uscire da una situazione non ottimale.

Perfetto. Faccia lo stesso con la Fiorentina. Non conti i tifosi, ma vada a vedere gli errori strategici e di mercato, i fatturati che salgono poco, il brand che cresce meno di altri, dirigenti che forse non sono all’altezza o nel posto giusto. Oggi o hai soldi da buttare (Suning) o la differenza la fanno i dettagli (Atalanta), i particolari. Ha mai chiesto perché per sedici partite in trasferta nessun dirigente importante (Cognini o Corvino) ha seguito la squadra? E non sono fisime, è sostanza. Quando le hanno proposto il ritorno di Pantaleo Corvino si è chiesto se era questione di antipatia con i predecessori o se invece poteva essere davvero l’uomo giusto, ancora al passo con il calcio di oggi?

Per esperienza dico sì, ma non basta più. Le altre società (anche quelle come la Fiorentina) dietro il Direttore hanno un pool di scouting sparso nel mondo, tutto computerizzato e collegato a banche dati all’avanguardia, analisi individuali e di match, un team vero che studia, analizzata, propone e poi aiuta i responsabili nelle scelte. E mi fermo. Ho già scritto nella lettera aperta che Ddv ha letto l’altro giorno in Cina, il mio pensiero sulla Fiorentina. Tutti i tifosi che ragionano serenamente non ce l’hanno con i Della Valle, vogliono una cosa sola, che si torni a fare calcio con semplicità e passione, idee e progetti, regole, orgoglio e senso di appartenenza. Firenze ama solo questo calcio vero. Non creiamo casi che non esistono ed evitiamo di fare i permalosi, come ho già scritto Berlusconi è stato contestato aspramente dopo 27 titoli vinti.

Quindi eviterei le prove di forza, c’è bisogno di ricompattare l’ambiente senza proclami. Mi aspetto anzi una serena autocritica come quella che Diego ha fatto per la Tods (siamo partiti con un anno e mezzo di ritardo) che non guasterebbe. Poi il lavoro, magari una conferenza di produzione interna della Fiorentina a fine campionato. Manager, dirigenti e giocatori si possono cambiare o modificarne le mansioni come in tutte le aziende. I piani operativi si possono rivedere. Le motivazioni sono obbligatorie. Mentre metto una pietra sopra una stagione fallimentare e vorrei che nessuno prendesse in giro nessuno con lo scudetto femminile e altre amenità, spero che questa annata di crisi serva almeno a fare una profonda riflessione. Qualcosa succederà nel prossimo Cda, è inevitabile. E poi via al rinnovamento della squadra. 

Capitolo Pioli. Si deve liberare dall’Inter, mi auguro però che stia già lavorando con Corvino e il Direttore faccia i piani di lavoro assieme a lui. Condividere è un’altra parola da adottare. Il mercato non è bloccato, ma quasi. Dopo Milenkovic (è pronto?) e Vitor Hugo, due difensori, Corvino non può muoversi in grande fino a quando non saprà cosa deciderà di fare Bernardeschi. Nel dopo Napoli Corvino non era in gran forma, più o meno come la squadra. Oltre alla clamorosa gaffe sull’addio di Rizzoli al calcio, ha fatto trasparire pessimismo anche sul rinnovo di Bernardeschi. La situazione è complicata, l’incontro ci sarà solo fra una settimana, ma le parti devono darsi una scadenza. E’ chiaro che con Bernardeschi fai una Fiorentina più vicina a questa, senza ne devi costruire un’altra spendendo il ricavato della eventuale vendita che non sarà poco. Come si vede, senza allenatore e con problemi irrisolti, stiamo già perdendo tempo e c’è chi pensa a contare i tifosi. L’anno scorso erano ventimila quelli con l’abbonamento in tasca, quest’anno sarà più dura... Quella sarà un bella conta...