DI ALCUNE COSE MI RIFIUTO PARLARE, LA BUTTO SULLA STORIA E LA "DELUSIONE" DI ROCCO
Sarò onesto, al momento mi rifiuto di parlare delle critiche calcistiche per un pari in esterna (contro avversari in gran forma da diverse gare) fatto a maggio dopo una caterva di partite da una squadra che è in finale di Coppa Italia, in semifinale di Conference e comunque ottava in campionato, confesso infatti di non aver gran voglia di partecipare al balletto dialettico discettando sui buchi difensivi: "certo che Igor, eppure Terracciano, e Ranieri".
Sulle paturnie tattiche: "l’atteggiamento del tecnico espone la squadra".
Sulle pillole di psicologia spicciola: "i viola ricicciano nella consueta incapacità di gestire le gare".
Né riesco ancora ad appassionarmi al mercato, il giochino delle figurine mi piace farlo con la sabbia che s’insinua tra le dita dei piedi, il giornale davanti, il culo sulla sdraio, la zucca all’ombra, il suono del rinfrangersi dell’onde e nelle nari l’afrore di crema abbronzante.
Ora è presto, per ogni giudizio sugli uscenti e gli entranti bisogna attendere l’esito finale della stagione.
E in egual misura mi rifiuto di parlare anch’io della novella dello stento dello stadio ( i primi pezzi sul nuovo stadio li ho scritti nel 2003 ispirato dal lavoro e dai sogni del presidente Gino Salica), meglio aspettare alla finestra per vedere come leverà le castagne dal fuoco il sindaco Nardella, come e dove si troveranno i quattrini, e soprattutto se davvero partiranno mai i lavori del Franchi del futuro, a proposito gli si cambierà anche nome?
Ecco perciò che parlo d’altro e la butto sulla storia con un piccolo artifizio, un gancio dialettico che mi perdonerete: mi ha colpito che Commisso nella sua ultima, proficua e finalmente pacata conferenza stampa (mentre la moglie era in giro tra i vivai pistoiesi a scegliere alberi per il ViolaPark fatto che mostra la passione genuina di questa famiglia per il progetto centro sportivo) abbia parlato di delusione, la più grossa della sua vita, ha detto usando una definizione notevole e forse sproporzionata per un imprenditore del suo calibro.
La delusione di Rocco mi ha riportato alla mente la delusione di Marione, un grande presidente della Fiorentina del quale quest’anno (il 5 novembre prossimo) ricorrerà il trentennale della morte, un grandissimo presidente che viene tuttavia poco ricordato, forse per via dell’onta che il fallimento societario del 2002 recò in generale al nome della gestione Cecchi Gori, anche se il capitombolo avvenne durante la presidenza di Vittorio, figlio di Mario, senza contare che anche per Vittorio Cecchi Gori il giudizio storico ex post ha da essere meno severo di quello, per forza di pancia, che si dette della sua gestione a caldo nell’imminenza del fallimento della vecchia Fiorentina.
Ebbene, l’irriscattabile delusione di Marione, il grande produttore del cinema italiano più grande e amato nel mondo (suoi i film migliori di Fellini, Risi, Monicelli), sta tutta in quei tre soli trofei che la Fiorentina vinse sotto la gestione viola che porta il suo nome (compresa quindi la gestione di Vittorio), due coppe Italia e una Supercoppa italiana, solo tre titoli che però sono anche gli ultimi che la Fiorentina abbia vinto dal 1975 ai giorni nostri.
Per Marione non c’è riscatto visto che è morto e c’è anche poco ricordo, per Vittorio la storia potrà rendere un po’ di giustizia (e magari proveremo a contribuire in uno dei prossimi pezzi).
La delusione accusata da Commisso è invece più che riscattabile, sulla questione stadio non possiamo prevedere cosa infine accadrà, ma dopo tutto il parlare che si è fatto, dopo l’esposizione della politica, è probabile che qualcosa alla fine si finirà per fare e pure col rischio che non sia manco malvagia.
Invece il possibile riscatto da ogni delusione del recente passato, per Commisso e anche per noi tutti, passa da questo mese di Maggio che c’auguriamo radioso e dal principiar di Giugno, si ricorda infatti che la finale di Conference a Praga, Iddio lo voglia, è prevista il 7 Giugno, e a gennaio infine c’è pure la Supercoppa in Arabia.
Al quarto anno della sua gestione quindi, Rocco Commisso, che per altro inaugurerà presto il più bel centro sportivo d’Europa, potrebbe smuovere una bacheca impolverata e immota da cinquant’anni. La parola delusione deve quindi sortire repentina dal suo vocabolario, che poi due lirette da parte dovrebbe averle, se la goda quindi e noi sperabilmente con lei, di qui a Giugno c’è poco, e poi si sa che l’attesa del piacere è essa stessa il piacere.
La soddisfazione dello scribacchino è aver portato a casa un pezzo ottimista senza parlar male di nessuno né usando le fregole di mercato per eccitare le gonadi dei lettori come farebbe una qualunque sciacquetta di dubbi costumi.
Poi che diamine, decidete voi poiché anche se Italo Calvino diceva: i lettori sono i miei vampiri e se quelle, come cantava Bennato, erano solo canzonette, questi in fondo sono solo articolini senza pretesa.