DI FRANCESCO, CI SIAMO. CONTATTO SQUINZI-DELLA VALLE PER DECIDERE. ANCHE DUNCAN NELL’OPERAZIONE. BERNARDESCHI NON FIRMA IL RINNOVO SENZA LA CLAUSOLA. EUROPA LEAGUE, CONVIENE DAVVERO ARRIVARE SESTI?
Con la sconfitta di sabato scorso, Pioli sembra aver perso in un colpo solo l’Inter e la Fiorentina. A fine stagione sarà divorzio con i nerazzurri, mentre Corvino e soprattutto i Della Valle stanno pensando di puntare dritto su Di Francesco. Portare lui in viola è l’operazione più facile, la scelta più lineare e hanno ragione. Del resto Di Francesco piace da anni, la Fiorentina lo seguiva già dai tempi di Macia quando Montella voleva andare al Milan, un corteggiamento che prima o poi doveva finire felicemente.
E anche le parole dette dall’allenatore del Sassuolo dopo il pareggio con il Napoli sono state abbastanza chiare "qui non si può puntare alla Champions, l’Europa League è stato il massimo". Sanno di addio. E la clausola da tre milioni? L’irrigidimento di Squinzi? Tutto superabile. Il Sassuolo si è mostrato indispettito (e doveva farlo) quando ha scoperto che il suo allenatore si è incontrato di nascosto con Corvino, ma sono cose che capitano nel calcio. In fondo anche i dirigenti emiliani hanno capito, nonostante le parole ufficiali, che il ciclo di Di Francesco a Sassuolo si è esaurito.
Per mettersi d’accordo basterà una telefonata di Diego Della Valle a Squinzi, ex presidente degli industriali. I rapporti fra i due sono sempre stati ottimi e a volte una stretta di mano può risolvere tante cose. Fra l’altro nell’operazione potrebbe finire anche qualche giocatore gradito a Di Francesco. Se Berardi è fuori portata e già in orbita Inter, un discorso si può fare su Defrel (costa molto), ma soprattutto su Duncan, un centrocampista di forza fisica e geometrie, quest’anno frenato da infortuni, ma di grandi prospettive.
In attesa di avere certezze che vadano oltre i silenzi della Fiorentina, le sensazioni e le indiscrezioni che arrivano dagli ambienti del pallone, di sicuro, Di Francesco o non Di Francesco, il discorso allenatore va chiuso il prima possibile. E’ già tempo di iniziare la programmazione e varare le operazioni di mercato già impostate o nel capitolo idee. Kalinic se ne andrà e lo sappiamo. Con lui anche Ilicic, Tatarusanu, Badelj, Gonzalo, De Maio e altri sono destinati a lasciare Firenze. Ma il nodo più grosso è uno solo: Bernardeschi. Vi abbiamo già riferito che le cose certe in questa vicenda sono sostanzialmente tre:
1) La Fiorentina ha offerto un rinnovo quinquennale da 2,5 milioni più bonus, senza clausola rescissoria. Più la fascia da capitano
2) Il giocatore è disposto a firmare, ma solo se nel contratto sarà inserita una clausola rescissoria "umana", attorno ai sessanta milioni.
3) Il prossimo incontro ci sarà soltanto alla fine del campionato.
L’impressione è che non sarà facile ottenere dalla Fiorentina una clausola così bassa, con la possibilità concreta da parte del giocatore di liberarsi quando vorrà. Vedremo se davvero i viola insisteranno nel voler fare a tutti i costi di Bernardeschi la nuova bandiera viola o, sentito anche l’umore della piazza non follemente innamorata del giocatore, Adv deciderà di metterlo sul mercato. Tenerlo per un anno solo per far rispettare il contratto in essere non avrebbe senso, anzi, i rischi che la valutazione possa cambiare sono alte. Nel calcio come in borsa vendi, realizza e pentiti è una massima sempre valida. Le offerte che Berna sta valutando, oltre a quella viola, come già detto, sono firmate Chelsea, Juve e Inter. Se dobbiamo dire chi lo vuole davvero fortemente e con decisione assoluta, possiamo fare il nome di Antonio Conte. Ha convinto Abramovich e dopo l’affare Alonso (ha fatto un campionato straordinario) la strada verso Firenze è vista con simpatia. Cinque milioni al giocatore, una sessantina alla Fiorentina. Tanta roba.
In attesa si gioca ancora un campionato che dire sorprendente è poco. Il pirotecnico cinque a quattro sull’Inter e l’Empoli che ha restituito alla Fiorentina tre punti battendo il Milan, di fatto rilanciano i viola per il sesto posto e quindi l’Europa League. Ricordiamo che il sesto posto dà accesso solo alla fase preliminare con spareggi da giocare in mezza Europa a cominciare già da luglio. Ammesso che la Fiorentina ce la possa fare a centrare l’obiettivo, è giusto chiedersi: ma conviene davvero? Se fosse una stagione qualsiasi potrei anche rispondere sì. L’Europa, in fondo, è sempre un motivo di prestigio. Quest’anno però è diverso. L’allenatore nuovo, gioco diverso, una squadra profondamente rinnovata da un mercato intenso e quindi gruppo da assemblare, secondo me non consentono di partire serenamente già dal primo luglio. Con quali giocatori? E poi iniziare così presto vuol dire esporsi a supplementi di stanchezza che poi paghi in campionato e infortuni (chiedere proprio al Sassuolo) a raffica.
Forse sarebbe meglio costruire una nuova squadra con calma, prepararsi con serenità, non avere impegni infrasettimanali e magari puntare a quel quarto posto che dall’anno prossimo darà diritto alla Champions. Scelte difficili, l’impressione è che la società Fiorentina tenga a quel sesto posto soltanto per non sentirsi dire che la stagione è stata fallimentare, senza guardare oltre (spesso succede) e senza curarsi troppo dei problemi che l’Europa League potrebbe causare. Vivere alla giornata non paga quasi mai, andateglielo a spiegare.