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DIFENDERE COSÌ, CHE DISASTRO. PALLADINO HA CAPITO QUANTO RISCHIA? FIRENZE NON È MONZA, BASTA CON GLI ESPERIMENTI. INTANTO, È PARTITO UN PRIMO AVVISO

di Angelo Giorgetti

Come quasi tutti gli allenatori in difficoltà, Palladino ha elogiato la squadra dopo una sconfitta. A Bergamo ha visto grandi progressi nella fase difensiva: logico, se temi che i giocatori perdano fiducia almeno ricoprili di carezze. Se vedi che i tifosi e il club cominciano a preoccuparsi, mostrati sicuro di quello che fai.

Il primo problema è che Firenze non è Monza, qui sei sempre nell’Aula Magna e non si fanno esperimenti da laboratorio con le provette, né con i difensori adattati, anche se uno di questi è il capitano e in caso di esclusione può nascere un problema diplomatico, o di gestione, comunque un ostacolo da affrontare con gli attributi di chi è costretto a fare scelte difficili, avendone il potere. E poi qui oltre al giudizio di chi guarda le partite, c’è l’occhiata severa della storia e quella ti giudica, ti squadra, in ogni caso non fa sconti. Il tempo poi è poco, nell’Aula Magna di Firenze c’è sempre una lezione successiva e i professori devono essere preparati.

Il secondo problema è che in campionato la Fiorentina ha subìto troppi gol, 6 in 4 partite, che poi diventano 10 da inizio stagione considerati gli spareggi di Conference. Con onestà dovremmo ammettere che ha rischiato di prenderne almeno il doppio, ricordiamoci infatti le chiare occasioni messe insieme da Parma, Puskas Academia, perfino dal Monza, per non parlare poi dell’Atalanta. Terracciano e De Gea sono stati protagonisti almeno in un paio di partite e questo non è un buon segno.

Il terzo problema è che questa è sul podio delle peggiori partenze viola degli ultimi 45 anni, sicché le prossime partite contro Lazio, Empoli e Milan avranno un profilo acuminato, tipo guai a sbagliare perché la solidità di un nuovo sistema di gioco si costruisce con l’autorevolezza delle scelte e la forza dei risultati. Se mancano quelli, le pareti si indeboliscono e poi comincia a cadere l’intonaco: in questo caso, la reputazione del giovane costruttore deve ancora superare il periodo di prova e il fatto di aver aggiunto un centrocampista in più contro l’Atalanta rientra nella normale amministrazione, non nel capitolo delle scelte geniali.

A Bergamo si è capito come vuole giocare Palladino, cioè di rimessa per ripartire velocemente in verticale: se le distanze a centrocampo reggono (fino a quando Bove, Cataldi e Mandragora sono stati molto aggressivi, la squadra è rimasta compatta) è difficile per tutti trovare spazi e in ripartenza la Fiorentina sa far male, perché la qualità non manca. E quando Gudmundsson sarà (finalmente) disponibile, l’abilità sarà ancora più evidente.

Ancora una volta però è emerso il modo disastroso di coprirsi, come se la fase difensiva fosse un imprevedibile insieme di scelte individuali fatte con addosso l'adrenalina ma con pochi neuroni di reparto, con le marcature dettate da un uno contro uno molto sano, che però perde valore se gli inserimenti o gli imprevisti fanno saltare il banco: così si sparpagliano giocatori fuori posizione, senza coperture preventive del reparto confinante perché i ruoli vengono riempiti senza avere la fisicità e i tempi necessari. In genere: tanti cervelli isolati, poca coordinazione d'insieme. E' inoltre evidente la difficoltà a sostenere i contrasti per mancanza di muscoli e centimetri (i gol messi a segno con  facilità da Retegui e De Katelaere sono una delle tante conferme). A proposito, a memoria è difficile ricordare un altro gol di testa di De Kateleare, che magari si è sorpreso lui stesso perché contro Ranieri sembrava possedere la potenza aerea di Lukaku.

Valutazioni sbagliate al momento della costruzione della squadra? In attesa di Moreno, che almeno è alto, e anche di Valentini (che però non gioca da diversi mesi e arriverà a gennaio) bisogna arrangiarsi con quello che passa il convento. Magari mettendolo meglio in campo. Ma facciamo un giochino: sapete quanto sono alti i difensori centrali delle altre squadre, sia che giochino a 3 oppure a 4? Basta scorrere i dati, e almanacco alla mano ogni allenatore ne ha a disposizione uno/due che superano abbondantemente il metro e novanta e riescono a dominare nei contrasti anche grazie al loro fisico. E la Fiorentina? Leggere i dati _ il più alto a Bergamo era Ranieri, 1.87, adattato a fare il centrale _ e aggiungere che nessun difensore era mai stato impiegato con continuità nella difesa a tre.

Ulteriore capitolo, e qui entriamo nel merito delle valutazioni interne: se Pradè sottolinea in conferenza stampa che ‘non è obbligatorio giocare a 3, ci si può difendere anche a 4’, è evidente che all’interno del club sia in corso un confronto serrato. Nella stessa occasione il Ds ha buttato lì due cifre, '70 milioni spesi per i nuovi arrivi e altri 50 per gli obblighi e i diritti di riscatto', chi vuol capire capisca, questo non è mica un giocattolino low cost. Il fatto che la battuta sulla difesa a 4 sia emersa con questa chiarezza, è un segnale molto chiaro a livello di comunicazione (a meno che non si voglia pensare che questa sia l'alba di uno scaricabarile, questo no, infatti scartiamo subito l'ipotesi). Il problema magari è: lasciamo per ora perdere Parisi, ma a 4 dove giocherebbe Biraghi, visto che Gosens è nettamente più forte?

Potrebbe esserci un ulteriore sviluppo, magari in un 4-4-2 in modo da poter utilizzare sulla fascia sia il capitano che Gosens? Sarebbe francamente clamoroso, perché in genere sono gli allenatori che devono adattarsi ai giocatori e non i moduli che poi si aggiustano per ricavare la collocazione di un singolo, seppure apprezzatissimo e rispettato nello spogliatoio. In ogni caso i moduli non si improvvisano e la logica deve guidare le scelte anche in periodi di forte pressione, quale sospettiamo sia adesso quella per Palladino. Il quale continua a insistere nel tentativo di rinvigorire il per ora trasparente Colpani, venuto a Firenze per sua diretta volontà, lasciando fuori Beltran per preferire, poi,  Sottil e Ikoné _ impalpabilissimi _ nel corso d'opera a Bergamo. Insomma, ci sarebbe molto su cui ragionare, ma si torna sempre lì, Firenze non è Monza: il tempo non è infinito. Facciamo tre partite, più la Conference, poi durante la sosta ci sarà tempo per riflettere sul serio.