DOPO ROMA VIETATO ABBATTERSI, MA PJACA DEVE SCUOTERSI. A GENNAIO SERVIREBBE UNA PUNTA. STADIO, REGNA L'INCERTEZZA
Vietato abbattersi. Vietato farsi prendere dai nervi e da quella fiorentinissima voglia di far polemica con la società che non spende, l’allenatore che sbaglia e i giocatori che non segnano. La Fiorentina è in crescita e se non perderà lo straordinario valore aggiunto di amore e orgoglio nato dopo la tragedia di Astori, ha tutte le carte in regola per prendersi l’Europa. La Lazio vista domenica non è più forte, il Toro (nonostante uno Zaza in più, che onestamente avrei provato a portare qui) e la Samp neppure, mentre l’Atalanta è addirittura in zona rossa. Dietro alle big insomma c’è posto per Chiesa e compagni e una sconfitta, seppur evitabile, non può cambiare le carte in tavola. Fede è un portento, Veretout una sicurezza, Milenkovic (a proposito, occhio alla corte di Mou che per gennaio cerca un centrale da portare a Manchester) un gioiello, capitan Pezzella un degno erede di Davide. Le basi ci sono, anche perché i giovani in rosa possono solo crescere.
Certo, i numeri qualcosa dicono e non vanno sottovalutati. Finora Pioli ha conquistato dodici punti in casa e appena uno fuori, segnato dodici gol al Franchi e due in giro per l’Italia. Poco, troppo poco per chi ha ambizioni europee. C’è chi parla di immaturità, di limiti tecnici, di incapacità di competere per le posizioni che contano. Può darsi che sia così, ma a me pare manchi soprattutto autostima. Convinzione nei propri mezzi. Consapevolezza di essere davvero in grado di giocarsi un posto al sole senza aver timori reverenziali nei confronti di nessuno. A Roma come a Napoli la Fiorentina è stata fin troppo timida, si è quasi accontentata di tenere tra i piedi la palla e di far scorrere il tempo per prendersi un pareggio. Nel calcio però basta nulla per rovesciare tutto e allora ecco che con un mezzo flipper in area Immobile beffa tutti e lascia a bocca asciutta chi avrebbe meritato di più. Ecco, da questo punto di vista è l’ora di fare un salto di qualità. Il pressing chiesto da Pioli per recuperare palla più vicino possibile all’area avversaria, in trasferta non si vede quasi mai. E troppo spesso la squadra si affida all’uno contro tutti del fantastico Fede Chiesa. Timidezza appunto. Da superare piano piano, magari con le prossime 4 trasferte (Torino, Frosinone, Bologna, Sassuolo), dove, c’è da crederlo, i risultati saranno ben diversi da quelli fatti finora.
Pioli lavora per un gioco più verticale, più aggressivo con i giocatori di qualità sulle fasce, tre difensori bloccati dietro e un centrocampo meno tecnico ma molto più dinamico rispetto a quello passato. Qualcosa di tutto questo si è già visto, molto altro lo vedremo strada facendo. In fondo siamo appena all’inizio. Mi preoccupa semmai l’indolenza di Pjaca. Il croato è un gran bel giocatore, ha talento e guizzi capaci di far infiammare il popolo viola. A Firenze ci voleva uno così, soprattutto dopo gli ultimi mercati fatti al risparmio. Finora però si è limitato a doppi passi fini a se stessi, senza ritmo e senza idee. Che sia un problema di forma? Forse. Ma anche in questo caso il blocco sembra soprattutto altrove: se come è vero è la testa che comanda i piedi, Marko ha bisogno di sbloccarsi, di tornare ad aver fiducia in se stesso e nelle sue indiscutibili qualità. Dall’infortunio al ginocchio (marzo 2017) è passato quasi un anno e mezzo: anche del Del Piero ci mise parecchio a riprendersi e può darsi che il croato abbia bisogno di altro tempo per risentire quel feeling che lo aveva portato alla Juve a suon di milioni, ma la sensazione è che il problema sia più psicologico che fisico.
Di sicuro Pioli ha fatto bene a scuoterlo, altrettanto di sicuro farà bene a insistere. Perché se parte Pjaca la Fiorentina può davvero diventare la sorpresa del campionato. Personalmente ho meno dubbi su Simeone, l’altro super criticato di queste ore. Semplicemente il Cholito è questo: combattente nato, altruista mai domo, ma non certo un killer dell’area di rigore alla Higuain o Icardi tanto per intendersi. Al momento, per segnare, ha bisogno di 3-4 occasioni da gol e spesso finisce le partite dopo aver toccato due o tre palloni. Avrebbe bisogno di un’intesa migliore con Chiesa e forse anche di una punta in grado di affiancarlo o semplicemente di dargli fiato. A gennaio da questo punto di vista mi aspetto novità: è già uscito il nome di Quagliarella, ma dubito che la Samp se ne possa privare in corso d’opera. L’identikit comunque è quello: senso del gol ed esperienza (a proposito, ma Thereau che fine ha fatto?). A volte basta poco per raggiungere (o fallire) un obiettivo.
Chiusura sulla società. Di ieri la notizia dell’accordo economico con Toscana Aeroporti: si è pensato è un’operazione che portasse dritti alla Cittadella Viola, ma in realtà la vicenda stadio resta molto intricata. I viola vorrebbero vederci chiaro sulla ipotesi della pista parallela a Peretola prima di avviare i lavori per lo stadio, il sindaco Nardella dal canto suo aspetta il progetto definitivo per fine anno. In mezzo c’è la conferenza dei servizi per l’aeroporto (proprio ieri rinviata a novembre) e i possibili nuovi paletti del governo. La novella dello stento non finisce mai.
Ps: Questo è il mio primo editoriale per FirenzeViola.it. Ringrazio chi mi ha dato e mi darà la possibilità di scrivere su questo sito e di togliere la polvere dalla mia penna. Star fuori, come capita nel calcio, non fa mai piacere a nessuno. Per uno scherzo del destino iniziai a collaborare con il Corriere Fiorentino esattamente 10 anni fa: Stefano Borgonovo era appena sbarcato in città in attesa della grande notte al Franchi in suo onore. Io chiamai i suoi amici di sempre (tra cui Carlo Pallavicino) e mi feci raccontare la sua vigilia, con la sciarpa viola legata al letto di Borgogol e la sua infinita emozione in attesa dell'abbraccio con Baggio, la Fiesole e i vecchi compagni. Il giorno dopo nacque la lotta contro la stronza, grazie a Stefano e a una città intera. Per quanto mi riguarda invece iniziò una storia ormai finita (mio malgrado) alla fine del campionato scorso. Oggi, con queste righe, ne comincia un’altra.