ECCO DOVE PUÒ ARRIVARE LA FIORENTINA: OBIETTIVI E IDEE. UN RIMPIANTO, LO STADIO NELLA PIANA GRANDE OCCASIONE MANCATA DALLA POLITICA PER LANCIARE I VIOLA FRA LE GRANDI. ITALIANO STUDIA IL RUOLO DI CASTROVILLI. LE IDEE PER IL GENOA
Dalla Grande Depressione alla Grande Euforia il passo è breve, conosciamo il calcio e conosciamo Firenze. Così le domande ora sono “dove si può arrivare?”, “siamo da Europa League?”, con qualcuno che si spinge già a sognare la Champions. Tutto normale dopo anni vissuti pericolosamente a ridosso della serie B, una sorta di ritorno alla vita calcistica.
Passato il momento, presa una boccata d’aria, però se permettete io consiglierei un atteggiamento diverso e più riflessivo.
La mia ricetta è una sola: godetevi il momento, godetevi questa squadra che giocherà sempre meglio, pensate positivo, con leggerezza, senza fare calcoli.
Fissare degli obiettivi oggi potrebbe essere pericoloso e controproducente. Questa è una squadra che gioca per divertirsi, con il sorriso, con la voglia di piacere e di piacersi e questo atteggiamento oggi deve essere quello di tutti.
Conviene vivere e godere alla giornata con la consapevolezza e la soddisfazione che finalmente si stanno mettendo le basi per un’idea di calcio ambiziosa. Dove porterà questa idea?
Non lo so e non mi pongo nessun problema o limite. Analizzando la situazione sono ottimista, ma oltre non vado.
Ottimista perché l’allenatore è bravo, ama il bel calcio, ha ambizione, personalità e carattere.
Ottimista perché vedo la società muoversi in maniera diversa rispetto al recente passato, dentro un progetto calcistico ben preciso.
Ottimista perché questa squadra può soltanto crescere e per me è solo al sessanta per cento del suo potenziale.
Per fare altri calcoli e altri discorsi è assolutamente presto anche se il campionato è molto livellato e c’è grande equilibrio.
E’ chiaro che le cosiddette sorelle sono lontane, non fosse altro perché la Fiorentina riparte adesso, l’anno scorso ha toccato il punto più basso con i quaranta punti finali, ma togliersi delle soddisfazioni è possibile, come dimostrato contro l’Atalanta.
Quando dico che si stanno finalmente mettendo le basi, oltre al lavoro di Italiano e della squadra, non posso non ricordare e valutare che Rocco Commisso è un uomo dalle grandi possibilità, il presidente più ricco della Serie A, secondo le classifiche di Forbes. E molto ambizioso.
Se, come sembra, ha fatto tesoro di due anni difficili, fra errori e inesperienza dei suoi uomini, e la barra adesso è dritta verso il futuro, credo che nel giro di un paio di anni la Fiorentina possa tornare dove merita e riannodare i fili di quel 2016, anno di non ritorno dei Della Valle.
Firenze ha tutto per risalire in fretta se si fa bene calcio. Ma può anche stupire.
Del presidente ricco, ambizioso, ma anche giustamente attento alla gestione ho detto, in più c’è anche una tifoseria straordinaria, capace di diventare un motore trainante con pochi esempi uguali per entusiasmo, passione e dedizione.
Fra poco più di un anno arriverà pure il Viola Park, la cosa più bella che ha fatto Rocco da quando è arrivato a Firenze.
La società prenderà ancora più forma, con questa struttura sarà al fianco delle grandi società d’Europa e diciamolo chiaramente, Firenze deve stare fra le grandi d’Italia e potrà sedersi al tavolo delle grandi d’Europa se si continueranno a fare le cose fatte bene.
Non si tratta di cieco ottimismo per due partite vinte con Torino e Atalanta, chi mi conosce sa che non ho mai ragionato così. Vedo semplicemente dei motivi e delle situazioni diverse rispetto a pochi mesi orsono che fanno ben sperare. Come sappiamo, nel calcio i risultati sono tutto e aver preso l’allenatore giusto, avergli dato una buona squadra motivata, aver tenuto Vlahovic, sono tutte cose che fanno superare in un attimo tutti gli ostacoli.
E questa dirigenza aveva soltanto bisogno di capire molte cose del calcio italiano, di cambiare alcuni atteggiamenti, di ripartire anche con alcuni uomini nuovi.
Non sto parlando della Fiorentina come del Real Madrid o del Bayern di Monaco, il lavoro da fare è ancora tantissimo, una montagna, e questo è ovvio e scontato, ma l’inversione di tendenza è in atto e spero duri a lungo e si consolidi.
Anche quando arriveranno risultati negativi e ci saranno momenti più difficili. Saranno quelli i test nei quali la società, la squadra e anche la tifoseria dovranno dimostrare di essere cresciuti e di aver acquisito quello che Sacchi chiamava “la cultura della vittoria” e “la cultura della sconfitta”, due brutte bestie da domare.
Nel momento positivo che sto tratteggiando, purtroppo però c’è una cosa che non torna e deve essere il rammarico di tutti. Parlo, naturalmente, dello stadio.
Firenze potrà tornare fra le grandi prima possibile, ma sarà sempre zoppa, mancherà una parte fondamentale di qualsiasi progetto vincente e durevole di oggi: lo stadio di proprietà.
Il rammarico è stato ancora più grande e il pensiero più forte quando per l’ennesima volta ieri mattina ho sentito Rocco dal Viola Park fare un appello alle istituzioni per completare in tempo la tranvia per Bagno a Ripoli. Richiamo giusto, come era giusta la sua idea di ristrutturare il Franchi prima e di fare lo stadio nuovo nella Piana dopo.
Sul Franchi di Rocco non ritorno, ma la vera sconfitta della politica comunale, regionale e della città metropolitana tutta, è stata quella di non aver messo nelle condizioni un imprenditore di investire trecento milioni che lui ha sempre detto di avere immediatamente a disposizione.
È incredibile e inaccettabile che tutte le istituzioni che ho appena citato, presidente di Regione, sindaco di Firenze e sindaci della Piana, non si siano sentiti in dovere di analizzare, almeno analizzare, la possibilità di trovare una soluzione in grado di favorire l’investimento, dare lavoro e creare una struttura per il futuro della collettività come uno stadio di calcio che Firenze aspetta da novanta anni.
Soltanto con uno stadio di proprietà di questo livello la Fiorentina potrebbe (spero ancora) o avrebbe potuto fare l’ultimo step di crescita, alzare il fatturato e diventare una società europea in tutto e per tutto.
Invece la politica miope ha partorito il silenzio. Come vedete nessuno parla più della possibilità dello stadio a Campi o di altre soluzioni. Perché? Semplice. Per il famoso detto “cane non morde cane”, siccome tutti sanno che Nardella ha messo la faccia e non solo, su un progetto per me in gran parte utopistico come quello del Franchi, nessuno dei suoi colleghi, quasi tutti se non tutti compagni di partito, vuole mettersi di traverso. O vuole andare contro Toscana Aeroporti che ha sempre guardato con sospetto uno stadio nella Piana.
Ricordo bene quando Nardella disse che si batterà con tutte le sue forze per tenere lo stadio dentro i confini di Firenze, una battaglia di retroguardia. Poi ha smorzato i toni, ma dietro le quinte sempre per questo sta lavorando.
L’idea del restauro del Franchi con i soldi del Recovery Plan è solo la ricerca della salvezza in calcio d’angolo dopo le figurette fatte con i due precedenti tentativi, soprattutto con la Mercafir.
Non so se si arriverà in fondo e in che modo, so soltanto che si perderà l’effetto Commisso. Se andrà bene per vedere un nuovo Franchi riveduto e corretto ammesso e non concesso che la Fiorentina ci voglia giocare, ci vorranno ancora cinque-sei anni, forse di più. L’ottimismo nardelliano non lo ascolto più, i suoi tempi non tornano quasi mai, a cominciare dalla tramvia. E pensate che Rocco, un signore di 71 anni, aspetterà così tanto per investire ancora sulla Fiorentina, per avere uno stadio degno? Ammesso che si riesca a farlo.
Non lo so, spero di sì per la Fiorentina, ma intanto non si sa neppure chi metterà gli altri 150 milioni e forse più che serviranno per completare i lavori (in linea di massima) in aggiunta ai soldi pubblici in arrivo.
Pensare troppo in grande salvo poi ritrovarsi una realtà piccola, è un altro difetto grosso di questi amministratori. Bene i lavori a Campo di Marte, bene il restauro del Franchi a uso del quartiere e di altri sport, ma lo stadio della Fiorentina, quello degli archistar, andava fatto nella Piana. Una grande opera architettonica per Firenze e tutta la Toscana. Invece si preferisce rattoppare a destra e sinistra. E qualche rattoppo (Mercafir) non riesce mai.
Se avessero aiutato Rocco a trovare una soluzione probabilmente oggi si vedrebbero già gli scheletri del nuovo stadio, di sicuro ci sarebbero già le fondamenta.
Ma non siete stanchi di questa vecchia politica del non fare?
Spero che Rocco abbia ancora a disposizione i trecento milioni, spero soprattutto che amministratori illuminati o manager o personalità, dicano la loro per andare oltre. Abbiano il coraggio di uscire allo scoperto per guardare al futuro. Credo si possa ancora restaurare il Franchi in maniera più normale, per puntare a uno stadio nella Piana che vada bene oggi e fra cento anni. Come è stato appunto per il Franchi.
Intanto però non resta che godersi il Viola Park e segnalare che anche in Italia, quando si vuole, quando pubblico e privato hanno lo stesso ritmo e la stessa voglia di fare, le cose si possono realizzare bene e in fretta senza soldi presi dalle tasche dei cittadini.
Torno al calcio che è meglio. Mi rifaccio al discorso dell’equilibrio e dei piedi per terra, del passo dopo passo. La Fiorentina andrà a Genova per vincere e imporre il suo gioco, lo farà dappertutto, questa è la nuova mentalità che da forza al gruppo, con la consapevolezza che il Genoa è una buona squadra con idee di calcio.
Lavoro, umiltà, voglia di migliorarsi in ogni movimento, in ogni allenamento, rabbia e concentrazione sempre, sono tante delle cose che pretende (giustamente) l’allenatore viola. Sono queste cose che devono far stare sereni, la consapevolezza che la Fiorentina ragiona da squadra e può togliersi altre soddisfazioni. Chi giocherà? Questo è più complicato dirlo soprattutto per alcuni ruoli, Italiano premia sempre chi vede dare tutto durante la settimana. In linea di massima però una squadra-base c’è, le rotazioni la arricchiscono. Tornerà Dragowski? Non vorrei essere io a decidere. In difesa Odriozola, Milenkovic, Igor e Biraghi dovrebbero essere confermati. In attacco mi aspetto Callejon, Vlahovic e Gonzalez. In mezzo con Torreira regista e Bonaventura sempre al top, Duncan potrebbe essere riproposto. A meno che Italiano non voglia più qualità con Castrovilli o non pensi anche al martedì con l’Inter. Sul numero dieci l’allenatore sta lavorando, lo vuole ai livelli di due anni fa. Ha grandi qualità che deve adattare al nuovo gioco, ma lo sta facendo. Potrà essere utile anche sull’esterno nel tridente offensivo, le esercitazioni le fa con profitto. Castrovilli è un tema interessante perché riportarlo ai suoi livelli non solo è una sfida, potrebbe diventare un altro grande valore da aggiungere a questa squadra che di giocatori sopra la media ora comincia ad averne diversi di più. Da Gonzalez a Odriozola e Torreira, l’imbarazzo della scelte ora è solo di Italiano che, come abbiamo visto, però sceglie molto volentieri e spesso sorprende.