.

ECCO PERCHE’ MAZZOLENI HA PENALIZZATO LA FIORENTINA. I RETROSCENA DI UN ARBITRAGGIO SBAGLIATO. COGNIGNI, NON BASTA UNA SPARATA: LA SOCIETA’ DEVE ESSERE PIU’ PRESENTE. RESTA LA GRANDE PRESTAZIONE

di Enzo Bucchioni

Niente nel calcio avviene per caso, come dice il mio amico Claudio Nassi. Chi si sarebbe aspettato una direzione così scadente da parte dell’arbitro Mazzoleni, uno dei migliori negli ultimi mesi? Nessuno. E allora è giusto chiedersi perché e percome.

Il ragionamento parte dall’Inter, sicuramente la squadra più penalizzata dalle decisioni arbitrali nelle prime cinque giornate di campionato. Ricordiamo, tanto per capirci, i due gol annullati dal Var a Genova contro la Samp sabato sera, ma già nella prima giornata contro il Sassuolo all’Inter era mancato un rigore su Asamoah. Più altre cose sparse.

Quello che però ha dato più fastidio alla classe arbitrale, è stato l’errore di Rocchi, varista della gara con il Cagliari, che non ha valutato bene il mani in area di Dimarco del Parma e non ha detto all’arbitro Manganiello di andarsi a rivedere l’azione. No var, no rigore. Rigore che, invece, era netto.

Trattasi in sostanza di un episodio che non deve accadere, che sbagli l’arbitro in campo è normale, ovvio, mentre invece è intollerabile da parte della categoria arbitrale, che a sbagliare sia il Varista. Lo strumento introdotto per aiutare l’arbitro che invece lo penalizza, davvero non ci sta. Per questo l’errore di Rocchi, arbitro esperto e affidabilissimo anche al Var, oltre ad essere inspiegabile, ha creato parecchio imbarazzo nei vertici arbitrali.

Con il nuovo protocollo e l’introduzione dell’intervento del Var solo in caso di "chiaro ed evidente errore dell’arbitro", si sono ridotti i margini di manovra del varista, ma i tocchi di mano in area sono sempre nel mirino degli uomini davanti al monitor con le diverse immagini a loro disposizione, quindi l’errore non può esistere.

Naturalmente l’Inter ha protestato per queste situazioni penalizzanti, ma più che altro l’errore di Rocchi è diventato un discorso interno alla categoria con relativa autocritica e di conseguenza la necessità di una maggiore attenzione verso una società chiaramente penalizzata.

In che modo rimediare?

Mandando all’Inter il migliore, l’uomo che in Russia ha fatto benissimo, il numero uno dei Varisti italiani e forse mondiali, vale a dire Irrati. Con Irrati al Var e un buon arbitro come Mazzoleni in campo, in un gara difficile il designatore ha ritenuto di essere sufficientemente coperto per evitare altri errori contro l’Inter.

E, naturalmente, il migliore è quello che va fino in fondo per accorgersi anche di quello che l’arbitro non è riuscito a vedere.

Nasce da queste premesse il "rigore di polpastrello" concesso all’Inter. Irrati non ha sbagliato, ma ha voluto essere più realista del re. Se andiamo di pari passo tra regolamento e immagini di San Siro, vediamo che Hugo è in area, fa un movimento innaturale, apre molto le braccia, aumenta il volume del corpo e alla fine quella maledetta palla la tocca, in maniera quasi impercettibile, di polpastrello, ma la tocca. Rigore fiscalissimo, ma rigore a strettissimo termine di regolamento. Su questo non si può discutere, al massimo si può essere amareggiati perché è difficile ricordare decisioni simili. "Proprio a noi doveva capitare?", questa dovrebbe essere la considerazione della Fiorentina. Ma io vado oltre e posso dire con la giusta malizia, conoscendo il "modus operandi", che se non ci fosse stato il rigore per fallo di mano non concesso all’Inter contro il Parma, non ci sarebbe stato neppure il primo rigore di polpastrello. Purtroppo è andata così. E Mazzoleni si è fatto intrappolare in questa sorta di "parole d’ordine" circolata nei giorni scorsi nel mondo arbitrale: attenti a non sbagliare più contro l’Inter. Così nel dubbio, rigore fiscale a parte, Mazzoleni non ha espulso Asamoah che ha commesso un secondo fallo da giallo dopo essere stato appena ammonito. E sempre nel dubbio, non ha fischiato neppure il rigore sacrosanto a termini di regolamento di Politano su Chiesa. Purtroppo questo mondo funziona così e la Fiorentina stavolta ha pagato. Però, attenzione, è sbagliato demonizzare il Var come ha fatto Cognigni. Dal Var la Fiorentina ha guadagnato e potrà ancora guadagnare perché è uno strumento che ha portato giustizia soprattutto per le squadre che non rappresentano il potere calcistico. E la porterà ancora nonostante questo infortunio di percorso e il protocollo più restrittivo dell’anno scorso.

Cognigni, una tantum, però ha fatto bene invece a far sentire la voce della società. Il presidente della Fiorentina se frequentasse di più il mondo del calcio e lo conoscesse meglio, avrebbe usato altri termini, ma ormai è andata. Stare zitti a volte è peggio.

Spero però che questa "sparata" non sia frutto di una serata storta o dell’effetto San Siro. Da anni sottolineo la necessità di una presenza costante dei massimi dirigenti viola che purtroppo non c’è sempre. A Napoli e a Genova con la Samp siamo tornati al passato. Non possono bastare Antognoni e Freitas, hanno ruoli importanti, ma gli arbitri e gli avversari sanno benissimo che non sono quelli che contano nella Fiorentina. Non ci sono i Della Valle? Il presidente Cognigni ci deve essere sempre. Ma non c’è mai neppure la terza figura in ordine gerarchico, vale a dire Corvino. Non è possibile non accompagnare la squadra per ragioni pratiche (avete visto martedì sera?), ma anche di peso politico e di immagine. Ripeto per l’ennesima volta: avete mai visto una trasferta del Milan senza Galliani nei 30 anni di Berlusconi? O di Marotta da sette anni a questa parte? Uno di quelli che contano e hanno peso politico spero che da oggi in poi non manchi mai, ma mi sento un illuso. La presenza costante della società, statene certi, la noteranno anche quelli del Palazzo. La noteranno anche gli arbitri che saranno più sensibili e più attenti.

Comunque, se da San Siro non è arrivato neppure quel punto che la Fiorentina avrebbe meritato, c’è stata una crescita ulteriore di tutta la squadra. Il carattere è enorme. La mentalità vincente. Il gioco cresce. E alcune individualità stupiscono. E’ un gruppo che si autoalimenta, non molla mai, ha dentro un’energia positiva perfino contagiosa. Non parlo di Chiesa, non mi stupisco più. E’ il miglior giocatore giovane italiano, con margini di miglioramento enormi. Ho già scritto che vale già almeno cento milioni, gli operatori di mercato stanno ragionando attorno a cifre del genere. E non si fermerà. Parlo invece di Mirallas, ad esempio, per far capire cosa succede con il lavoro di Pioli e l’adrenalina che produce questo gruppo. Il belga l’avevo visto spesso, mi sembrava un giocatore tecnicamente molto bravo, ma indolente. A volte innamorato della giocata, a volte abulico. A San Siro, al debutto dall’inizio, ha fatto una partita tatticamente perfetta, fase difensiva compresa. Trovare umiltà e voglia di giocare così a 31 anni, mettersi in discussione, è qualcosa che gli arriva da questa Fiorentina contagiosa.

E’ chiaro che c’è ancora molto da lavorare. Certi gol presi con ingenuità non vorrei più vederli, arriveranno momenti difficili, è inevitabile. Ma come scrivevo l’altro giorno, questo gruppo deve continuare così, senza inseguire illusioni e senza ascoltare i facili pompatori per indole e convenienza, deve giocare partita dopo partita come fosse l’ultima, deve continuare a giocare per migliorarsi, per crescere, per provare a sfidare i limiti e andare oltre. La gioia di giocare e la rabbia dentro, un mix che funziona, con la gioventù come carburante. E Pioli mi sembra sempre più padrone del gruppo. E’ riuscito anche a togliere Simeone, andava fatto pure in altre gare come a Napoli. Mirallas può essere un falso nueve, ma anche Pjaca che fisicamente sta crescendo. A volte bisogna osare e non è più come l’anno scorso, ora le soluzioni in panchina ci sono e l’allenatore le sta sfruttando.