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ESSERE O NON ESSERE, TUTTO IN DIECI GIORNI. LA FIORENTINA CORRE VELOCE, L’EUROPA E’ POSSIBILE. MA CON L’ATALANTA SERVE LA SPINTA DI FIRENZE

di Leonardo Bardazzi

Essere o non essere. Dieci giorni per capire, per volare o avvilirsi, per sognare la coppa o vivere di rimpianti. La vita viola è adesso, tra l’Inter e il doppio confronto con l’Atalanta ci si gioca tutto. Non c’è tempo per le polemiche, per perdere energie sulle scriteriate accuse del presidente della Spal, su quello che ha in testa la dirigenza per il futuro della Fiorentina o sul possibile ridimensionamento del progetto stadio. Conta il campo, solo quello. Ma in fondo è quello che vogliamo tutti: perché i progetti riempiono le pagine dei giornali, l’adrenalina che regala il calcio però passa da quei cento metri di prato verde, quando la palla ruzzola e i tifosi si mangiano le dita sperando in un gol. Il Var ha fatto un assist: senza di lui, probabilmente, adesso saremmo costretti a fare altri discorsi.

La classifica però dice che la Fiorentina è tornata a pochi passi dall’Europa e che domenica affronterà l’Inter, la squadra più chiacchierata del momento, scossa dall’incredibile caso Icardi e probabilmente indebolita dalla prolungata assenza dell’ormai suo ex capitano. Oggi Maurito farà le visite mediche al ginocchio. L’Inter vuol vederci chiaro, ma nel frattempo il bomber non si allena da una settimana. Al Franchi insomma difficilmente sarà titolare: un altro possibile assist per i ragazzi di Pioli, sempre più convinti di poter rimontare altri punti, sempre più vogliosi di prendersi quella qualificazione europea che inseguono dall’anno scorso.

La Fiorentina infatti sta bene, ha fiducia, le gambe che girano e l’autostima alta: nel 2019 i viola sono ancora imbattuti, hanno passato due turni in coppa (con maxi goleada annessa), raccolto 9 punti in campionato e segnato 21 gol in 7 partite. Numeri notevoli, che raccontano di come la strada sia quella giusta, eccezion fatta per quei gravi, banalissimi errori nei quali troppo spesso si incartano i difensori viola. Lì serve migliorare, è una questione di concentrazione e nervi saldi. Pioli lo sa e non a caso, anche domenica scorsa, ha rimarcato più volte che certi regali non sono ammissibili.

Chiesa comunque è un portento (a proposito, da padre non avrei dubbi: querelerei, perché nessuno può permettersi di dire che un ragazzo come lui “non è una persona seria”, soprattutto senza alcun motivo), Edimilson continua la sua crescita, ma anche Gerson è finalmente un giocatore utile, l’uomo giusto per dare equilibrio tattico e cucire il gioco offensivo. Eppoi si è rivisto il Cholito: il suo gol di Ferrara è da applausi, è l’esempio di come il carattere e la forza di volontà possa farti reagire alle difficoltà, alle critiche, alle panchine. Chapeau. Non sono tra quelli che vorrebbero far riposare i titolari in vista della coppa, anzi, al contrario penso che sarebbe una gran sciocchezza, il modo più facile per buttare via questa rincorsa in classifica. Simeone però può essere l’eccezione che conferma la regola. Lui merita un’altra opportunità. E domenica potrebbe davvero essere la sua occasione.

Mercoledì poi ci sarà l’Atalanta, in quella che sarà la partita più importante dell’anno da giocare al Franchi. In palio c’è un pezzo di finale, c’è l’ipotesi di tornare a vincere un trofeo dopo 18 anni, il primo della gestione Della Valle. L’avversario è forte, ma i motivi per crederci ci sono tutti. Sarà una notte da vivere al massimo dell’intensità, col cuore e la testa. E nella quale l’apporto dei tifosi conterà tantissimo, anche per annullare la clamorosa ingiustizia di giocare 36 ore più tardi rispetto all’Atalanta (che scenderà in campo sabato alle 15, mentre la Fiorentina sfiderà l’Inter domenica sera): la prevendita finora è andata benino ma non benissimo. Siamo a quota 20mila, serve di più. Serve il pienone. Per criticare, per parlare del futuro di Chiesa, delle querele, dello stadio piccolo o grande, ci sarà tempo. Adesso è il Franchi l’ombelico del mondo. Riempiamolo di viola. Questa squadra se lo merita.