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FARE MERCATO LAICAMENTE: LA LEZIONE DEI MONDIALI. E POI IN DIFESA DI LELE ADANI

di Stefano Prizio

I Mondiali invernali hanno superato la prima fase, non senza sorprese, in casa nostra dove si seguono solo in tv, si torna invece a pensare al campionato e prima che questo ricominci con la sua seconda parte, al calciomercato. Ebbene, per svolgere al meglio il momento del vendo, compro, scambio, occorre accostarcisi con animo laico, mente aperta, buoni mezzi economici e l’obiettivo di migliorare la propria squadra avendo ben presente il risultato sportivo che si vuole ottenere a fine stagione. Animo laico, dicevamo, quindi non obbligo di comprare giocatori solo perché sono di una parrocchia o per distribuire favori e prebende scordando il fatto tecnico, rivolgendosi sempre o quasi sempre alle solite botteghe. In tal senso la lezione più chiara arriva proprio dai Mondiali qatarioti, dove si è definitivamente chiusa l’era delle squadre materasso e trionfa la lectio corviniana che insegna come ‘la qualità sia ovunque e ovunque si debba cercare e andare a prendere’: dal Manzanarre al Reno, diceva Alessandro Manzoni, dall’Amazzonia al Salento gli fa eco Pantaleo Corvino.

E’ un fatto che ogni compagine nazionale vanta in rosa elementi interessanti che con un po’ di fiducia e un pizzico di lavoro fisico e tattico, possono venir buoni anche per le squadre italiane, e perché no la Fiorentina. Il trinomio che funziona è soldi-immigrazione e integrazione, ecco che le nazionali del nord America, quindi di paesi con mezzi importanti, forte immigrazione e buona integrazione, sfruttano al meglio le risorse calcistiche interne e quelle che giungono da fuori, coinvolgendo nel calcio statunitensi e canadesi di seconda generazione che hanno iniziato persino a vendere in Europa. Un discorso che vale anche per l’Arabia Saudita, forse la sorpresa più clamorosa del torneo finora con la vittoria sull’Argentina. L’Arabia, paese a forte vocazione immigratoria, già dagli anni ’70, ovviamente grazie ai petrodollari, si è costruita un ricco campionato di calcio nel giardino di casa e oggi, dopo alcuni decenni, può dire la sua meno timidamente in un mondiale. C’è poi da dire che la conoscenza, anche calcistica, circola in uomini e idee, quindi funziona egregiamente ingaggiare tecnici dai paesi più evoluti del pallone, ma serve anche poter seguire il calcio in ogni parte del globo grazie alla comunicazione senza confini. Tutto ciò andrebbe sfruttato bene anche in chiave mercato, ma certo occorrono competenza e un pizzico d’umiltà per andare a prendersi, solo ad esempio, il nazionale canadese Alfonso Davies a Vancouver dalle ‘creste spumose’ (Vancouver Whitecaps), come fece il Bayern Monaco appena qualche anno fa. Competenza, umiltà e niente abbonamenti con certi procuratori che ti costringono a servirti sempre alla stessa bottega.
 
Già i procuratori: ‘quattro gambe buono, due gambe cattivo’, così belavano le pecore ne ‘La fattoria degli animali’ di George Orwell. Poi anche noi a Firenze ci siamo accorti, come quelle pecore, che il comandamento scritto sul muro era mutato sotto i nostri occhi in ‘tutti i procuratori sono eguali ma alcuni procuratori sono più eguali degli altri’, con buona pace delle presunte battaglie moralizzatrici del sistema. Fatto sta che il club viola non potrà continuare a spendere così tanto e così male, il mercato invernale ormai alle porte è l’ennesima occasione per correggere atteggiamento e metodi che finora non hanno premiato. Taluni domandano da tempo un cambio nel management, ma da quell’orecchio Rocco Commisso non pare volerci sentire, perciò anche per questo mercato si rimarrà così.

Tornando ai Mondiali, colpisce la polemica da cortiletto che ha coinvolto Lele Adani, seconda voce Rai nelle partite dal Qatar; Adani secondo i suoi detrattori, avrebbe commentato in maniera inappropriata, con stile da bar sport ed eccessiva enfasi. Una questione di forma e non di sostanza, par di capire: la Rai, dicono i critici di Adani, non può consentire eccessi simili. La Rai? Quell’azienda del servizio pubblico che il sabato sera piova o ci sia il solleone, manda le evoluzioni di quei ballerini che dopo aver ballato si offendono alzo zero e poi se ne parla tutta la settimana seguente? E persino sui grandi quotidiani, certificando plasticamente la deriva della nazione, la nazione così seria, sobria, compassata ed elegante che non può sopportare le fughe sopra le righe di un commentatore tv appassionato e competente, ma può invece sopportare le fughe di un intero consiglio d’amministrazione della società più importante d’Italia dinanzi ad un’inchiesta giudiziaria. Adani è appassionato e competente, specie del calcio che parla spagnolo e portoghese e forse è questo che infastidisce perché implicitamente è un paragone con altre seconde voci con meno talento. Ma mi faccia il piacere avrebbe detto Totò dell’intera faccenda. Forse Lele Adani disturba perché non si prende troppo sul serio, ma gioca e giocando, coi suoi urli e le piccole intemperanze, ci ricorda che è tutto un grande gioco il calcio, sebbene impaccato di soldi e interessi, è un gioco malgrado le questioni geo politiche, la corruzione degli alti dirigenti. E le fasce per i diritti civili impediti. E le fasce, che non ci sono, per i diritti dei lavoratori sfruttati e uccisi per costruire gli stadi nel deserto, dei quali non interessa a nessuno.