FERMIAMOCI A RIFLETTERE: È SEMPRE QUEL FAMOSO GRADINO MAI SALITO IL TEMA DEL CONTENDERE. IL FUTURO DEL TECNICO UN REBUS, MA I RISCHI DEL NUOVO A TUTTI I COSTI SONO DIETRO L’ANGOLO
Due giorni di polemiche, discussioni, arrabbiature, ricerche dei colpevoli. A Firenze da giovedì sera le giornate sono passate così. Per la sconfitta della Fiorentina contro il Siviglia e soprattutto per le parole di Montella dopo i fischi della tifoseria. Le frasi del tecnico (“i tifosi non hanno capito la dimensione della Fiorentina”, “questa squadra ha ricevuto meno di quanto ha dato”) hanno provocato il risentimento della gente, anche se probabilmente ha pesato pure la rabbia, la delusione e lo scoramento del momento. Vedremo oggi in conferenza stampa se e come Montella tornerà sull’argomento. Forse hanno ragione tutti e nessuno: Montella ha voluto sottolineare che da questo gruppo è stato ricavato il massimo e anche qualcosa oltre, la tifoseria si lamenta forse anche perchè ha sempre risposto presente a tutti gli appelli, ha provato a credere anche ad un’impresa impossibile e, al di là dell’episodio delle parole di Montella, si è in fondo stufata di arrivare sempre solo a pochi centimetri dal coronamento di un piccolo sogno.
Per un attimo va probabilmente messa da parte l’indignazione di queste ultime ore provando a riflettere: non è la prima volta che si ascoltano da parte di un allenatore viola frasi come quella di Montella sulle ‘dimensioni’ della Fiorentina. Inutile insomma sorprendersi di parole che non sono del tutto nuove, anche se magari può essere stato sbagliato il momento. Probabilmente, facendo un’analisi a mente fredda, la Fiorentina non è mai riuscita a salire l’ultimo gradino, quello che le avrebbe permesso di essere più competitiva. Il vero tema della discussione è questo. Al tempo stesso sarebbe banale e sbagliato dire che i Della Valle non hanno speso durante la loro gestione: i proprietari dei viola nel corso degli anni hanno in realtà provveduto a fare investimenti, che però non sempre hanno dato i frutti sperati (basti pensare a Gomez e allo sfortunatissimo caso di Rossi, per citarne un paio), oppure in altre circostanze hanno ritenuto che la squadra fosse pronta al decollo mentre in realtà era quello il momento in cui affondare il colpo. Serve insomma ancora di più, serve quell’ultimo scatto in avanti che è sempre mancato, una maggior convergenza di idee e condivisione delle scelte e una crescita complessiva magari anche attraverso una ricerca dei particolari che nel calcio sono fondamentali. Un saggio uomo di calcio come Claudio Nassi ad esempio ama ripetere da decenni che in una società la presenza del proprietario è fondamentale - praticamente ogni giorno - per tenere sempre tutti sulla corda. In particolare nei momenti decisivi il capo è colui che ti richiama all’ordine e ti dà la carica.
Tornando comunque al capitolo allenatore, prima di tutto occorrerà verificare se Montella avrà voglia di continuare con la Fiorentina e questo dipenderà dalle assicurazioni che la società saprà dargli (lui stesso ha specificato che il club sa da tempo quali sono le sue idee sul futuro). Se verrà trovata un’intesa sui programmi sarà necessario poi ricucire lo strappo con la tifoseria. Sarebbe impensabile ricominciare con una divisione netta tra la gente e Montella. Al tempo stesso va detto che perdere l’Aeroplanino significherebbe comunque correre un rischio. Quali sono gli allenatori in questo momento che offrono garanzie di gioco e risultati migliori? Di Francesco, Stramaccioni, Donadoni non sono allenatori che in questo momento possono entusiasmare la piazza (e il sogno Spalletti occorre vedere quanto è realizzabile). L’esperienza di quest’anno dovrebbe essere servita a Montella per capire cosa non ha funzionato. Probabilmente a fine stagione racconterà anche che cosa è successo alla sua squadra da quel maledetto sette aprile con la Juventus, semifinale di ritorno della Coppa Italia. Il crollo della Fiorentina è iniziato quella sera.
Ps: Giovedì sera in sala stampa siamo rimasti colpiti da un particolare: la grande unione tra il Siviglia la stampa spagnola al seguito della squadra a Firenze. Dopo la conferenza di Emery abbiamo notato una serie di abbracci tra il tecnico e i giornalisti, testimonianza di un legame forte e vero. Probabilmente è un rapporto anche eccessivo, considerato che ognuno deve fare il suo mestiere, ma è comunque il segnale che i risultati possono arrivare attraverso la ricerca di una sana complicità, della compatezza con l’ambiente, della vicinanza con la gente. Particolari che a Firenze ancora sono abbastanza sconosciuti.
Lorenzo Marucci