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FINALMENTE E’ FINITA, A CROTONE DEGNA CONCLUSIONE DI UNO STRAZIO. MAI COSI’ MALE DOPO IL FALLIMENTO, FIRENZE E’ STUFA DI STARE NELLA MEDIOCRITA’. GATTUSO O NO, CHIUNQUE VENGA NON DEVE CONSIDERARE IL VIOLA UNA TAPPA DI PASSAGGIO

di Leonardo Bardazzi

Finalmente è finita. Non mi vergogno a dirlo, durante la partita, anche in diretta tv, ho fatto il conto alla rovescia per aspettare il novantesimo. Lo vedevo come una specie di liberazione, come l’unico vero momento di sollievo di una serata che è stata l’ennesimo schiaffo all’orgoglio fiorentino. Il Crotone strameritava di vincere, ha sbagliato gol fatti ed è stato bloccato da Terracciano, l’unico a meritarsi un plauso in una squadra già in ciabatte e col telo da mare sotto braccio. Iachini se l’è giocata coi soliti noti, addirittura rispolverando Borja e Eysseric, due palesemente ai saluti, anziché mettere ragazzi come Montiel. Sui motivi che hanno portato a certe scelte, meglio soprassedere. Di sicuro è stato un degno finale di uno strazio durato 38 domeniche, di sicuro non se ne può più di notti così. 

Firenze è stufa della mediocrità, del calcio balbettato, della palla lunga e pedalare, dei cinque difensori, di non avere qualcosa in cui credere e con cui sognare. Se le nostre trasmissioni, radio o tv che siano, fanno il pieno di ascolti, se i siti e i social pullulano di commenti, anche crudi, sulla Fiorentina, se lo stadio è sempre pieno anche quando la squadra fa schifo, se ogni estate c’è la corsa all’abbonamento, se in trasferta i curvini che ospitano i viola sono spesso pieno e qualche volta addirittura stracolmi, è perché questa città è passione pura. Firenze è la Fiorentina, la Fiorentina è Firenze. É un binomio inscindibile, che neppure fallimenti e retrocessioni hanno saputo sopire. La mediocrità però non fa per noi, i fiorentini non l’hanno mai sopportata e mai la sopporteranno. 

Ed è per questo che questa Fiorentina, così cupa, triste, grigia, al punto di diventare la peggiore degli ultimi 20 anni viola (peggio anche di quella di Zoff!), rischia di perdere, oltre alle partite, il suo patrimonio più grande: la vicinanza della sua gente. Quest’anno tremendo infatti, arriva dopo una stagione già dura, tra pandemia, stadi vuoti e allenatori cambiati (Iachini però l’anno scorso di punti ne fece 49), preceduta da altri campionati sballati con rischi retrocessione, allenatori cacciati chissà perché (vedi Pioli) e giocatori venduti al miglior offerente. Rocco Commisso è arrivato qui con credito infinito, era il salvatore della patria dopo anni difficili con Della Valle, e dopo aver speso tanto (anzi, troppo visti i risultati), ha giustamente ancora la città dalla sua. Ma deve capire che dopo anni e anni di delusioni, la pazienza è agli sgoccioli. Non è un’accusa al presidente viola, ma un dato di fatto. Firenze lotta per salvarsi da tre anni consecutivi, arriva a malapena a 40 punti, insegue Udinese, Bologna, Genoa e forse anche Spezia, dura fatica perfino a prendere un punto al Crotone. No, così non si può andare avanti. Serve un’idea di calcio che renda onore al bello della città. Serve che arrivi qualcuno che non consideri Firenze un ripiego o una tappa di passaggio. Se Gattuso non è convinto, vada pure dove vuole. Se sarà Fonseca a sedersi in panchina, viva Fonseca e il Portogallo. A patto che Fonseca non arrivi per qualche giro strano di super procuratori (leggi Mendes, che gestisce Gattuso e ha ottimi rapporti col procuratore di Fonseca, Abreu)), ma per una convinzione reale di tutti. Sennò saremmo punto e a capo, con Pradé e Barone che vanno a Verona a prendere Juric e con Commisso che telefona a Beppe per confermarlo.