FIORENTINA, CHANCE DA NON SPRECARE: PRENDI UN BOMBER PER CRESCERE. PIATEK RESTA UNA POSSIBILITÀ. SE CHIESA VA, IDEE CALLEJON E DEULOFEU. REGOLA DEI 5 CAMBI VERA INGIUSTIZIA: NON C’È RAGIONE, VA CAMBIATA
Il fuoco della rabbia si spegne lentamente. Il testa-coda viola di San Siro ha alimentato il dibattito cittadino e non solo. I complimenti non implementano la classifica, ma la Fiorentina ha incassato comunque giudizi lusinghieri nel resto d’Italia. La sua prova a Milano è piaciuta, più di quella dell’Inter. I nerazzurri hanno vinto perché alla fine hanno rovesciato la loro straripante qualità attingendo alle risorse della panchina. La Fiorentina ha perso per gli errori commessi, ma nel calcio vince chi sbaglia meno e se sbagli meno vuol dire che sei più forte. Nessuna meraviglia, dunque. Solo una sottolineatura: francamente questa regola dei cinque cambi ci sembra lontana da un’idea identitaria di calcio. Questo sport non ha mai previsto una girandola simile di sostituzioni: anzi, per un lungo periodo del passato non erano nemmeno previste. Tre turnazioni sembrano già il massimo dovuto. Sono in grado di incidere profondamente sulla traiettoria di una gara purché le si sappiano utilizzare efficacemente. Cinque ingressi sono un’enormità, modificano al 50 per cento la formazione dei giocatori di movimento. Questo norma è il trionfo dell’ingiustizia. Nel calcio la democrazia è un concetto labile, ma qui siamo davanti alla dittatura dei ricchi contro i meno abbienti. Chi ha la rosa larga e qualitativamente pesante fa la differenza vera. Chi non ce l’ha è clamorosamente svantaggiato. Come si fa a non capire questa cosa.
Dopo il lockdown aveva una logica: bisognava terminare la stagione, in un frangente atipico, con un caldo equatoriale e atleti a rischio per la poca preparazione dopo il lungo periodo di inattività, quasi tre mesi. I cinque cambi venivano in soccorso della salute dei giocatori e del lavoro dei loro allenatori. Era iniqua anche allora, ma se ne percepiva la motivazione. Oggi no. Adesso è un regalo troppo grande a Juventus e Inter, su tutte. Poi anche per le altre, che non sono tante e comunque meno attrezzate di bianconeri e nerazzurri. Una regola da abolire.
Iachini è stato criticato per aver tolto Chiesa e Ribery: ma il primo ha chiesto la sostituzione perché allarmato da un fastidio muscolare, così ha raccontato il tecnico viola nel post gara. Mentre il secondo era stato toccato duramente alla caviglia operata e sentiva dolore. Da fuoriclasse stringeva i denti, conoscendolo avrebbe potuto finire la partita, però dalla panchina lo hanno visto in lieve difficoltà. Ieri, per inciso, Chiesa e Ribery sono stati a riposo e le loro condizioni vanno valutate con calma: la sfida con la Samp sarà venerdì, al momento i due vanno considerati in dubbio. Vedremo. Si possono discutere, per carità, le letture di Iachini, ma la sequenza delle mosse di Conte - inserimento nella ripresa di Hakimi, Sensi, Nainggolan, Vidal e Sanchez - testimonia la sperequazione di valori a favore dei nerazzurri. Con tutto il rispetto per Borja, Vlahovic, Lirola e Cutrone, entrati a loro volta in campo. Anche la Lazio, per fare un esempio, squadra nel mazzo delle pretendenti allo scudetto, se la sogna una rosa come quella interista.
Se non ci soffermiamo solo sul risultato, la prestazione di San Siro ha lanciato segnali convincenti per la Fiorentina. La formazione è più forte di quella dello scorso anno, ha buoni anticorpi e lo ha dimostrato: la difesa, al netto del poker subìto, è solida e il centrocampo ha spessore. Si vede che in allenamento Iachini lavora in profondità. Che manca allora? La stessa merce di cui parliamo da mesi: un bomber. Sì, un attaccante esperto in confidenza col gol. Un valore aggiunto per far giocare meglio i compagni. Kouame, Cutrone e Vlahovic diventeranno punte di qualità, ma per il presente serve artiglieria pesante. In due partite sono state bruciate almeno una decina di occasioni da gol. Il copione si ripete ormai da anni, questo è il lato inquietante della storia. Proprio perché la Fiorentina ci ha riservato ottime sensazioni, la chance di crescere immediatamente non va sprecata. I dirigenti viola devono crederci perché la modalità per togliersi soddisfazioni nel breve c’è tutta. Si tratta di fare scelte precise per non macerarsi poi nei rimpianti: inutile procrastinare a domani ciò che potrebbe invece arrivare oggi. Piatek è sempre raggiungibile anche se occorre un investimento di circa 40 milioni tra cartellino e ingaggio. Ci sarebbe anche Mandzukic, ma lo stipendio è a cinque stelle anche se non costa nulla di cartellino.
Inizia una settimana decisiva per il mercato anche perché sarà l’ultima: i rumors su Chiesa sono tornati a farsi sentire. La Juventus aspetta di far uscire Douglas Costa per andare all’assalto di Federico, ma la Fiorentina chiede 70 milioni. Da verificare, semmai, il profilo di eventuali contropartite tecniche. Vicenda complessa che ora entra nel vivo. Non è escluso che alla fine Chiesa possa anche rimanere a Firenze, ma se al contrario dovesse andarsene la Fiorentina dovrebbe trovare all’istante un’alternativa a Federico, un esterno offensivo. Callejon potrebbe essere un’idea interessante. Lo spagnolo si è svincolato dal Napoli, ha 33 anni e sta guardandosi attorno per pescare l’offerta migliore. Stipendio alto, questo è poco ma sicuro, ma tanta esperienza. Operazione difficile, ma non impossibile. Gli spifferi di mercato raccontano anche di un interessamento per lo spagnolo Deulofeu, ora in forza al Watford. Pradè si muove su più tavoli e fa bene: se la cessione di Chiesa maturasse al fotofinish del mercato, il club viola dovrebbe avere già pronta l’alternativa, altrimenti sarebbero guai. Il tempo non aiuta, al 5 ottobre manca poco. Poi di mercato se ne riparlerà d’inverno.