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FIORENTINA, CON COMMISSO MAI COSTI COSÌ ELEVATI

di Donato Mongatti

Un'accusa che non si può fare alla attuale proprietà della Fiorentina è quella di non aver investito nel comparto sportivo, ma quello che emerge dai bilanci della Società è che molte scelte sono state sbagliate, determinando risultati della squadra insoddisfacenti malgrado i costi elevati. Il raffronto con la Proprietà precedente, ad oggi, è impietoso: spese minori e risultati migliori (ma nessun trofeo).

Tralasciando il paragone con l'arrivo a Firenze degli imprenditori della moda (si parla di 20 anni fa) e il ciclo con Cesare Prandelli sulla panchina viola, abbiamo analizzato gli esercizi 2014, 2015 e 2016 (vecchia gestione) con quelli 2020/21 e 2021/22 (sotto la presidenza Commisso). Innanzitutto è bene precisare che fino all'arrivo dell'italoamericano i bilanci del Club gigliato si chiudevano con l'anno solare, mentre adesso - dopo un esercizio semestrale di allineamento - seguono la stagione sportiva (perciò, ad esempio, il quarto posto della stagione 2014-15 col raggiungimento delle semifinali di Europa League e Coppa Italia, è frutto di operazioni riscontrabili in parte dell'esercizio 2014 e parte del 2015).

Ciò che evidenzia le differenze è il “Costo della Produzione”, ovvero quanto viene speso all'interno di un anno solare, o una stagione sportiva, per mandare avanti la Società. Nei bilanci 2014, 2015 e 2016 (vecchia Proprietà) il costo della produzione fu rispettivamente di 136,7 milioni di euro, 144,8 e 137,6. Gli esercizi 2020/21 e 2021/22 hanno registrato una spesa di 171 e 161,4 milioni di euro.

La spesa complessiva è determinata da una lunga serie di voci, le più impattanti sono: “Costi per il personale” (stipendi di calciatori, tecnici, dirigenti e dipendenti, oneri, TFR, ecc.); “Ammortamenti e svalutazioni” (determinati in larghissima parte dal costo totale per l'acquisizione dei calciatori diviso per gli anni di contratto degli stessi); “Servizi” (attività sportiva, vitto, alloggio e locomozione squadre, consulenze, biglietteria, ecc.); “Oneri diversi di gestione” (prestiti calciatori, minusvalenze, gestione calciatori).

Vediamo i dettagli.

I Costi per il personale furono: 75,5 milioni nel 2014; 78,8 nel 2015 e 72,9 nel 2016. Con Commisso: 84,9 milioni nel 2020/21 e 80,9 nel 2021/22.

Ammortamenti e svalutazioni: 32,6 nel 2014; 29,6 nel 2015 e 30 milioni nel 2016. Con la nuova Proprietà: 47,2 milioni nel 2020/21 e 48,9 nel 2021/22.

Servizi: 20,1 (2014); 23,7 (2015) e 21,1 milioni (2016) – 17,9 (2020/21) e 21,8 milioni (2021/22).

Oneri diversi di gestione: 4,7 (2014); 8,3 (2015) e 8,2 milioni (2016) – 15,5 (2020/21) e 3,1 milioni (2021/22).

Da quanto esposto sopra, emerge che i salari dei calciatori e i costi dei cartellini degli stessi (ammortamenti), pur essendo più alti di quando c'era la vecchia Proprietà, hanno prodotto risultati sportivi ben diversi. Nelle stagioni 2014/15 e 2015/16 la Fiorentina si piazzò rispettivamente quarta e quinta in classifica (ed allora il 4° posto valeva la qualificazione alla Europa League, non alla Champions); mentre con Commisso il 2020/21 ha valso il tredicesimo posto e il 2021/22 il “brodino” della Conference League col settimo posto.

La stagione 2020/21 col 13° posto, ad oggi, rappresenta quella che ha fatto registrare i costi più alti. Tra questi spunta un “capolavoro” assoluto, ovvero i 15,5 milioni degli “Oneri diversi di gestione”. L'impennata è stata determinata dalle scelte del calciomercato ed è certificata dal bilancio chiuso al 30 giugno 2021: 9,7 milioni di “premi passivi trasferimento calciatori”, tra i quali spiccano fulgidi 2.868.462 € “sell on fee” per Pedro.

La stagione successiva (2021/22) mostra un'inversione di tendenza e soprattutto un utile di 46,8 milioni di euro. Ma non bisogna dimenticare che ogni anno Rocco Commisso fa entrare nelle casse societarie 25 milioni di euro per il “main sponsor” Mediacom (azienda di proprietà del Presidente). Considerando l'appeal della squadra viola e i proventi arrivati in passato dagli sponsor che campeggiavano sulla maglia, Mediacom si traduce in 20 milioni che ogni stagione arrivano Gratis et amore Dei.

Per sostenere dei “Costi della Produzione” così elevati servono ricavi più alti che, sorprendentemente, si generano con risultati sportivi di un altro livello. Oppure, come dimostra il passato, si possono ottenere traguardi migliori con spese più contenute. Ricorrere sistematicamente alle plusvalenze, per aumentare i ricavi, senza una rosa formata da calciatori di livello medio-alto, rischia di mantenere la Fiorentina in un limbo che, a meno di miracoli, difficilmente regalerà le soddisfazioni sportive che meriterebbe la storia viola.