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FIORENTINA ITALIANA: CONTA SOLO IL RISULTATO. NOVE PUNTI IN QUATTRO PARTITE: C’È CHI STA PEGGIO MA SUL GIOCO C’È ANCORA TANTO DA LAVORARE. DAL TIQUI-TACA AL CONTROPIEDE: PER LA SQUADRA NON È FACILE CAMBIARE COSÌ REPENTINAMENTE MENTALITÀ

di Mario Tenerani

Nella patria del risultato a tutti i costi - dove il calcio offensivo è lo sport più praticato sotto l’ombrellone, salvo poi cominciato il campionato chiudere a doppia mandata le difese - nove punti in quattro partite sono un buon bottino. Conviene ripartire da qui. E’ il dato positivo, forse l’unico, ma non è poco. 
Viene da sorridere pensando a quanto sia diabolico il calcio: nella stagione scorsa la Fiorentina non ha vinto alcune partite o addirittura le ha perse, creando una decina di palle gol… Stavolta un’occasione una rete, cioè massimo rendimento su un investimento modesto. Il Carpi, formazione debole ma agguerrita, ne ha fabbricate almeno quattro, però ha perso. Questo è il pallone, non potremo certo cambiarlo noi. 
Sousa sostiene che la Fiorentina deve migliorare trovando convinzione attraverso i risultati. Meglio di così, allora, lo scenario non avrebbe potuto presentarsi. Se poi aggiungiamo un altro dato, i viola con Milan, Genoa e Carpi non hanno beccato gol, il sorriso è ancora più convinto. 
Sottolineato tutto ciò e stabilito che le vittorie non si discutono ma si accettano con felicità, pensiamo che sul lungo raggio si renda necessario un altro ragionamento. La Fiorentina dovrà dotarsi di un gioco, qualunque esso sia, offensivo o contropiedista - non esiste infatti in questo sport un solo sistema per vincere - in grado però di creare più occasioni da gol. Per segnare e impensierire maggiormente gli avversari. Per imporre la propria personalità. Domeniche come quelle col Carpi non capitano sempre. Continuiamo a credere che i risultati positivi siano figli di un timbro di gioco e che dunque non arrivino a caso. Questa Fiorentina è indietro sul piano della manovra e della capacità di imporre la propria idea in campo. Il viaggio di Sousa è lungo e c’è ancora tanto da lavorare. Non si può pretendere che pochi mesi di conoscenza della squadra, possano portare subito ad effetti largamente positivi. Inoltre, sempre in un lasso di tempo limitato, alla Fiorentina è stato chiesto di passare dal tiqui-taqua di Montella, portatore sano di un calcio molto offensivo, alla manovra prudente e votata al contropiede di Paulo Sousa. E’ stato un bel salto, certe rivoluzioni non si digeriscono subito. 
Nel frattempo godiamoci nove punti in quattro partite, un terzo posto che aiuta a guardare con più ottimismo al futuro e speriamo che i viola possano anche giocare un bel calcio. 
Ricordandoci che Bernardeschi, talento puro, si è messo al servizio del gruppo; che Babacar toccherà pochi palloni, ma la mette sempre dentro; che Borja Valero a Modena ha fatto una partita gigantesca e che Pepito sta tornando piano piano. Avanti così, senza perdere di vista mai il concetto estetico della città: conta vincere, ma anche giocare per lo spettacolo.