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FIORENTINA-ITALIANO: LA CLAUSOLA NEL CONTRATTO E L’INCERTEZZA DELL’ATTESA. FIDUCIA IN COMMISSO, MA ORA SERVE LA MOSSA DI ROCCO. PER L’ALLENATORE E PER TENERE ANTOGNONI, IL SIMBOLO DEL CALCIO FIORENTINO

di Leonardo Bardazzi

Stallo matto. La dialettica degli scacchi racconta bene questi giorni viola d’attesa e tensione, per una svolta su una questione fondamentale come l’allenatore che tarda ad arrivare. Dal vantaggio acquisito con l’arrivo di Gattuso, la Fiorentina si ritrova in fondo al gruppo, nel grappolo di squadre europee che ancora non hanno trovato la loro guida (in A, tanto per intenderci, c’è rimasta solo la Samp). Italiano aspetta ancora, ma l’ottimismo è in pericoloso calo. Nell’accordo che l’allenatore che ha con lo Spezia infatti non c’è solo la clausola da un milione. Platek, patron spezzino, ha dalla sua anche la facoltà di avallare o meno l’addio: in pratica, per lasciare andare Italiano, serve anche la firma del presidente. Un bel guaio per Commisso, che infatti ha detto ai suoi di cominciare a guardarsi intorno. 

Rocco di certo non si aspettava tutto questo. Dopo aver scelto Gattuso, ha preso Burdisso, su indicazione di Pradè, rafforzando il club e strizzando l’occhio al mercato sudamericano, da sempre pieno zeppo di talento. Non a caso, la Fiorentina ha messo le mani su Speedy Nico Gonzalez, ala svelta e piuttosto cara, ma allo stesso tempo garanzia di qualità e di ambizione. In più, ha pagato caro anche il ritorno di Sottil, un altro che ha voglia di imporsi dopo i mesi da stagista al Cagliari. Senza allenatore però il mercato adesso è inevitabilmente fermo e con lui i tanti casi interni ancora da chiarire: Vlahovic, lo sappiamo, è incedibile. Ma per convincerlo a puntare ancora sul viola ha bisogno di certezze. E poi ci sono Pezzella, Milenkovic, Ribery, Dragowski e qualche altro: tutta gente che aspetta segnali prima di muoversi. Serve una svolta, una mossa coraggiosa che dia luce al vicolo cieco in cui si è cacciata la Fiorentina. E questa luce, può accenderla solo Commisso. Se è vero che ancora non c’è stato un contatto diretto con Platek, è arrivata l’ora di alzare il telefono. Se nemmeno questa mossa basterà, sarà giusto virare su altro, fidandosi dei consiglieri che intanto (è il caso di Burdisso) hanno già proposto alternative esotiche ma stimolanti come Heinze, vecchio terzino argentino che come allenatore ha già dimostrato fiuto lanciando nel calcio che conta proprio il neo viola Gonzalez. 

Questa insomma dovrà essere la settimana decisiva, in un senso o nell’altro. Farsi prendere dalla frenesia sarebbe sbagliato, ma questa calma piatta si sta facendo pesante come l’afa di questi giorni. Perché, è giusto ricordarlo, questa deve essere l’estate del rilancio. Il caso Gattuso ha complicato tutto, ma ora serve la mossa di Rocco. Dallo stallo allo scacco, un po’ come l’Italia ieri sera, che dopo 90 minuti imbrigliati, ha trovato la chiave per prendersi la qualificazione ai quarti: fidarsi ancora di Commisso è giusto e assolutamente necessario. Aspettarsi risposte concrete, lo è altrettanto. 

Domani intanto sarà il giorno di Antognoni. L’incontro con Barone è in agenda, le posizioni sembrano lontanissime. La società gli ha offerto metà stipendio e un ruolo che Giancarlo considera secondario, nel settore giovanile. Lo strappo è a un passo e anche qui, allora, Rocco Commisso potrà diventare decisivo: Antonio è il simbolo del calcio fiorentino, un’icona della tifoseria e uno dei rarissimi esempi di fedeltà in un mondo sempre più avaro. Vederlo in panchina, vicino alla squadra, come l’amico Oriali o come Riva ha fatto per una vita in Nazionale, non può essere solo utopia. L’Unico 10 serve alla Fiorentina non come oratore in conferenza stampa (perché quello non è mai stato il suo forte), ma semmai come collante tra club e squadra, come consigliere dei giovani e splendido Cicerone viola per i nuovi arrivi. Soprattutto, serve ai tifosi. Come garante di quei valori e di quell’amore per la maglia viola, che la sua storia racconta come nessun altra.


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