FIORENTINA MALE? FIORENTINA BENE? DIPENDE SOLO DALL’OBIETTIVO… DOPO VLAHOVIC SERVE CALMA, ITALIANO HA BISOGNO DI TEMPO. FASE DIFENSIVA DA RIVEDERE. ATALANTA IN COPPA: CERCASI IMPRESA
Tre sberle in faccia, potevano essere quattro se Basic non si fosse pappato un gol già fatto. C’è poco da commentare, la Lazio migliore dei viola in ogni zolla del campo. Non è una scoperta, anzi: francamente la meraviglia è che le due squadre fossero arrivate alla ventiquattresima giornata (i viola con una partita in meno) a pari punti (36): perché se guardiamo i valori forse tra Lazio e Fiorentina ce ne sarebbero tanti di differenza. I biancocelesti sono in clamoroso ritardo, i viola sono oltre le aspettative, ancora adesso che si trovano all’ottavo posto e senza il miglior giocatore del campionato, appena venduto alla Juventus. Andato, tra l’altro, subito in gol all’esordio, provocando lancinanti dolori di stomaco in riva all’Arno…
I valori in campo si sono visti, bene. Quando a metà campo facevano l’elastico Milinkovic Savic e Luis Alberto, era una sinfonia. Quando Immobile, a proposito di centravanti che segnano e fanno giocare le proprie squadre, ha puntato la porta, le ferite viola hanno cominciato a buttare sangue.
Per questo non è il caso di fare drammi, ma solo prendere atto che se vuoi essere ambizioso devi allestire formazioni ambiziose. La qualità non ha prezzo, sarebbe bene sempre tenere conto di questo vecchio adagio.
La Fiorentina ha sbagliato molto, quasi tutto, la Lazio invece è stata pressoché perfetta, come mai lo era stata in stagione. I viola erano attesi al varco perché giocavano per la prima volta senza il loro miglior pezzo e forse quell’orgasmo iniziale, quel desiderio pazzesco di stazionare al limite dell’area laziale, scoprendo torace e fianchi alle ripartenze biancocelesti, era da ricondurre alla voglia di dimostrare qualcosa all’universo mondo, nonostante Vlahovic.
È andata male, pace. La Fiorentina non ha perso perché mancava Vlahovic, ma l’assenza di Vlahovic ha contribuito a farla perdere. Solo gli adepti di Tonino Guerra o gli incantatori di serpenti possono pensare che sottraendo il giocatore più decisivo ad una formazione, non ci siano contraccolpi tecnici e tattici. A prescindere dalle capacità di chi lo ha sostituito. Cabral qualcosa ci ha fatto vedere, ma ha diritto ad ambientarsi. C’è’ qualcuno davvero che immaginava indolore il passaggio dal campionato svizzero a quello italiano? Ma varrebbe il discorso anche se Cabral venisse da Inghilterra o Germania, tornei più evoluti rispetto a quello elvetico. Una fase di studio, adattamento, comprensione gliela dobbiamo concedere. A lui come a tutti coloro che saltano da una nazione all’altra. Un giocatore non è una figurina. Lo ha spiegato bene anche Italiano dopo le gara: i nuovi hanno bisogno di inserirsi e comprendere.
Non potevamo pensare, pronti via, che la Fiorentina senza il suo Torreira offensivo, perché Vlahovic era il regista-bomber - potesse giocare nello stesso modo. A questo che non è un dettaglio bisogna aggiungere la partita negativa di molti elementi di Italiano e una fase difensiva che ha fatto acqua. Su questo tasto il tecnico viola dovrà mettere le mani, ricalibrando la manovra - Vlahovic era anche il punto iniziale della protezione - e scegliendo con lucidità gli interpreti. Siamo perplessi di fronte a Nastasic che avevamo conosciuto sotto altre vesti. Speriamo sia un momento sbagliato e non un acquisto errato. Italiano non deve abiurare il proprio credo, ci mancherebbe, ma la Fiorentina deve ritrovare in fretta quegli equilibri mai visti nella sfida con la Lazio. Troppe imbarcate, troppi contropiede presi con grande facilità. Per colpa anche di un centrocampo in estrema difficoltà. Torreira, stanco della trasferta sudamericana e con le scorie del Covid, è andato in tilt, ma sulle espulsioni (sette fino ad oggi in campionato, otto in totale) i viola devono produrre una riflessione.
Ora l’errore più grande che potremmo fare, sarebbe chiedere a Italiano una svolta immediata. Non sarà così, serviranno calma e tempo anche se quest’ultimo sarà contingentato. Il giudizio sulla Fiorentina è sospeso. Per quanto? Diciamo 3-4 partite, poi vedremo. È stato smontato un giocattolo che funzionava e faceva divertire, non nascondiamocelo. Vediamo come Italiano saprà rimontarlo. Ci fidiamo dell’artigiano. Prendendosi le proprie responsabilità, da dividere però con chi ha contribuito a smontarglielo. Altrimenti sarebbe troppo facile praticare uno sport che conosciamo bene anche se non ancora inserito nelle discipline olimpiche: lo “scaricabarile”.
Se il giudizio è sospeso non possiamo neppure dire che la Fiorentina stia facendo male oppure bene. Certo, nelle ultime 6 gare (Vlahovic ha saltato solo Cagliari prima di sabato) sono arrivati solo 6 punti. Qualcosa vorrà dire. Ma tutti questi ragionamenti sono ancorati saldamente soltanto ad una questione: per quale obiettivo sta correndo la Fiorentina?
Se il traguardo è quello annunciato l’estate scorsa dal presidente Commisso - dal nono posto in su -, non ci sono problemi: i viola sono ottavi e possono arrivare in queste zone anche senza Vlahovic, quindi è stata giusta la cessione. Basta aggiustarsi un po’, chiedere aiuto a Piatek e Cabral, poi il gioco è fatto.
Se al contrario l’obiettivo fosse l’Europa, meta configuratasi grazie ad uno strepitoso girone di andata della Fiorentina, allora la partenza di Vlahovic sarebbe un errore grave. E in questo momento il sogno continentale potrebbe essere abbastanza a rischio. Il resto è poesia.
Considerazioni finali: nel pacchetto degli esterni troviamo Saponara al rientro dopo il Covid, era in panchina, poi Callejon che non brilla, Ikonè che deve inserirsi e Gonzalez che viaggia molto, troppo, a corrente alternata. Il migliore, adesso, è Sottil. Riccardo sta bene, sgassa che è una bellezza, ha una gamba potente. Dopo il gol bellissimo di Cagliari sembra in rampa di lancio. Sottil merita una maglia.
Giovedì i viola si giocheranno l’accesso alla semifinale di Coppa Italia in casa dell’Atalanta. I nerazzurri non stanno vivendo un gran momento e domenica avranno una sfida Champions contro la Juve: la Fiorentina potrebbe approfittarne come è accaduto il 13 gennaio a Napoli.
In un frangente così delicato, un successo in Coppa potrebbe avere poteri taumaturgici…